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di Daniele Bovi “Sono molto preoccupato, non vorrei che ci fosse un sottodimensionamento del problema”. L’assessore regionale agli Affari istituzionali Vincenzo Riommi è uno che di terremoti e di tutto quello che segue se ne intende. Nel 1997, quando la bestia fece tremare l’Umbria, Riommi era vicesindaco di Foligno, una delle città più duramente colpite dal sisma. Riommi da poche ore lei è tornato da Paganica, il paese “adottato” dall’Umbria e dove si stanno concentrando gli aiuti che vengono dalla comunità regionale. Che idea si è fatto della situazione? “Innanzitutto, come immagina, la situazione da raccontare è delicata. Le immagini di 12 anni fa tornano subito alla mente. Il primo dato grave da sottolineare è uno: pur a fronte di un terremoto di una intensità simile a quella che colpì noi, il dato da sottolineare è che vi sono stati danneggiamenti nettamente superiori. E poi c’è il numero dei morti. Anch’esso, purtroppo, nettamente superiore al 1997. Un dato che è strettamente collegato ai danneggiamenti”. Strutture nuove, anche costruite dopo la legge antisismica, si sono accartocciate come un castello di carte... “E’ vero. Le strutture nuove di cemento armato non devono venire giù. Anche se questo non è il momento della polemica voglio ricordare come a Colfiorito le strutture ‘nuove’ in cemento armato non sono crollate. Non parliamo dei centri storici, dove le case sono vecchie di un secolo o più, lì sarebbe ‘normale’. Parliamo della prima fascia di periferia intorno all’Aquila dove le strutture più recenti sono venute giù. Qui il livello dell’edilizia non è all’altezza. Il resto sono chiacchiere. O dentro non c’è il ferro, o il cemento non vale niente. Se non si fanno i controlli e non si rispettano le leggi le conseguenze sono queste. In un paese poi dove ogni cinque o dieci anni si parla di un condono...”. Berlusconi ha in questi primissimi giorni parlato della costruzione di new town... “Manco i palazzinari alla Caltagirone penserebbero alle new town. E noi che siamo stati scemi a recuperare, adeguandolo alle normative, il nostro patrimonio e i nostri borghi, che oggi rappresentano anche una forte attrattiva per il turismo? L’altro dato che vorrei sottolineare – prosegue Riommi -, senza fare demagogia, è che il patrimonio edilizio della fascia appenninica non è idoneo a sopportare eventi nemmeno troppo straordinari. Bisognerà togliere al più presto la gente dalle tende. Da noi ci sono state una ventina di giorni. E poi la gente negli alberghi non ci va: da noi su seimila persone quelle che decisero di andarci furono una cinquantina. Una signora in questi giorni mi ha detto: ‘Io me ne devo andare in albergo? Ma se ogni volta che sento una scossa mi piglia un colpo. I miei parenti non li lascio. Se ci prende un colpo per le scosse, almeno ci prende tutti insieme”. Condividi