Il Gruppo politico “Socialisti in movimento” dell’Umbria, che raccoglie i socialisti che si sono battuti con successo contro Renzi per la difesa della Costituzione, ha esaminato due aspetti importanti della giustizia del lavoro.

Con un altro intervento antidemocratico il Governo Renzi fece approvare, in sede di conversione del Decreto Legge n. 168, una legge, la n. 197 del 25 ottobre 2016, che ha stravolto e snaturato il grado di giudizio più importante e decisivo, cioè quello finale di Cassazione.

Si è stabilito infatti che in linea generale (cioè nella gran maggioranza dei giudizi) le udienze delle cause civili e di lavoro in Cassazione non sono più pubbliche, per cui non sono più nemmeno udienze, poiché i giudici decidono da soli e gli avvocati delle parti, e quindi anche del lavoratore, non possono entrare nell’aula e non possono essere sentiti.

Questa controriforma è incostituzionale per violazione degli articoli 24, 101 e 111 della Costituzione e con la stessa si è tornati indietro addirittura a prima del 1848, poiché già lo Statuto Albertino del 4 marzo 1848 sanciva all’art. 72 che le udienze civili dovevano essere pubbliche. La pubblicità delle udienze è stabilita anche dall’art. 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che riconosce ad ogni persona il diritto a che la sua causa sia esaminata pubblicamente.

Questo stravolgimento vanifica e annulla la fase finale del grado di Cassazione, poiché un giudizio, in cui le parti non possono essere sentite, è un non giudizio.

I socialisti umbri, fedeli ai valori della Costituzione e della democrazia, esprimono la più netta condanna di tale controriforma e invitano tutte le altre forze politiche ad agire al più presto per abrogarla e per ripristinare il naturale principio per cui la causa va decisa all’esito di un’udienza in cui possano parlare i difensori delle parti.

I socialisti umbri hanno anche esaminato le devastanti conseguenze derivanti dall’introduzione di un pesante contributo unificato per i lavoratori già nei primi due gradi di giudizio, ma in particolare per il giudizio di Cassazione, nel quale non è prevista alcuna esenzione, per cui ad esempio un lavoratore che voglia promuovere un giudizio in Cassazione per impugnare un licenziamento deve pagare un contributo di € 1.036,00 e, ove il suo ricorso sia respinto, un altro contributo, a titolo di pena, di altri € 1.036,00.

Con ciò si è reintrodotta una giustizia di classe, contro la quale lottarono nel 1968-1969 gli studenti e gli operai nel movimento che sfociò nello Statuto dei Lavoratori del 1970 e nella legge sul processo del lavoro del 1973, poiché i lavoratori, per il timore di tali oneri, sono spesso costretti a non far valere i loro diritti anche quando il ricorso sarebbe fondato.

I socialisti umbri considerano quindi doveroso, ai sensi dei principi costituzionali di tutela del lavoro sanciti negli art. 1, 3, 4, 35 e 36, ristabilire per i lavoratori il regime di gratuità del processo del lavoro, che è stato una delle migliori espressioni di civiltà giuridica e di tutela sociale dal 1973 al 2011, e invitano ogni soggetto e ogni forza politica a impegnarsi per il superamento del sostanziale ricatto economico che dal 2011 pregiudica i lavoratori nella tutela in sede giudiziale dei loro diritti.

Il presente documento sarà diffuso a livello nazionale.

Socialisti in movimento dell’Umbria

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