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PERUGIA - Più chiarezza sui numeri, maggior coinvolgimento delle squadre cinghialiste negli accordi da sottoscrivere con agricoltori ed enti locali, esclusività di azione per le squadre assegnatarie nei territori oggetto dei prelievi e coinvolgimento comunque di tutti i cacciatori nella gestione, partendo comunque dall’esperienza e dall’operatività delle squadre, in funzione dei tipi di intervento più idonei da attuare in ogni circostanza. E’ quanto auspica la settoriale cinghialisti di Federcaccia Umbra, alla luce della delibera della Giunta Regionale n. 360 del 23 marzo 2009, recentemente portata a conoscenza della pubblica opinione, nella quale si chiede di abbattere non meno di 6400 cinghiali entro il mese di maggio. Una delibera che ha suscitato parere fortemente critico da parte della settoriale. Innanzitutto la difficoltà degli indennizzi; la scorsa stagione è stato posto in atto l’aumento della tassa regionale, parte della quale doveva essere impiegata per i risarcimenti danni. Oggi si legge che i soldi non ci sono. Da qualche anno si parla di emergenza cinghiale ed emergenza danni, ma l’emergenza dovrebbe essere un fatto momentaneo e passeggero dovuto a cause imprevedibili. Se davvero in alcuni distretti la presenza di cinghiali fosse stata eccessiva, forse si sarebbe potuto intervenire nel mese di gennaio. I danni vanno prevenuti, mettendo in primo luogo a disposizione degli agricoltori tutti quei mezzi e accorgimenti atti a tale scopo. Laddove non si riesce a prevenire, allora bisogna intervenire e risarcire i danni, dietro controlli seri e capillari. I cacciatori sono pronti a fare la loro parte a fianco degli agricoltori, sia nella prevenzione che nell’intervento di abbattimento, quando è necessario. Sono stati assegnati ai cacciatori di cinghiale territori vocati per la gestione di questi animali, ma mancano ancora i piani di gestione dei distretti, per fare programmi e progetti. Nel frattempo, ci chiediamo chi è che controlla e verifica la gestione all’interno del territorio non vocato, in quello interdetto alla caccia programmata, (parchi, oasi, zrc ecc.) e negli soprattutto gli ambiti privati (Aziende Faunistiche, Aziende Agrituristico-venatorie, centri di produzione selvaggina non recintati, ecc). Non si parli di istituzioni per favore. Le garanzie degli assessori cominciano a non essere più sufficienti. Sono troppe quelle aziende che non rispettano i dettami delle concessioni per cui sono state istituite e la cosa è istituzionalmente grave. Mancando i piani di gestione, manca la base di partenza, ma intanto si chiede di abbattere entro maggio 6400 cinghiali in Umbria, secondo tabelle pubblicate nella delibera della Giunta Regionale. Sono cifre enormi. Senza nulla togliere alla loro veridicità, la settoriale cinghialisti di Federcaccia Umbra chiede di essere messa a conoscenza di come nascano questi numeri, perché si nutrono forti perplessità nel merito. E’ del tutto evidente che tali interventi, in questo periodo, sono da considerare eticamente deprecabili, vista la presenza sul territorio dei piccoli che via via stanno nascendo non solo di cinghiale, ma di tutte le specie faunistiche. I cacciatori, in accordo con gli operatori agricoli, dovranno pertanto privilegiare gli aspetti che permettono una selezione idonea dei soggetti da sopprimere, senza disturbi verso l’altra fauna presente ed agire nelle aree dove è effettivamente necessario. Condividi