BARCELLONA - "Solo per un caso non sono passato nella piazza di Barcellona dove è cominciata la corsa del furgone che poi ha ucciso 13 persone. Ho visto gente scappare, le auto della polizia e le ambulanze accorrere...": a parlare è Andrea Angelucci, giovane originario di Collemancio, una frazione di Cannara, che nella città spagnola lavora nel settore vendite di un'azienda di software. Lui è il figlio della presidente dell'Assemblea legislativa dell'Umbria Donatella Porzi.

"Il mio ufficio - racconta all'ANSA Angelucci - è a cinque minuti da piazza de Catalunya dove il furgone ha cominciato la sua folle corsa. Di solito ci passo ma oggi ho fatto una strada diversa per acquistare un paio di scarpe. Dal negozio ho visto la gente scappare, l'accorrere di polizia e ambulanze. Sono subito andato a casa e solo lì ho capito quanto è successo".

Nella zona dove si trova "c' è un clima strano". "Domani tornerò al lavoro - aggiunge Angelucci - perché penso sia fondamentale non farsi spaventare da tutto questo".

"Ho visto il furgone fermo addosso a un palazzo. Poi gli spari. Ho pensato di morire...": è ancora scosso invece Vasco Tirafili, narnese in vacanza nella capitale catalana dove ha sfiorato l'attentato nel quale sono morte 13 persone. Quando parla con l'ANSA è in albergo, "al sicuro".

"Avevamo passato il pomeriggio all'acquario di Barcellona - racconta Tirafili -, poi quando siamo usciti con la mia fidanzata sulla Rambla abbiamo visto il furgone. Non ho capito che si trattava di un attentato ma quando un poliziotto in moto si è messo di traverso sulla strada abbiamo compreso che dovevamo scappare. L'ho fatto prendendo in braccio il mio cane e per fortuna siamo andati dalla parte giusta, quella opposta all'attentato". Tirafili parla di "spari". "Ma non so - aggiunge - chi abbia esploso quei colpi. Sono stati attimi tremendi e intorno a me c'era gente che urlava. Ho pensato veramente di morire - conclude - ma per fortuna siamo tutti salvi...".

 

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