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Dal nostro inviato a L'Aquila Nicola Bossi Il giorno dopo della catastrofe l’Abruzzo, l’Aquila in particolare, è costretta a ricominciare a vivere. Nonostante che il debito di sangue versato alle forze della terra sia di 207 morti. Bar e locali riaprono. Anche i distributori di benzina tornano di nuovo attivi. La grande preoccupazione ora dei cittadini dell’Aquila è cercare di salvare il salvabile: ovvero riuscire ad entrare nelle case per portar via vestiti, oggetti, ricordi e anche fotografie. E’ questa l’ossessione del giorno dopo. E’ forte la paura, dopo aver perso casa, di perdere anche il passato. Ma il Comune è irremovibile: in una delibera ha ribadito che nessuno deve entrare nelle case fino a quando, nei prossimi giorni, saranno valutate se agibili o meno. Secondo i primi dati informali il 60 per cento delle case di L’Aquila è completamente inagibile. Ad Onna esiste soltanto una casa rimasta in piedi. La paura resta quella del terremoto, ma anche lo spettro degli sciacalli pronti a colpire non è da meno per i 70mila sfollati. E questo stato d’animo sta creando notevoli problemi alla protezione civile. Nelle frazioni di L’Aquila sono in molti quelli che non vogliono lasciare così incustodita quello che rimane della loro abitazione. Vogliono sì la tenda dai soccorritori a patto che però sia realizzata sul loro spazio da dove potranno controllare le proprie cose. Per questo si sta raggiungendo un compromesso: accorpare le frazioni più vicine per fare un unico campo sfollati. Ventiquattro ore dopo arriva anche il tempo per fare un primo bilancio. L’Aquila e chi la ha amministrata in passato ha certamente promosso dei progetti discutibili: basti pensare all’ospedale San Salvatore che è stato evacuato. Il sisma, infatti, lo ha reso inagibile al 90 per cento. Persino strutture anni Novanta sono implose su se stesse. Due anni fa si erano spese cifre enormi per rimettere in sicurezza il duomo dell’Aquila. Due anni dopo quella struttura magnifica, che aveva retto ai terremoti dei secoli scorsi, è completamente spaccata in due, come se un coltello l’avesse tagliata al centro. Ma non avevano fatto dei lavori per renderlo immortale? Insomma come ogni terremoto anche quello dell’Abruzzo si porta dietro la sua buona scia di polemiche. E c’è n’è anche una di tipo metafisico che riguarda il responsabile della Protezione civile nazionale Bertolaso e l’esperto di terremoti Giampaolo Giuliani, che da due settimane andava dicendo, studiando un particolare gas sprigionato dalla terra, che “si sarebbe verificato un terremoto di dimensioni bibliche. E così è stato, ma lui, il tecnico, è stato denunciato per aver creato una sorta di disordine pubblico con le sue “illazioni”. Per Bertolaso, Giuliani è poco più di uno stregone: “perché i terremoti non possono essere previsti. Condividi