PERUGIA - La vicenda degli “Arconi” di Perugia, oramai da diversi mesi, è oggetto di dibattito pubblico e scontro politico-istituzionale. La questione ha coinvolto le più illustri personalità cittadine del mondo della cultura che hanno presentato lettere ed appelli. Un crescente dissenso si è manifestato nei confronti dell’amministrazione cittadina e della Soprintendenza. Quest’ultima è stata accusata, in particolare da “Italia nostra”, per la superficialità con cui ha rilasciato l’autorizzazione al progetto.

L’associazione in questione ha anche insinuato che tale decisione è figlia del processo di politicizzazione che pervade ogni istituzione, ingaggiando un’aspra diatriba con il vicesindaco Barelli, Presidente di Italia Nostra prima di ritrovarsi in giunta, in forza del 1,26% ottenuto dalla sua lista alle elezioni.

Particolarmente curioso è l’atteggiamento del vicesindaco, noto in città per la produzione di esposti contro importanti opere pubbliche nel recente passato, che in questa vicenda si è mostrato particolarmente indulgente nei confronti dei blocchi in cemento che deturperanno le storiche arcate di Piazza della Rupe.

Dal canto suo la Soprintendenza, per bocca della direttrice, la Dottoressa Mercalli, ha dichiarato di non essere stata avvertita dell’inizio dei lavori da parte del Comune, seppure la circostanza fosse del tutto legittima, visto che il progetto era già stato autorizzato dal precedente Soprintendente. La mancata comunicazione di inizio lavori contravviene, in verità, alle prescrizioni che accompagnavano l’autorizzazione, con le quali si richiedeva un aggiornamento sui futuri passaggi per poter valutare l’impatto ambientale sulle strutture storiche.

Questa breve sintesi è sufficiente per cogliere l’opacità di una vicenda, i cui contorni, a distanza di mesi, non accennano a schiarirsi. La confusione è presto spiegata. L’attuale Giunta non ha mai avuto uno straccio di idea per la nostra città e, mi dispiace per quella ristretta cerchia di perugini che ancora ripongono speranze in questa amministrazione, non sarà in grado di elaborarla nemmeno in futuro. Il progetto originario, confezionato da un giovane e promettente designer, era probabilmente troppo riconducibile alla precedente amministrazione, troppo perfino per il Sindaco Romizi, che nel frattempo è divenuto professionista nell’inaugurazione di progetti altrui, con tanto di iscrizione all’albo.

Pertanto tra un taglio di nastro ed un funerale, il primo cittadino ha acconsentito che il progetto iniziale venisse stravolto dalla mano gentile del geometra del comune, chiamato ad improbabile sforzo ma che tuttavia non può essere oggetto di ironia, in quanto ha solo svolto il proprio lavoro. Il resto è storia dei giorni nostri, con il puntuale scaricabarile, disciplina in cui questa giunta primeggia a livello internazionale, tra chi non sapeva, chi non voleva, chi forse non avrebbe autorizzato, chi non è possibile oramai modificare, e potremmo continuare.

Posto che la nostra cultura politica non si caratterizza per esposti in Procura, distinguendo tra sistema giudiziario e dialettica politica, e non ci consente di reclamare uno stop dei lavori, in particolare in questo momento storico dove poche imprese lavorano e tante persone sono costrette alla disoccupazione, crediamo che sia utile fare tesoro di alcuni aspetti di questa vicenda.

Innanzitutto questi passaggi manifestano la totale insofferenza di questa Giunta per il confronto e per i processi di partecipazione popolare, che tradisce la sua impostazione elitaria da buona aristocrazia, come narrato in Perugia 1416.

Il progetto iniziale era stato discusso e concertato tra istituzioni, associazioni e cittadinanza, con una grande presentazione alla città, data la sua portata. La giunta Romizi lo modifica la sera di Capodanno, senza informare né Consiglio Comunale, né le realtà associative che avevano contribuito con le loro proposte alla realizzazione del progetto originale, né la Soprintendenza, come ricordato sopra, che avrebbe dovuto vigilare sull’intervento.

I meccanismi di partecipazione dal basso, vorremmo ricordarlo al Sindaco Romizi, non si esauriscono nell’ospitata alla cena della Pro Loco o nel farsi immortalare sorridente con in braccio un bambino di Ponte Pattoli. Perugia fu una delle prime città, nel 1976, a prevedere l’elezione diretta dei membri di circoscrizione, strumento che istituzionalizzò la partecipazione e il confronto con i territori e contribuì a ridurre il divario tra centro storico e la grande Perugia, i quartieri decentrati, che oggi torna drammaticamente ad ampliarsi.

I processi dal basso non rappresentano solamente un valore aggiunto per la comunità, ma sono anche strumento fondamentale di partecipazione alla vita democratica della città, di inclusione sociale e politica, proprio mentre strati sempre più larghi della popolazione subiscono una pericolosa marginalizzazione socioeconomica e di conseguenza vedono la loro soggettività politica sfumare.

L’altro aspetto su cui porre la nostra attenzione è quello economico. Le poche parole scucite alla giunta, raccontavano di un progetto modificato per abbatterne i costi, come se stessimo parlando di una piccola iniziativa e non di un’opera di grande impatto artistico e ambientale. Ma allora, questa politica di razionalizzazione, espressa in più campi, dai servizi pubblici, al sociale, alla viabilità e alla cultura, serve a finanziare cosa?

Solitamente si rinuncia ad un’idea o si modifica un progetto per destinare quelle risorse ad altro, magari ad interventi che abbiano un maggiore impatto sociale, oppure perché nel processo di interpretazione dei bisogni di quella comunità, di cui un’amministrazione responsabile dovrebbe farsi carico, sono emersi con urgenza nuovi elementi. Pertanto ci chiediamo, anche se abbiamo il timore di conoscerne già la risposta, se ci sia un disegno, una visione, un’idea alternativa. Oppure se queste risorse servano a finanziare Perugia 1416 del prossimo anno.

Questa triste storia, infine, ci restituisce l’immagine di un’Amministrazione piccola che sta umiliando la nostra città di Perugia. Una Perugia che in questi anni, mi duole dirlo, è più brutta, più iniqua, con meno opportunità e, ahinoi, ha smarrito una sua dimensione. Non ha più centralità politica nella Regione di cui è capoluogo ed ha perduto la propria proiezione internazionale. Perugia non è più una moderna città europea, ma è regredita a paesotto, imbevuta nell’imbarazzante provincialismo di un’Amministrazione incapace ed inadeguata. L’unica nota positiva è che i nostri concittadini se ne sono accorti e, per amore di Perugia, non li lasceranno governare ancora per molto.

Articolo 1 Movimento Democratico e Progressista esprime sostegno a quanti si stanno battendo per evitare che quest’opera danneggi il patrimonio artistico e architettonico di Perugia, e mette a disposizione i propri rappresentanti istituzionali, ad ogni livello, affinché venga fatta luce su questa vicenda.

Andrea Mazzoni – Coordinatore Articolo1 MDP Perugia

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