di Giampaolo Ceci

Leggo molte analisi che cercano di interpretare l'interpretabile: Che cosa hanno voluto esprimere i cittadini italiani con la sonora bocciatura delle modifiche alla costituzione?

Si dà per scontato che il voto sia la manifestazione del dissenso alla politica di Renzi.

Un "sonoro schiaffo" al dittatore, la "manifestazione palese che la gente non ne può più", la "bocciatura di una linea politica " sono le frasi ripetute convintamente da una parte delle opposizioni.

A noi poveri cittadini sono state affibbiate ogni tipo di volontà palesi e occulte, ciascuna sostenuta dagli immancabili "sondaggi "di opinione!

Resta però il fatto di un'ovvietà sconvolgente: le vere motivazioni del NO non saranno mai note neppure statisticamente, soprattutto ora che i cittadini sono stati messi al corrente del risultato elettorale e il loro giudizio risulta inevitabilmente falsato dal condizionamento indotto da mass media.

Ma, a prescindere dall'"inquinamento" mediatico, resta l'ovvietà che le motivazioni del NO non possono essere ragionevolmente certe neppure a livello statistico.

Si afferma convintamente che il NO é un voto di dissenso alla politica di Renzi che quindi deve andarsene a casa.

Un ragionamento illogico perché si fonda su una premessa tutta da dimostrare perché non si votava sulle politiche di Renzi, ma su tutt'altro.

A parte gli orientamenti politici di comodo, qualcuno si é domandato perché siamo andati a votare? E se invece la verità fosse più semplice? Se semplicemente il cittadino medio avesse risposto alla domanda referendaria senza altre fantastiche interpretazioni?

E se la politica di Renzi invece fosse approvata e condivisa dai più, ma le modifiche alla costituzione no?

Renzi ha attribuito un valore politico al voto, questo é vero, ma chi non condivideva le astruse e pasticciate modifiche alla costituzione che cosa avrebbe dovuto votare pur approvando il resto?

Approvare ciò che non condivideva solo perché approvava tutto il resto?

Non c'é che un modo per saperlo: andare a votare, prima possibile, anche se ormai sarà difficile elaborare pensieri non pilotati dai mass media che detengono quasi tutto il potere dell'informazione pubblica al punto di dare per scontato ciò che scontato non é come mostra la manipolazione sapiente del significato del voto referendario.

Oggi più che mai diventa importante potersi formare una libera opinione, ma questa è figlia della conoscenza e dell'intelligenza, condite con un po' di buonsenso e una massiccia dose di onestà intellettuale che oggi però sono tutte merci rare.

C'é la rete é vero, che oggi ancora sembra rappresentare la più avanzata forma d'informazione senza censure (fintanto che i gestori dei siti non si arrogheranno il diritto di "moderare" a loro piacimento anche le opinioni dei loro lettori).

Speriamo che basti.

 

 

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