Gesenu/ Rifiuti, truffa milionaria allo Stato, un arresto e sequestri
PERUGIA - Ha portato tra l'altro alla luce una truffa ai danni dello Stato per diversi milioni di euro l'operazione Spazzatura oro connection condotta in queste ore dal Corpo forestale e dalla Guardia di Finanza di Perugia. Eseguito anche l'arresto di un dirigente della Gesenu, società pubblico-privata che gestisce i servizi di nettezza urbana.
Nell'indagine vengono ipotizzati i reati di associazione per delinquere, traffico di rifiuti, truffa, frode nel commercio e in pubbliche forniture, inquinamento ambientale, gestione illecita di rifiuti e violazioni alle prescrizioni ambientali.
L'operazione ha portato alla luce quella che è considerata dagli investigatori un'imponente truffa ai danni di 24 Comuni ed enti pubblici e di centinaia di migliaia di cittadini per prestazioni e servizi falsamente forniti.
La Guardia di Finanza, che oltre alla truffa ai danni dello Stato ha accertato anche una frode fiscale da due milioni di euro, sta eseguendo sequestri di beni, conti correnti e quote delle società coinvolte.
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Ad essere tratto in arresto sarebbe il direttore operativo di Gesenu, Giuseppe Sassaroli (nella foto). L'operazione avrebbe portato anche al sequestro del bioreattore della discarica di Borgogiglione e di beni per più di 27 milio9mni di euro. Ci sarebbero anche 17 indagati.
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Irregolarità rifiuti, profitti 25 mln. Danno per 24 Comuni umbri che avevano affidato la gestione alla società
C' è la presunta gestione irregolare del ciclo dei rifiuti affidato da 24 Comuni dell'Ambito territoriale integrato 2 dell'Umbria alla Gest (raggruppamento di imprese tra Gesenu, Tsa, Sia e un'altra risultata però estranea agli addebiti) che avrebbe così conseguito profitti illeciti per oltre 25 milioni di euro al centro dell'indagine di forestale e guardia di finanza di Perugia. Che ha portato all'arresto dell'allora direttore tecnico della Gesenu e amministratore unico della Gest Giuseppe Sassaroli (ai domiciliari). Indagati inoltre 14 tra rappresentanti legali e direttori tecnici delle altre società.
I fatti vanno dal 2013 al 2015. Dalle indagini è emerso che i rifiuti urbani non venivano trattati come era invece previsto dall'appalto (per il periodo 2009-2024 del valore di circa un miliardo di euro) e dalle norme ambientali presso gli impianti di Pietramelina e Borgoglione. Producendo così gas e percolato che hanno creato - secondo gli investigatori - "ingenti danni all'ambiente".
L'operazione, che avrebbe preso le mosse da alcune denunce risalenti al 2013, avrebbe permesso di scoprire gravi reati ambientali.
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"Grazie alla collaborazione tra le due forze di polizia messe in campo dalla Procura della Repubblica di Perugia – si legge infatti in una nota congiunta diramata dal Corpo Forestale e della Guardia di Finanza – è stato quindi possibile svelare l’illecita attività di raccolta e gestione dei rifiuti posta in essere in Umbria dal gruppo Gesenu, che ha prodotto, nel tempo, ingenti danni all’ambiente con potenziali ripercussioni sulla salute e sul portafoglio degli ignari cittadini che pagavano le tasse di smaltimento».
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"Le indagini - si legge nella nota di cui sopra che riportiamo integralmente -, condotte, coordinate e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Perugia, sono state iniziate e portate avanti per oltre due anni dagli uomini del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Corpo Forestale dello Stato di Perugia, attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, appostamenti, pedinamenti, perquisizioni e sequestri documentali e di materiale informatico, analisi e raccolta di numerose testimonianze, che hanno consentito di accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico ed alla gestione illecita di rifiuti, inquinamento ambientale, e numerose violazioni alle prescrizioni delle autorizzazioni ambientali. L’A.G., nell’ottica di un bilanciamento tra esigenze cautelari e necessità di garantire la continuità del servizio pubblico, ha autorizzato il conferimento dei rifiuti nel bioreattore sotto sequestro ancora per un massimo di 120 giorni al fine di permettere al Gestore di individuare una gestione dei rifiuti alternativa nel rispetto della normativa ambientale.
L’inquinamento ambientale supportato dagli accertamenti analitici di Arpa e dalle indagini geofisiche del CTU ha compromesso le acque del Torrente Mussino ed i terreni limitrofi alla discarica in cui è stato rinvenuto percolato affiorante dal sottosuolo. Nel corso delle indagini è emerso, inoltre, che le operazioni di recupero di rifiuti poste in essere presso gli impianti di Pietramelina e Borgogiglione, gestiti da GESENU S.p.a. e da T.S.A. S.p.a., a favore della GEST S.r.l. (R.T.I. tra GESENU S.p.a., TSA S.p.a., ECOCAVE S.r.l., SIA S.p.a.) aggiudicataria della gestione dei rifiuti urbani e speciali a favore di 24 Comuni ricadenti nell’Ambito Territoriale Integrato 2 (Trasimeno – Perugino – Marscianese – Tuderte), in forza di un contratto d’appalto valido per il periodo 2009 – 2024 del valore complessivo di circa un miliardo di euro, in realtà non venivano effettuate o venivano parzialmente effettuate. Il Consulente Tecnico dell’A.G. ha inoltre rilevato, nel corso della sua attività, deficit di stabilità sia nella discarica di Pietramelina che di Borgogiglione che rappresenta un rischio concreto anche alla luce dei recenti eventi sismici. A seguito di ciò l’A.G. ha provveduto ad informare le massime autorità regionali per le verifiche e l’adozione delle necessarie misure di sicurezza. La Guardia di Finanza, a sua volta, ha fornito, a partire dall’estate 2015, il proprio apporto specialistico, per gli aspetti economici e patrimoniali.
Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Perugia ha così sottoposto ad una capillare e certosina analisi dell’enorme mole di documentazione tecnica ed amministrativa, acquisita dagli uomini del Corpo Forestale dello Stato, nonché quella di natura contabile e commerciale, esibita alle Fiamme Gialle dall’ATI2, dai 24 Comuniinteressati e dalle società coinvolte. Dalla disamina di oltre 400.000 formulari di carico/scarico di rifiuti e da oltre 10.000 fatture, i militari della Guardia di Finanza hanno constatato, tra l’altro, la commissione degli ulteriori reati di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e di frode fiscale attraverso l’utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti.
Ciò ha permesso di quantificare l’ammontare complessivo del profitto illecito da sottoporre a sequestro, sia come responsabilità amministrativa delle società coinvolte in fatti penali, sia come reati tributari, per un ammontare complessivo di oltre 27 milioni di euro. Grazie alla collaborazione tra le due forze di polizia messe in campo dalla Procura della Repubblica di Perugia, è stato quindi possibile svelare l’illecita attività di raccolta e gestione dei rifiuti posta in essere in Umbria dal gruppo GESENU, che ha prodotto, nel tempo, ingenti danni all’ambiente con potenziali ripercussioni sulla salute e sul portafoglio degli ignari cittadini che pagavano le tasse di smaltimento."

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