SEATTLE (Usa) - "Le mie memorie di Meredith sono sepolte sotto le orribili foto dell'autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo), le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi che sovrapponevano i nostri nomi e le nostre facce, ingiustamente, confondendo la sua morte con la mia identità": così Amanda Knox ricorda su Westside Seattle la vicenda giudiziaria seguita alla morte di Meredith Kercher.

"Non sopporto che i miei ricordi" di Meredith - ha scritto ancora la giovane americana - "siano sepolti sotto anni di sofferenza che io e Raffaele abbiamo sopportato dopo il suo omicidio". "Mi deprime sapere - ha aggiunto - che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme".

Knox: c'è chi pensa "non debba avere diritto di piangere Mez"

"Ci sono persone che pensano che io non debba avere il diritto di piangere Meredith, persone che credono, ma non è vero, che io abbia avuto a che fare con il suo omicidio" e che pensano "che la mia personale battaglia con la giustizia abbia fatto dimenticare Meredith”, aggiunge Amanda Knox. “In entrambi i casi", queste persone ”pensano che io e Meredith siamo indissolubilmente legate", e che "non sia giusto che io non abbia perso nulla, mentre lei ha perso tutto. Si sbagliano".

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