di Isabella Rossi
L’ex datore di lavoro di Roberto e due colleghi tra i testi della difesa chiamati a deporre questa mattina nel processo che lo vede imputato dell’omicidio della moglie, Barbara Cicioni, uccisa all’ottavo mese di gravidanza. Niente lettere di richiamo in tredici anni di lavoro. “Spaccino svolgeva il suo lavoro senza dare problemi all’azienda” ha affermato il signor Checcarini Mariano titolare di una azienda che produce alimenti zootecnici. Anche gli ex colleghi, Antonio Iovieno e Stella Vicaroni, hanno dichiarato di non aver mai avuto problemi con Spaccino, nemmeno sottoforma di "avances" alla signora Stella, tuttora impiegata nella ditta.
Ai carabinieri dei comandi di Spina, Castello di Vibio e Todi, gli avvocati della difesa, Luca Gentili e Michele Titoli, hanno richiesto dati statistici sui furti in abitazione. A testimoniare sulla condotta dell’imputato, oltre ai familiari, due signori di Panicale. Gianni Monello ha raccontato che la conoscenza con Roberto e Barbara avvenne tramite la cugina Paola e il marito, allora fidanzato, anche lui musicista nell’orchestra dove l’agente immobiliare suona. Roberto e Barbara, che fino al 2003-2004 seguirono insieme alla cugina l’orchestra itinerante alle feste e alle sagre paesane, erano una "coppia modello" secondo l’agente immobiliare. Mai segni di botte, ha affermato. Alla domanda se avesse mai visto Roberto ubriaco, l’uomo ha risposto: “Sì, ubriaco d’amore”. Tuttavia in tredici anni di conoscenza nessuna confidenza intima né da Barbara, né da Roberto, ma cortesi rapporti tra buoni conoscenti. Le frequentazioni con la coppia, dopo il periodo delle serate danzante, avvenivano in occasione delle sue visite al fratello Stefano Spaccino, al quale Monello è legato da una lunga amicizia.
Sua moglie, la signora Pasquini Paola, ha dichiarato, come già il marito, che vera confidenza con Roberto e Barbara non c’era. “L’immagine del mostro non è quella che ho io di Roberto” ha affermato la signora. Tutti i fatti riguardanti “insulti, minacce, litigi e percosse”, la signora ha riferito, tuttavia di averli appresi dai giornali. Dalla sua testimonianza è emerso un particolare di estrema importanza. Quei giorni di lutto in casa Spaccino, prima dell’arresto di Roberto, lei sentiì dire, probabilmente da Stefano, che tra Roberto e Barbara la sera dell’omicidio c’era stata una lite.
Dopo Gianluigi Spaccino, cugino di quarto grado di Roberto, è stata la volta di Maria Rita Spaccino, la cugina maggiore. La signora in tono affranto ha narrato del rammarico per l’immagine che i media avrebbero dato della sua famiglia e ha ricordato i tanti impegni alla vita cittadina e istituzionale del padre Elio Spaccino. Sono stati gli sfoghi accorati nelle sue lettere dal carcere a convincere la signora dell’innocenza dell’imputato. Gerardo, padre di Roberto, le avrebbe riferito inoltre di aver chiesto al figlio se fosse responsabile della morte di Barbara. “Il dubbio era che fosse involontariamente successo qualcosa” ha raccontato Maria Rita alla giuria della corte d'assise del Tribunale di Perugia presieduta dal giudice Giancarlo Massei.
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