di Giovanni Paglia.

Ho letto le proposte di Bersani per una nuova piattaforma politica del centrosinistra.
In sostanza si tratterebbe di restituire qualche diritto ai lavoratori dipendenti; di presidiare il welfare a partire dalla sanità, finanziandolo con la lotta all'evasione fiscale; di concentrare sugli investimenti le risorse disponibili, senza fare troppo affidamento sulla leva del deficit pubblico.
Tutte cose giuste, che se la memoria non mi inganna rappresentavano già il fondamento di Italia Bene Comune.
Si tratterebbe quindi, se capisco bene, di interpretare gli ultimi quattro anni come ostaggio di un Governo avversario, i cui atti andrebbero smontati pezzo a pezzo.
Questo va detto chiaramente, perché altrimenti un pezzo di credibilità è già perso.
Se di credibilità se ne volesse recuperare un altro pezzo, bisognerebbe aggiungere che della stagione nuova non dovrebbero far parte quelli che per qualsiasi ragione si siano accodati a quella vecchia.
Resta poi il problema decisivo del soggetto politico che dovrebbe interpretare questa ipotesi.
Immagino che Bersani pensi al Partito Democratico.
Se è così, significa che la sua proposta rappresenta ad oggi un periodo ipotetico dell'irrealtà, viste le condizioni di quel partito.
Quando le cose dovessero radicalmente cambiare, se ne parlerà.
Fino a quel momento, si tratterà necessariamente di costruire una piattaforma che comprenda certamente anche le proposte di Bersani, ma lontano e anche contro il PD.
Dico anche, perché tali e tante sono le disuguaglianze e le contraddizioni del tempo presente, a partire da quella ambientale, da rendere insufficiente un po' di tardo laburismo in salsa neo-keynesiana.

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