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Dal nostro inviato a L'Aquila, Nicola Bossi Siamo alle porte della città dell'Aquila. Sulla strada principale che porta al blindatissimo centro storico stanno confluendo delle enormi ruspe arancioni che avranno il compito di togliere i detriti più grandi nella speranza di poter togliere da sotto le macerie ancora molti cittadini di cui non si ha notizie. Anche i camion della Protezione civile si stanno facendo largo nel traffico. Sono camion che portano oggetti di prima emergenza. All'interno di quei container su ruote ci sono anche centinaia di sacchi neri. Quelli che di solito si utilizzano per portare via i corpi delle vittime. Perfino la caserma della Guardia di finanza dell'Aquila, tra le più moderne strutture delle forze dell'ordine, è stata resa inagibile almeno in parte dal sisma. Ma quello che in periferia rappresenta meglio il dramma di questa notte è un palazzone giallo su tre piani, forse costruito nei primi anni '70, che è completamente aperto: dalla strada si vedono i mobili, il letto e i vestiti di una camera. Dall'altra parte dell'edificio un'altra camera completamente aperta sulla strada. Questa probabilmente era abitata rispetto alla prima. Ci sono un letto sfatto con sopra frammenti pesanti di foratini e intonaco; c'è un computer portatile, completamente deformato dal peso dei mattoni. E in questa struttura che si regge per miracolo ci sono famiglie che stanno entrando per poter portar via un po' di abiti, un po' di ricordi e, da quanto ci dicono, anche oggetti preziosi che nella notte non sono riusciti a portare con sé. In periferia sono tanti giovani, anche di fuori Regione - gli universitari - che stanno cercando disperatamente un autobus per andare via dalla città. Ma oggi dei servizi pubblici non c'è traccia. Stanno confluendo in Abruzzo anche le unità operative dei servizi sociali e della Protezione civile della provincia di Perugia, in particolare i mezzi di Nocera Umbra che nel 1997 fu rasa al suolo da una fortissima scossa sismica notturna. Condividi