FOLIGNO - Arrivato nelle sale italiane a dicembre grazie a ZaLab continua a sorprendere il pubblico sia femminile che maschile e sarà proiettato al Cinema Clarici di Foligno domasni, martedì 14 marzo. E’ la forza dell’unione femminile di “Patience, patience. T’iras au paradis!” di Hadja Lahbib, una storia armata di humor che dimostra come la vita può cambiare, anche a sessant’anni. Il film è stato selezionato per la rassegna “Martedì al Cinema” che dal 10 gennaio al 20 giugno propone il meglio della programmazione internazionale con autori che vanno da Jim Jarmush ai fratelli Dardenne.

Le protagoniste di “Patience, patience” hanno iniziato a studiare, viaggiare, organizzare pranzi e sono libere e all’avventura. E soprattutto a ridere moltissimo. Queste donne sono un gruppo di marocchine arrivate  in  una terra senza radici come l’Europa negli anni ’60 al seguito dei loro mariti e “Patience, patience. T’iras au paradis!” (“Porta pazienza e andrai in paradiso!) è il ritornello ripetuto mille volte per aiutarle a subire la propria vita senza mai lamentarsene.  50 anni più  tardi, dopo aver dedicato tutta la propria esistenza  alla famiglia con abnegazione,  decidono che un piccolo pezzo di paradiso possono scoprirlo anche ora, iniziando un’avventura che le porterà dall’altra parte dell’oceano.

E’ la giornalista belga Hadja Lahbib a raccontare la storia di questo gruppo, in cui ha visto, con sorpresa, entrare anche la madre.

“Durante i mesi passati insieme ho scoperto in loro una voglia di vivere e di scoprire ciò che era stato loro precluso, con un’apertura mentale insospettata” afferma la regista “Sei donne riunite attorno a un sogno condiviso, fianco a fianco con un concetto da afferrare: la libertà”

Hadja Lahbib, molto conosciuta in Belgio come giornalista e presentatrice  della televisione nazionale, oltre a “Patience, patience. T’iras au paradis!” ha girato altri due documentari dedicati alle donne e alla loro forza:             Afghanistan, le choix des femmes (2007) sulla vita di due eccezionali figure femminili afghane e “Le cou et la tête” (2008) realizzato nel villaggio di donne di Umoja nel nord del Kenya.

“Per questo lavoro” aggiunge la regista “c’era la voglia di parlare di quelle donne che di solito non vediamo mai, di poter scoprire una realtà nascosta, di sollevare un velo, quello di queste donne frutto della prima generazione dell’immigrazione maghrebina”

Una lezione di energia e voglia di vivere che arriva da lontano e da un gruppo di signore che pensava  di aver concluso ormai la sua vita.

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