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di Daniele Bovi Caos circoscrizioni. Dopo lettere prefettizie, risposte del sindaco (durissime), interventi alla Camera e al Senato degli onorevoli democratici umbri, in Comune oggi sull'affare che sta scuotendo il palazzo c'è un clima un po' di rassegnazione. E di smobilitazione. Tutti a casa. Tra 15 giorni il Consiglio leva le tende in attesa che alla sua ridefinizione pensino i perugini il 6 e 7 giugno prossimi. Gli unici spazi dove, come ai tempi del Duce, le luci rimangono sempre accese, sono quelle degli uffici dove si cerca di trovare, in modo celere, una soluzione che scongiuri il mancato rinnovo dei consigli circoscrizionali, così come "minacciato" dalla missiva ministeriale. Il fatto che rappresenta plasticamente il clima di rassegnazione si riferisce al fatto che nessuno, secondo quanto raccontato ad Umbrialeft da autorevoli fonti, sta preparando le liste circoscrizionali. No liste, no party. E poi si mugugna: "Bastava così poco per non far scoppiare questo casino". Per la precisione bastava aggiungere una righetta alla parte dello statuto comunale dove si parlava di circoscrizioni. Nello statuto infatti c'è scritto che le circoscrizioni debbono essere cinque. Non una di più, non una di meno. "Bastava - raccontano ad Umbrialeft - convocare il Consiglio e modificare quella riga aggiungendo che si potevano fare 'fino a cinque circoscrizioni'. Ma ora non c'è più tempo". La domanda, come diceva qualcuno, sorge spontanea. Ma di chi è la responsabilità di tutto questo casino? Condividi