Primarie Pd: il Re è nudo e se n’è accorta anche la grande stampa
I social sono stati accusati da più parti di avere concorso alla diffusione delle “bufale” più incredibili e di tutti i generi. Accusa severe e che avevano qualche ragione d’essere. Ora, però, è giunta l’ora anche di ammettere che nel caso delle primarie Pd, sono stati proprio i social a trovare i giusti antidoti per porre fine a questo deprecabile fenomeno, aprendo gli occhi persino alla paludata stampa di regime, ormai piegata senza rimedio ai diktat dei poteri forti, che la indirizzano secondo i loro interessi. Insomma, come nella fiaba il Re è ormai nudo ed anche i meno ingenui se ne sono finalmente accorti!
Anche in questa circostanza abbiamo visto in un primo tempo i grandi giornaloni nazionalpopolari (La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa su tutti), prendere pedissequamente per buone le valutazioni dettate dal Pd renziano. Ossequiandolo fin da quando indicava in un milione di partecipanti la soglia minima per gridare al successo (qualcosa come 2 milioni in meno rispetto all’appuntamento precedente) e poi prendendo per buona l’apoteosi di cifre incontrollabili e di valutazioni diffuse per l’intera giornata di domenica 30 aprile: dalle iniziali ed immaginarie “lunghe file” ai seggi, documentate con foto che lo stesso partito si premurava di diffondere, incorrendo anche in “infortuni” clamorosi: come si ricorderà, da iniziò con gli oltre 700 mila partecipanti del mattino, che arrivarono a più di 1,7 milioni a metà pomeriggio, pausa pranzo compresa, per superare, in un’accelerazione finale, quota 2 milioni. Troppa grazia Sant’Antonio! Ma nessun organo ufficiale ebbe nulla da ridire, esultando assieme a Renzi per cotanto trionfo che voleva comunque dire la perdita di 1 milione di elettori.
Ebbene, sono stati proprio i social a far emergere i punti deboli di quel giochetto facendo emergere le divergenze fra i dati diffusi nazionalmente e le frammentarie e impacciate cifre che, pure nell’esaltazione del momento, trapelavano sul territorio, soprattutto nelle ex regioni rosse dove si palesava, piuttosto, un’astensione massiccia dal voto, talvolta prossima al 50%.
Da qui la retromarcia innestata dal vertice dem che, comprendendo evidentemente di averle sparate grosse, “ricalcolava” il dato partecipativo ridimensionandolo”ufficiosamente”, attorno al milione e ottocentomila, lasciandosi così la possibilità di altri ritocchi.
A due giorni ormai di distanza dalla consultazione, siamo dunque ancora ad un dato “ufficioso” e non è dato sapere quando arriverà quello “ufficiale” e definitivo. Forse perché i calcolatori dem debbono temere conto delle forti contestazioni che arrivano anche dai due candidati perdenti che confutano, non solo, la percentuale assegnata a Renzi ai loro danni, ma parlano anche di dati di partecipazione artatamente gonfiati. Ecco perché nelle loro edizioni web i “giornaloni” hanno relegato in tutta fretta il tema primarie in secondo piano.
Certo è che ne corre di tempo da quando Botteghe Oscure anticipava sistematicamente, di ore e con matematica precisione, il dato definitivo di ogni consultazione elettorale rispetto a quello fornito dal più farraginoso Ministero degli interni che arrivava quando ormai i giornali erano in edicola.
ep

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