Consiglio regionale approva odg bipartisan per salvaguardia e sviluppo Ast Terni
PERUGIA - L’Assemblea Legislativa dell'Umbria ha approvato all'unanimità dei presenti (PD, Misto-MdP, FI, LN, FdI, RP) un ordine del giorno bipartisan “per la salvaguardia e lo sviluppo dello stabilimento siderurgico dell'Acciai speciali Terni”. Il documento è stato firmato dai capigruppo delle forze politiche di maggioranza e opposizione, con l'eccezione del Movimento Cinque stelle che ha presentato una propria mozione e chiesto poi di votare il documento dei capigruppo per parti separate, votando favorevolmente solo il dispositivo e non la parte di analisi e di contesto. L'atto di indirizzo approvato impegna la Giunta a “confermare la richiesta di incontro al Governo nazionale alla presenza dei vertici di Thyssen Krupp, ai fini di verificare le prospettive del sito siderurgico di Terni della Acciai Speciali Terni Spa, alla luce degli intendimenti della multinazionale circa la cessione dello stesso e a richiedere alle autorità nazionali ogni utile iniziativa legata alla individuazione ed attuazione di politiche industriali finalizzate al consolidamento ed allo sviluppo della siderurgia in Umbria ed in Italia”.
L'atto, illustrato dal capogruppo del Pd, GIANFRANCO CHIACCHIERONI, prende le mosse dalla notizia dello scorso 23 novembre, quando il Ceo della Thyssen Krupp, Heinrich Heisinger, ha reso noto attraverso l’agenzia Reuters, che Acciai Speciali Terni Spa sarebbe “l'unico asset del gruppo attualmente in vendita. La Giunta regionale – si legge nel documento - per il tramite della presidente e del vice presidente ha in pari data stigmatizzato questo atteggiamento di TK ritenendo inaccettabile che si continui ad affidare a note di agenzia comunicazioni che riguardano i futuri assetti proprietari di un sito industriale di grande rilevanza e non solo per Terni e l’Umbria, evidenziando come le istituzioni regionali e locali siano interessate esclusivamente alla messa in sicurezza del futuro del sito industriale, della sua capacità produttiva e dei suoi livelli occupazionali. Le acciaierie di Terni sono il frutto della storia industriale dell’Umbria e dell’Italia e ne rappresentano un tratto identitario in termini storici e un assetto strategico rispetto alla matrice produttiva territoriale ed alla connotazione industriale nazionale”.
Nell'ordine del giorno si ricorda che “il 20 settembre 2017 è stata data notizia della sottoscrizione di un memorandum tra la multinazionale indiana operante anche nel settore dell’acciaio Tata Steel e la Thyssen Krupp, relativo alla fusione delle attività europee dei due gruppi nel settore dell’acciaio, con la precisazione che le attività della business unit Material Service GMBH, tra cui Acciai Speciali Terni Spa, non erano interessate al progetto di joint venture. La presidente Marini e il sindaco di Terni hanno perciò trasmesso una nota in data 21 settembre 2017 al Ministro dello Sviluppo Economico con cui, in esito alla suddetta comunicazione di Thyssen Krupp, è stata richiesta la convocazione di un incontro presso il Mise con i rappresentanti di TK, per avere le opportune e necessarie informazioni circa i termini dell’accordo e le prospettive del sito siderurgico ternano alla luce delle condizioni di contesto che tale operazione determinerebbe per le produzioni dello stabilimento. Ciò in quanto la prevista costituzione del secondo polo europeo dell'acciaio derivante dall'operazione annunciata, richiede un'attenta considerazione e valutazione circa le prospettive di AST e del sito siderurgico di Terni, anche alla luce dei contenuti dell'accordo sottoscritto al Ministero dello Sviluppo e della possibile evoluzione dello scenario competitivo e di mercato derivante dalla fusione tra le attività del settore acciaio delle due multinazionali. Non è più rinviabile un incontro in sede governativa direttamente con i vertici di Thyssen Krupp, al fine di acquisire informazioni ufficiali circa gli intendimenti e le connesse prospettive future di Acciai Speciali Terni Spa e le scelte della multinazionale con riferimento alla controllata italiana, operante in un settore strategico come quello degli acciai speciali per il sistema produttivo regionale e nazionale”.
Andrea LIBERATI E Maria GRAZIA CARBONARI (M5S) avevano presentato una propria mozione illustrata in Aula dal capogruppo Liberati, che chiedeva alla Giunta di Palazzo Donini di “attivarsi con urgenza nei confronti del Governo nazionale per convocare il Ceo Thyssenkrupp, Heinrich Hiesiger, verificando il rispetto dei patti sottoscritti appena tre anni fa, tutelando pienamente l'acciaio italiano, coinvolgendo nuovamente parimenti il Parlamento europeo per la salvaguardia della produzione nazionale, invitando l'Azienda ad adempiere rigorosamente alle prescrizioni vigenti sul fronte ambientale”.
Liberati ha sottolineato l'inefficacia dell'iniziativa degli altri gruppi: “Non possiamo limitarci limitarci alla mozione, al compitino per chiedere al Governo di intervenire: stiamo perdendo la filiera dell'acciaio ed anche molti posti di lavoro. Per sviluppare una cultura dell'acciaio legato alle nuove dinamiche e impieghi del materiale che non sia limitato alla fornitura di forza lavoro di base è necessario che esista una università che ora non c'è. Nel patto di territorio del 2005 si vagheggiava di una centrale a turbogas (poi non realizzata) mentre pochi anni prima era stato venduto il polo idroelettrico che invece era parte del ciclo integrato dell'azienda. Tre anni fa venne sottoscritto al Mise un accordo tra Tk e sindacati che aveva l'obiettivo di 1milione di tonnellate di fuso e una migliore qualità del prodotto. Nessuno dei due è stato centrato, anche a causa dei rottami non adeguati fusi senza controllo e con conseguente inquinamento dell'aria. Non c'è stato nessun controllo sull'attuazione dell'accordo. La bretellina San Carlo – Prisciano non è stata fatta e così tutti i camion entrano in città. Le tre piastre logistiche realizzate sono scollegate alla ferrovia e al mondo. La discarica di scorie ha pochissimo tempo residuo per accogliere altri rifiuti mentre non è stato ancora individuato il soggetto che dovrebbe recuperarle. Quel sito andava sequestrato anni fa, costringendo l'azienda ad investire”.
INTERVENTI
RAFFAELE NEVI (FI): “OGGI APPROVIAMO UNA RISOLUZIONE UNITARIA IMPORTANTE, CHE DEVE FAR CAPIRE AL GOVERNO CHE BISOGNA TUTELARE LE ACCIAIERIE DI TERNI e bisogna farlo in fretta, parlando con i massimi vertici aziendali. Serve un nuovo proprietario il prima possibile, e non un gruppo finanziario ma industriale. Non dobbiamo più farci prendere in giro. Quella che stiamo affrontando oggi è una vicenda annunciata: dovevamo essere più attenti a verificare il patto sottoscritto nel 2014. Per non rifare gli stessi errori dobbiamo capire bene cosa è successo. Oggi tutto torna dopo le dichiarazioni di vendita. A un certo punto della storia, dopo il 2014, Thyssen Krupp ha smesso di investire sul sito di Terni. In passato ho riconosciuto a Tk di aver investito più di quello che aveva promesso. E questo ci consente di avere ancora uno stabilimento efficiente tra i migliori del mondo per l'acciaio inox. In questi 3 anni abbiamo assistito alla politica del rinvio, dello scansare gli impegni presi e scritti nero su bianco. Non ho capito perché non è stata fatta una battaglia per fare in modo che quei patti fossero rispettati. I vertici aziendali, invece, sono stati interessati solo a far apparire che il bilancio fosse in utile perché è quello che gli permette di andare sul mercato e di avere il massimo risultato sulla vendita, a discapito degli investimenti sugli impianti. A noi come comunità locale interessa invece la qualità del prodotto. La politica non ha voluto affrontare i veri temi cruciali dell'azienda. Bisogna investire sugli impianti, ma anche sulle risorse umane. Noi avevamo espressamente detto che tutto questo avrebbe portato alla vendita dell'acciaieria. Voi avete creduto totalmente a quello che diceva l'azienda, che tutto andava bene e non si voleva vendere. Oggi dobbiamo recuperare uno spirito unitario sull'Ast, tema sul quale l'Assemblea legislativa è stata da sempre protagonista. Noi abbiamo bisogno di velocità, non possiamo stare un altro anno e mezzo nel limbo. Dobbiamo chiederlo al Governo nazionale che si deve rendere conto che è la più grande azienda nazionale italiana per l'acciaio inox e la seconda in Europa. Il documento di oggi è importante e chiede di non scherzare più. Stiamo perdendo tempo, noi abbiamo bisogno che Ast abbia in tempi rapidi un nuovo proprietario che ci sottoponga un piano industriale serio. Dobbiamo fare in modo che questo impianto ridiventi uno dei più importanti impianti siderurgici del mondo. Serve un gruppo industriale e non finanziario, evitando di usare l'Ast per risolvere i problemi finanziari che Tk ha nel mondo. Auspico che ci sia una attenta vigilanza sull'attuazione di questa importante deliberazione dell'Assemblea che riguarda non solo Ast ma il futuro della nostra regione”.
Emanuele FIORINI (Lega): “Il futuro dell'Ast desta seria e fondata preoccupazione perché, per il territorio, rappresenta un'industria di primaria importanza. Speriamo che il documento che ci apprestiamo ad approvare serva davvero a cambiare rotta. Come Lega abbiamo presentato diverse interrogazioni in ogni ambito istituzionale, a partire da quello europeo, ma tutto è passato in sordina. SERVE UN GOVERNO NAZIONALE FORTE CHE SI FACCIA RISPETTARE IN EUROPA DICENDO CON FORZA CHE NESSUNO PUÒ VENIRE A TERNI A FARE IL PADRE-PADRONE. Sostanzialmente è sempre mancato un impegno concreto istituzionale a salvaguardia di un intero territorio e per un suo sviluppo economico alternativo. La verità è che all'Europa e al Governo italiano, di Terni, non gliene importa nulla. La notizia della cessione getta nell'incertezza un'intera città. Ma era uno scenario preannunciato. Dopo che, nel 2014, ThyssenKrupp ha firmato l'accordo al Mise nessuno ha vigilato sulla messa a punto di quanto sottoscritto. È chiaro che servono infrastrutture, abbattimento del costo dell'energia, passaggi importanti per un rapporto diverso con le multinazionali. Bisognava creare le migliori condizioni per essere partecipi delle strategie di TK e non fare le vittime. Anche i sindacati, soprattutto la Cgil, hanno le loro responsabilità”.
Claudio RICCI (Rp): “Un documento unitario è importante per raggiungere la maggiore intensità di intervento nei confronti del governo italiano e delle istituzioni europee. La verità è che la politica, in generale, sta gradualmente perdendo incisività. Ci sono aziende multinazionali, nel mondo, con fatturati più ampi di quelli di Stati e Regioni. Riescono ad attivare leve decisionali più ampie di quelle che la politica è in grado di applicare. Il quadro locale è troppo fragile e rappresenta soltanto un dettaglio della loro strategia. SIAMO AL COSPETTO DI UNA TEMPESTA COMPLESSA PER LA QUALE È AUSPICABILE LO STESSO INTERVENTO CHE IL GOVERNO ITALIANO HA MESSO IN ATTO RISPETTO AI CANTIERI NAVALI ITALO FRANCESI. Anche per il futuro dell'Ast servirebbe un vertice tra Primi ministri. Lo Stato italiano deve avere consapevolezza di essere di fronte ad un importantissimo Polo legato all'acciaio e alla chimica, con rilevanza fondamentale a livello nazionale. Su questo, il Parlamento italiano deve determinare una continuità legislativa ed economica, puntando su innovazione ed ambiente. Per un'area industriale stabile serve mettere a punto: un quadro produttivo, innovazione e ricerca, Università. Tre ambiti che devono essere integrati attraverso un circuito virtuoso, indispensabile per lo sviluppo del territorio”.
FABIO PAPARELLI (assessore regionale): “Questo è un tema che va al di là degli schieramenti politici. PER LA PRIMA VOLTA SI ASSISTE AL RITORNO ALLA NECESSITÀ DELLE POLITICHE INDUSTRIALI, CHE LA REGIONE PUÒ ACCOMPAGNARE MA SERVE LA VISIONE DELL'INTERO PAESE PERCHÉ SI POSSA INCIDERE NELLA COMPETIZIONE GLOBALE. É stata riacquisita la consapevolezza che l'acciaio è componente primaria del manifatturiero, che bisogna puntare sulla qualità del manifatturiero integrando i risultati del processo scientifico tecnologico nella cornice della salvaguardia dell'ambiente. Riteniamo inaccettabili i comportamenti che vanno in direzione contraria. L'Italia è diventata una grande potenza economica con questo tipo di sviluppo e un Paese che pensasse di dismettere non avrebbe futuro. Annunci impropri come quelli dati ad agenzie internazionali qualche giorno fa sono da stigmatizzare. Chiederemo risposte e saremo rigorosi, non solo sul versante ambientale ma soprattutto sul futuro, che dipende dal governo e dalle interlocuzioni in atto in un processo di vendita, che non è detto sia per forza negativo. Non si può vendere senza una prospettiva di futuro. Abbiamo chiesto un tavolo per monitorare la situazione e di discutere con la proprietà. Vogliamo risposte serie su scorie, discarica, bonifica, così come dobbiamo essere consapevoli che non siamo più in un Paese che ha l'energia di Stato; il rispetto della legalità attiene ai rapporti tra privati. Questo dibattito deve essere aperto e noi faremo la nostra parte. Abbiamo chiesto di non fare avvisi pubblici senza prima la stipula di un accordo di programma e la riconferma degli impegni presi sul versante ambientale e delle infrastrutture. E l'Università deve avere un ruolo nella riqualificazione industriale e del territorio. Si tratta di un patrimonio della città di Terni. Dobbiamo salvaguardare l'ambiente e il sito strategico. Bene questo atto che dà forza anche a noi nel costruire questa interlocuzione. Auspichiamo si possa uscire da qui con una forte spinta unitaria per una interlocuzione con il management, rispetto al quale non è possibile continuare con questo atteggiamento”.

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