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ROMA - Prego, un miliardo di euro subito, servono per far fronte alle prime emergenze post terremoto, altrimenti si blocca tutto. Soldi che non ci sono, nonostante le assicurazioni del premier Berlusconi. Che fare allora? Come rimediarli? Si dice che attorno ai tavoli tecnici dell'esecutivo sia un affannarsi di ipotesi e tre, al momento, sarebbero quelle che più vengono prese in considerazione: il ricorso ad un cosiddetto "contributo di solidarietà", in altre parole una "una tantum" del tipo di quelle che abbiamo conosciuto in altre analoghe drammatiche circostanze; un'addizionale speciale Irpef; una riedizione, con qualche correzione, dello "scudo fiscale" che faccia rientrare almeno in parte i capitali fuggiti all'estero. Ora, siccome il governo ed in particolare il ministro Tremonti, non se la sentono di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, tanto più in un momento assai poco felice per le loro economie, c'è la possibilità che sia la terza ipotesi a prevalere: quella dello scudo fiscale. Così che, alla fin fine, dalla tremenda disgrazia che ha colpito le popolazioni d'Abruzzo finiranno per guadagnarci gli speculatori che hanno in questi anni messo al sicuro all'estero le loro ricchezze per non pagarci sopra le tasse relative. Se così fosse potranno mettersi di nuovo in regola con poco più di una regalia. Per i tecnici, comunque, la strada più percorribile resta quella dell'una tantum, visto le altre strade, come quella di andare a frugare nelle pieghe di bilancio, il Fas, il Fondo europeo e i "conti dormienti" nelle banche sono già state utilizzate nelle scorse settimane per far fronte ad un'altra emergenza, quella economica, e per rimpinguare la dotazione messa a disposizione per la cassa integrazione. C'è anche da considerare che la scelta dello scudo fiscale non offrirebbe tutte le garanzie necessarie, il gettito che ci si può ricavare sarebbe insufficiente al necessario e anche incerto, oltre che poco popolare in Europa, ed anche di questo va tenuto conto. Allora, se proprio non si vorrà mettere le mani nelle tasche dei cittadini, l'unica strada percorribile resterebbe quella di una profonda revisione del bilancio dello Stato, il che vuol dire, poi, rimandare a momenti migliori, se mai verranno, i piani faraonici delle opere pubbliche, come il tanto chiacchierato ponte sullo stretto, tanto per fare un esempio, per dirottare sull'Abruzzo tutto quanto si potrà ricavare da questa doverosa operazione di risparmio. Ma dubitiamo che il nostro premier rinuncerà facilmente a realizzazioni così spettacolari, convinto com'è che darebbero lustro al suo esecutivo. Tranquilli, i soldi ci sono: queste le parole, più o meno, pronunciate da Berlusconi che assicurava immediate e abbondanti risorse da mettere a disposizione per la ricostruzione, tanto che aveva parlato perfino di New Town, una ipotesi che, come si ricorderà, aveva già avanzato in passato quando propose di lasciar perdere i vecchi paesi ormai distrutti per ricostruirli completamente nuovi lì a fianco. Ora, invece, i tecnici dei diversi ministeri sono a caccia di soldi per far fronte alle prime emergenze ed occorre fare in fretta perché la gente non può certo continuare a lungo a vivere sotto una tenda o all'interno di una macchina. ROMA - Prego, un miliardo di euto subito, servono per far fronte alle prime emergenze post terremoto. Soldi che non ci sono, nonostante le assicurazioni del premier Berlusconi. Che fare allora? Come rimediarli? Si dice che attorno ai tavoli tecnici dell'esecutivo sia un affannarsi di ipotesi e tre, al momento, sono quelle che più vengono prese in considerazione: il ricorso ad un cosiddetto "contributo di solidarietà", in altre parole una una tantum del tipo di quelle che abbiamo conosciuto in altre analoghe drammatiche circostanze; un'addizionale speciale Irpef; una riedizione, con qualche correzione, dello "scudo fiscale" che faccia rientrare almeno in parte i capitatgi fuggiti all'estero. Ora, siccome il governo ed in particolare il ministro Tremonti, non se la sentono di mettere le mani nelle tasche dei sittadini, tanto più in un momento assai poco felice per le loro economie, è assai probabile che sia la terza ipotesi a prevalere: quella dello scudo fiscale. Così che, alla fin fine, dalla tremenda disgrazia che ha colpito le popolazioni d'Abruzzo finiranno per guadagnarci gli speculatori che hanno in questi anni messo al sicuro all'estero le loro ricchezze per evitare di pagarci sopra le tasse dovute. Se così fosse potranno mettersi in regola con poso più di una regalia. Per i tecnici, comune, la strada più percorribile resta quella dell'una tantum, visto che altre strade, come quella di andare a frugare nelle pieghe di bilancio, il Fas, il Fondo europeo e i "conti dormienti" nelle banche sonio già stati impiegati nelle scorse settimane per far fronte ad un'altra emergenza, quella economica, e per rimpinguare la dotazione messa a disposizione per la cassa integrazione. C'è anche da considerare che la strada dello scudo fiscale non offre tutte le garanzie necessarie, il gettito che ci si può ricavare sarebbe insufficiente e anche incerto, oltre che poco popolare in Europa ed anche di questo va tenuto conto. Allora, se proprio non si vorrà mettere le mani nelle tasche dei cittadini, l'unica strada percorribile resterebbe quella di una profonda revisione del bilancio dello Stato, il che vuol dire, poi, rimandare a momenti migliori, se mai verranno, i piani faraonici delle opere pubbliche, come il tanto chiacchierato ponte sullo stretto, tanto per fare un esempio, per dirottare sull'Abruzzo tutto quanto si può ricavare da questa doverosa operazione al risparmio. Ma dubitiamo che il nostro premier rinuncerà facilmente a realizzazioni tanto spettacolari che ritiene darebbero lustro al suo esecutivo. Condividi