“I dati diffusi dall’Ires Cgil confermano il ‘declino’ dell’Umbria che si configura come un declino occupazionale, economico e, quindi, sociale”. Così Stefano Vinti di Sinistra italiana commenta i numeri forniti dall’Istituto ricerche economiche e sociali che indicano come in Umbria, nel periodo 2008-2016, gli occupati siano passati da 367.209 a 354.227, con una perdita, quindi, di 12.982 posti di lavoro.

“Si perdono posti di lavoro – spiega Vinti – e il nuovo lavoro è sempre meno di qualità e sempre più precario. Dei nuovi rapporti di lavoro attivati nel primo quadrimestre del 2017, infatti, solo il 20 per cento è a tempo indeterminato, mentre in Italia la media è del 27 per cento. I numeri certificano ancora il ‘declino’ dell’Umbria e la necessità di una svolta radicale nelle politiche economiche, sia a livello nazionale che regionale. Bisogna superare le ricette liberiste condite dall’austerità imposta da questa Europa e ripartire da un nuovo grande piano di investimenti pubblici e statali per la messa in sicurezza del territorio e la riduzione del rischio sismico, per l’ammodernamento infrastrutturale e della logistica, per l’istruzione pubblica, la sanità e i trasporti”. “È necessario definire un grande Piano del lavoro – conclude Vinti – e avviare il ‘reddito di cittadinanza’ per contrastare la povertà crescente e le diseguaglianze. Insomma serve una politica per fermare il ‘declino’ dell’Umbria”.

 

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