L'Istat conferma, ancora una volta,il declino dell'Umbria, infatti il nuovo dato sulla povertà è più che preoccupante.
In Umbria ogni 100 abitanti ben 13,5 sono in uno stato di povertà relativa,che è il dato più alto delle regioni del centro-nord.
La povertà in Umbria fa registrare aumenti record: nel 2015 i poveri sono 121 mila e 200, con un aumento di 20.500 rispetto all'anno 2014.
Un aumento della povertà drammatico, che spiega più di tante parole gli effetti della crisi economica del sistema liberista, che scarica i suoi effetti peggiori sui lavoratori, i giovani, i pensionati, le donne, in sostanza sui soggetti sociali più deboli, che diventano sempre più poveri mentre in pochi sono sempre più ricchi.
Sulla povertà, l'Umbria si sgancia dalle regioni più forti del centro-nord e precipita sugli standard del Meridione, infatti nel 2015 per la prima volta sopravanza l'Abruzzo, nella classifica della povertà relativa.
Questi dati confermano il 'declino' della nostra regione.
Un 'declino' causato dalle politiche economiche liberiste, cioè dalle politiche di austerità imposte da questa Europa e accettate passivamente dai governi nazionali.
L'Umbria ha smarrito la curiosità di una propria ricerca originale nell'intrapprendere un percorso di sviluppo economico e sociale, subordinando le proprie peculiarità al quadro politico nazionale. Un atteggiamento che produce un pesante arretramento economico e l'aumento della povertà.
In Umbria occorre una svolta nella politica economica che rimetta al centro i bisogni dei cittadini, ad iniziare dalla predisposizione di un 'Piano regionale del lavoro' per abbattere i tassi di disoccupazione e creare nuovo e 'buon' lavoro.

STEFANO VINTI
Ass.culturale Umbrialeft

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