Tutti sappiamo, data la propaganda a reti unificate, che il 30 aprile ci sono state le primarie del PD. Formalmente dovevano servire per designare il nuovo segretario del partito, di fatto sono state utilizzate per la riconferma e la rinascita politica di Renzi, dopo la batosta politica presa al referendum costituzionale del 4 dicembre scorso.

La partecipazione al voto, di circa un milione ottocento trentanovemila cittadini, è stata giudicata dal partito democratico e dai giornaloni nazionali un grande successo e una festa democratica.

Già eleggere un segretario di partito attraverso il voto, non solo degli iscritti, ma anche di coloro che si dichiarano vagamente elettori del centro sinistra, mi sembra del tutto una stramberia utilizzata sia per avere più forza politica di propaganda, sia allo scopo di avvalorare la tesi di una una sorte di legittimazione popolare.

Vediamo allora come stanno le cose-.

In questa consultazione hanno votato, rispetto alle votazioni analoghe precedenti, circa un milione di elettori in meno, con un calo di votanti circa il 35%.

Nelle cosi dette regioni rosse vi è stato un assenteismo molto elevato con punte anche del 50%.

Matteo Renzi, dichiarando la grande vittoria ottenuta, il 69,2% che sono circa 1.257.000 voti, ha raccolto però circa il 32% in meno rispetto all’ultima volta.

I suoi due sfidanti sono risultati del tutto inadeguati a contrastare Renzi, considerando anche il poco tempo a disposizione per far conoscere le loro proposte, mentre da mesi tutta la stampa e la televisione hanno effettuato propaganda solo per lui.

Michele Emiliano, una candidatura decisa all’ultimo momento e non preparata adeguatamente, ha fatto tutto il possibile, avendo ottenuto il 10,9% e circa 197.630 voti, neutralizzato però da un incidente che lo ha bloccato nella sua attività politica.

Andrea Orlando, ministro del governo Renzi e ancora oggi in carica, ha preso il 20% con 362.691 preferenze, ma non è apparso poco credibile nei suoi obbiettivi, in quanto ha sempre condiviso e votato ogni azione del governo precedente e di quello attuale. Secondo me avrebbe fatto berne a dimettersi da ministro e spiegare con maggior forza la sua linea politica che non è sembrata molto alternativa a quella di Renzi.

Essendo personalmente un elettore di centro sinistra, facendo una forzatura su me stesso, sono andato a votare.

Nel fare la fila di circa venti minuti subito ho notato alcune cose: L’organizzazione del seggio era a ranghi ridotti rispetto alle altre volte, quindi con tempi di attesa più lunghi. Le persone in coda erano tutte di età molto avanzata, quella più giovane era quasi una settantenne, di giovani io non ne ho visti nessuno: ne al seggio, ne fuori sul piazzale, avranno pure votato, ma non nelle ore di punta. Ho sentito i loro commenti e scambiato alcune parole:” abbiamo votato sempre per il segretario, lo faremo ancora una volta, non vediamo alternative valide”, dimostrando un attaccamento al partito, che si rileva solo nelle vecchie generazioni, ma anche immobilismo politico.

E’ indubbio che ancora il PD ha un certo radicamento territoriale, ma nella zona dove abito, dopo tanti anni di vittoria del centro sinistra, alle ultime votazioni amministrative ha vinto il centro destra. Voglio dire che una cosa sono le votazioni per il partito, una partita completamente diversa si gioca quando votano tutti gli elettori.

Il nostro paese è percorso da inquietudine crescente, manca il lavoro per i giovani, altri sono costretti ad andare all’estero, vi sono sopra 4 milioni di poveri, molte famiglie sono in difficoltà serie, aziende che chiudono o mettono il personale in cassa integrazione, vi è un clima di insicurezza e sfiducia nel futuro e nella politica, il PIL cresce pochissimo, i diritti dei lavoratori sono calpestati, le pensioni si svalutano continuamente, la scuola è in seria difficoltà, allora mi domando : che cosa ha vinto Renzi, se questi sono i risultati di tre anni del suo governo e quello fotocopia di Gentiloni?

Vedremo quando e con quale legge elettorale si andrà al voto, ma noi crediamo che una alternativa sia possibile e utile al paese.

Va aperta quindi, al più presto, una nuova fase costituente per la costruzione di un nuovo campo della sinistra : moderno, riformatore, democratico e progressista basato sui fatti concreti.

Diventa quindi indispensabile costruire una piattaforma politica di sinistra, che superi le esperienze del passato, ma alternativa al PD di Renzi, ai padroni, ai massoni, ai finanzieri.

La Sinistra per Perugia si batte, pertanto, per costruire anche nella nostra città e regione, una alternativa di governo composta da tutte le forze della sinistra.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

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