Qualche domanda di Umbrialeft a Valerio Marinelli, nominato ieri coordinatore provinciale di Articolo Uno-Mdp

Partiamo dal principio: cosa è Articolo Uno e quali sono i suoi obiettivi?

Molto spesso Articolo Uno viene definito come il gruppo degli scissionisti del Pd. Definizione quantomeno fuorviante. Il movimento non raccoglie solo chi è uscito nelle scorse settimane dal partito democratico, ma si attesta come uno spazio di partecipazione per le tante donne e i tanti uomini che in questi anni hanno preso le distanze dalle politiche del governo Renzi. C'è un popolo di sinistra che la scissione l'ha fatta da tempo; un popolo che è andato disperdendosi man mano che nel quadro politico di questo paese andava sfumandosi e dissolvendosi la cultura della sinistra. Ecco: Articolo Uno vuole dialogare esattamente con questo popolo.

Detto ciò, come intende farlo?

In diversi modi. Innanzitutto ricominciando a tessere le fila con il mondo della sinistra sociale e culturale, cioè con le molte associazioni a vario modo e titolo impegnate nel territorio. Un universo che oggi vede nella politica quasi più un nemico che un alleato. Di sicuro, dal punto di vista del metodo, lo faremo controcorrente, perché alla disintermediazione decisionista preferiamo l'intermediazione democratica, la quale tende ad assicurare la condivisione delle scelte politiche, cosa non secondaria. Lo faremo tornando a parlare ai lavoratori, ai disoccupati, ai precari, a quelli che il lavoro ce l'hanno ma hanno difficoltà ad arrivare a fine mese. E soprattutto, ai giovani. In Italia è da tempo aperta una questione generazionale. Non serve leggere le statistiche che riguardano i giovani dai 18 ai 35 anni, basta guardare dentro le proprie famiglie per capire i problemi cui siamo di fronte.

Questo basta per ridare impulso alla sinistra in Italia?

Certo che no. E Articolo Uno lo sa bene. Siamo nati per far vivere un progetto più grande di noi. L'ambizione è riunificare la sinistra sociale e culturale per riunificare la sinistra politica: partire dal basso, costruire un dialogo costante e orizzontale con tutte le sensibilità e le forze della sinistra, senza ipocrisie e senza dogmatismi. Puntiamo a dare al paese un soggetto politico che affronti con radicalità i problemi dell'economia, del lavoro, dei diritti sociali, della democrazia. Un soggetto che non rifiuta responsabilità di governo per giocare con un antagonismo di maniera. Un soggetto capace di interpretare i conflitti emergenti: quelli che contrappongono i ceti urbani acculturati ai ceti delle periferie disagiate, quelli che contrappongono chi è avvantaggiato a chi è svantaggiato nella sfide della globalizzazione, quelli che contrappongono coloro che hanno le tutele sociali a coloro non ce l'hanno...  Pensiamo allora a un soggetto che non solo copra uno spazio elettorale, ma svolga una stabile funzione politica nella società italiana.

Un soggetto di sinistra o di centro-sinistra?

In qualunque modo la si giri, per fare il centro-sinistra è essenziale che ci sia la sinistra, dunque, ragioniamo e lavoriamo per gradi.

E sull'Umbria cosa ci dice?

In Umbria bisogna cominciare a parlare meno delle grandi eccellenze e di più delle cose che non vanno. Promuoveremo perciò proposte politiche in grado di incalzare e riqualificare l'azione di governo della giunta regionale. Noi non siamo nati per sfiduciare i governi locali e regionali del centro-sinistra, semmai per rafforzarli, per spingerli verso politiche più avanzate. In Umbria, di certo, i temi dello sviluppo vanno aggrediti in maniera nuova. In pochi anni una larga quota del tessuto produttivo manifatturiero della regione è scomparso, senza essere sostituto da un terziario avanzato e ad alto valore aggiunto. E' necessario aprire un confronto politico alla luce del sole su come indirizzare i fondi europei e su come gestire il fondo dell'emergenza del terremoto. E poi discutere anche di industria 4.0, argomento dove si parla di tutto tranne che di lavoro, cioè di come aumentare o garantire il lavoro a fronte dell'innalzamento dei tassi si automazione. Politiche di filiera, rilancio su basi innovative dell'impresa cooperativa, nuovo modello e nuove finalità per il vasto reparto della formazione sono, ad esempio, questioni su cui avanzeremo presto idee circostanziate. Infine, il welfare: in Umbria si è fatto uno sforzo per mantenere su buoni livelli i servizi sociali, ma è oggettivamente arrivata l'ora di riconfigurarne l'assetto generale per rispondere ai bisogni crescenti e diversificati. Spazio a sé meritano i giovani: in troppi stanno abbandonando l'Umbria. Niente di male se partono per acquisire nuove conoscenze e poi ritornano per metterle in pratica, ma temo non sia così. Una prima cosa da fare, ad esempio, è rivedere e rifanaziare adeguatamente la legge 12 sull'imprenditoria giovanile, che fu definita addirittura quando ancora non c'era internet.

Per chiudere: su Perugia?

Perugia va strappata dalla morsa delle politiche provinciali e regressive della destra. Una destra che, per la verità, fa poco, ma quando si muove fa danni. Penso alla mancanza di una visione strategica di sviluppo economico e commerciale; penso al versante della cultura, dove i soldi dei cittadini vengono spesi per eventi di scarsa qualità piuttosto che per finanziare chi di cultura si interessa ogni giorno; penso alla perdita di peso internazionale della città sotto i più disparati punti di vista. Articolo Uno è in campo in primo luogo per ridare linfa a un dibattito politico che è apparso assai povero negli ultimi tempi. E' in campo per aggregare soggettività e istanze che vogliono un presente e un futuro diverso per una Perugia, che culturalmente è e resta una città di sinistra. Tuttavia la sinistra deve battere un colpo, e lo deve fare presto e bene.       

 

Condividi