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E' nata. Fiocco rosa, o forse sarebbe meglio dire rosso, per la (ri)nascente coalizione umbra di centrosinistra. Non si sa se con trattino o senza. Questa mattina dunque, dopo mesi di tira e molla, di trattative, di comunicati e controcomunicati, di veti e di controveti, il Pd, Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi, Idv, Partito socialista e Sinistra democratica hanno posto la loro firma sotto l'accordo programmatico per, sperano loro, governare gli enti locali umbri per i prossimi anni. Ma cosa contiene, quali sono i punti qualificanti dell'accordo che i partiti della coalizione hanno sottoscritto domani mattina? Umbrialeft ve li presenta in esclusiva IL DOCUMENTO Una cosa positiva è, intanto, che non ci metti una settimana a leggerlo. Una mezz’oretta basta e avanza. Stiamo parlando delle nove paginette, di cui Umbrialeft è venuta in possesso, che contengono il programma del centrosinistra in vista del prossimo round elettorale. Tanto per dire, ben 271 pagine in meno rispetto a quella enciclopedia del nulla che era il programma stilato da Prodi e soci per l’anno di (dis)grazia 2006. Si parte con un birignao di una trentina di righe in cui si rivendica quel che di buono è stato fatto dalla coalizione di “Centro sinistra” (sic). E allora via con la “realizzazione di un sistema di protezione sociale diffuso, il sostegno al lavoro e alle imprese, l’attenzione alla formazione e alla ricerca, una cultura diffusa del vivere civile e una forte coesione sociale”. Poi si parte con la “ciccia”, con la sostanza dell’accordo. Il primo punto, su un totale di otto, è intitolato “Rispondere alla crisi”. Dopo la presa d’atto che quella in corso è una crisi drammatica, che “il peggio deve ancora arrivare” e che il governo italiano sta facendo poco o nulla, si sostiene la necessità di una “manovra straordinaria ed aggiuntiva di finanza pubblica con l’obbiettivo di sostenere la domanda interna con interventi mirati per i lavoratori, per le famiglie e per le imprese con forti investimenti finalizzati ad incrementare la competitività del sistema”. Quattro i punti salienti della manovra. Un sistema universale di protezione sociale di tutti i lavoratori, indipendentemente dal tipo di contratto; una riduzione della pressione fiscale per i redditi più bassi con annesso aumento per quelli più alti e tutta una serie di interventi a favore di imprese e professionisti, senza dimenticare la lotta all’evasione; forti investimenti in ricerca e formazione; “allentamento dei parametri di Maastricht che consenta politiche in favore di ricerca, innovazione e infrastrutture. Il secondo capitolo riguarda “Un nuovo patto tra istituzioni e cittadini”. Qui tra le priorità necessarie (sottolineate e in neretto) vengono indicate un “allargamento e valorizzazione dei luoghi di democrazia e partecipazione” e la necessità di “Un’etica pubblica che garantisca rigore e trasparenza nell’uso della risorsa pubblica assieme a stili di vita e comportamenti ispirati a sobrietà”. Per raggiungere questi obbiettivi diventano prioritari una riforma degli statuti che allarghi democrazia e trasparenza, una semplificazione dei procedimenti amministrativi, definizione di nuovi regolamenti per gli appalti e per l’accesso al pubblico impiego e avvio di un confronto con l’opinione pubblica sui costi della politica. Il terzo capitolo si chiama “Le sfide”. Sotto la voce “Il welfare locale” si prende atto che la grande sfida sta “nel ricollocare la persona, il cittadino utente al centro del sistema si protezione e promozione sociale”, riorganizzando in tal senso l’offerta dei servizi. E allora il welfare locale si deve mobilitare, secondo il documento, a favore delle persone più colpite dalla crisi, garantendo politiche differenziate di tariffe, fondi di solidarietà a sostegno dei lavoratori e, allo scopo di difendere il potere di acquisto, va favorita la costituzione di “Gruppi di acquisto solidali (GAS)”. Altro sottocapitolo che riguarda le sfide ha come protagonista “una nuova qualità dello sviluppo”. Obbiettivo numero uno è quello di impedire che la crisi disperda il grande patrimonio professionale, fatto di imprese e non solo, che l’Umbria può vantare. E allora via con una strumentazione capace di contrastare l’emergenza e fatta di: monitoraggio della crisi, accelerazione dei pagamenti da parte della P.A., politiche formative per lavoratori e imprese, ammortizzatori sociali, accelerazione dei finanziamenti UE e promozione delle eccellenze locali. Il quarto punto dell’accordo ha come protagonisti “I giovani e la speranza di futuro”. Qui, dopo aver preso atto che per i giovani, nonostante l’impegno nello studio e nel lavoro, sia sempre più difficile emergere, si sostiene la necessità di “rideclinare le politiche pubbliche: la sfida sta nel proporre un nuovo patto tra generazioni che sappia destinare una parte degli investimenti a sostegno dei giovani (dal prestito d’onore all’accesso alla casa per le giovani coppie)”. “L’Umbria come risorsa” è il titolo del terzultimo e corposo punto. Il primo sottocapitolo, dedicato all’urbanistica e al territorio, contiene una vera e propria bomba. Dopo aver sostenuto la necessità di ridurre al massimo l’uso e il consumo del territorio si dice che l’Umbria “nel corso degli anni ha visto crescere un’edilizia di tipo tradizionale, energivora ed invasiva e che, ancora oggi, oltre a rappresentare la maggior fonte di finanziamento per i Comuni, costituisce uno dei tratti caratteristici di un modello di sviluppo regionale ormai non più perseguibile. A tal fine si dovrà costruire meno e meglio”. Più chiaro di così si muore. Stop alle colate di cemento e via libera ad una riqualificazione e rivitalizzazione delle aree periferiche così come dei centri storici, al fine di evitarne lo spopolamento. L’altro sottocapitolo è dedicato ad un’altra materia delicatissima, quella dei rifiuti. Qui le parole d’ordine sono due: incentivazione della raccolta differenziata al 65 per cento con politiche mirate e, “solo per la parte non riciclabile, la cui quantità deve essere progressivamente ridotta fino all’azzeramento, è ipotizzabile, in una fase transitoria e ai fini del recupero energetico, un suo trattamento attraverso termovalorizzatori”. Gli impianti inoltre, dovranno avere il consenso della popolazione. Terzo sottocapitolo è quello dedicato all’energia pulita: qui prioritario diventa l’impegno per raggiungere i parametri fissati da Kyoto e dalla UE. Per centrare l’obbiettivo la bozza di accordo prevede investimenti in nuove tecnologie, un incentivo verso il risparmio e l’efficienza energetica, un piano della mobilità che scoraggi l’uso dell’auto privata e la promozione della certificazione energetica degli edifici. Alla “sicurezza e alla qualità del vivere le città” è poi dedicato il penultimo capitolo. Qui si sostiene la necessità di una politica globale ed integrata per un impegno comune contro la criminalità: allo scopo sono previste tutta una serie di programmi che vanno da una stretta collaborazione con le forze dell’ordine fino ad una riqualificazione delle aree urbane che combatta il degrado e alla organizzazione di servizi sempre più vicini ai cittadini. Condividi