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PERUGIA - “Il primo anno di governo vareremo il piano sociale di comunità che darà vita a una nuova stagione di politiche e servizi sociali: potenzieremo i servizi per la prima infanzia a partire da quelli pubblici; apriremo nuove case di quartiere per anziani e riorganizzeremo l’assistenza domiciliare”. Lo ha detto Wladimiro Boccali candidato sindaco al Comune di Perugia, concludendo il seminario dedicato al sociale svoltosi oggi pomeriggio all’hotel Sangallo Palace di Perugia. Nel corso dell'incontro voluto dallo stesso candidato per riflettere sulle esigenze della città in materia di welfare e far emergere dalla discussione possibili soluzioni di Governo, sono intervenuti tre professori universitari esperti di sociologia e di economia politica (Paolo Montesperelli dell’Ateneo di Salerno, Stefano Zamagni di Bologna e Ugo Ascoli dell’Università di Ancona) e la vicepresidente del Partito democratico (Pd) Marina Sereni. “La nostra società ha sempre considerato il welfare una spesa di consumo”, ha detto Zamagni. “Questo implica che prima è necessario trovare i soldi e poi si può finanziare il benessere”. Questo modello però, si sta rivelando inefficace, soprattutto in questo particolare momento storico. “Io propongo al contrario di pensare al welfare come una spesa di investimento”, ha aggiunto “cioè partire dai servizi per generare sviluppo, di modo che da un lato si crei ricchezza e dall’altro si assistano le persone in difficoltà”. La proposta di Zamagni si ispira ai Paesi scandinavi e per essere applicato ha bisogno della verifica dell’efficacia dell’investimento. A tal proposito Boccali ha quindi ricordato come nel suo programma di governo sono previsti non solo l’aumento e la riorganizzazione della spesa sociale e ma anche controllo dei risultati. Secondo Sereni tuttavia, i tagli dello Stato alla spesa pubblica però non aiutano, “soprattutto in un momento in cui tante imprese licenziano e ricorrono alla cassa integrazione, tante persone perdono il lavoro e tante famiglie piombano nella povertà”. Per questo i comuni e il non profit sono chiamati a ricoprire un ruolo significativo nell’assistenza ai più deboli fungendo da veri e propri ammortizzatori sociali: “si pensi agli interventi per tutelare chi perde il lavoro”, ha detto Ascoli, “all’organizzazione degli orari dei servizi pubblici locali e delle scuole, alla promozione di accordi con le imprese, per favorire la conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro o a misure che alleggeriscano il costo dei figli per le famiglie numerose e indigenti”. Condividi