Ilaria Alpi: Omar Hassan assolto dalla Corte d’Appello di Perugia
PERUGIA - La Corte d'appello di Perugia, al termine del processo di revisione, ha assolto e dichiarato subito libero Omar Hashi Hassan, l'unico condannato per l'omicidio a Mogadiscio della giornalista della Rai Ilaria Alpi e del suo operatore, Miran Hrovatin.
L'assoluzione "per non avere commesso il fatto" di Hasci Omar Hassan era stata chiesta dal sostituto procuratore generale Dario Razzi al termine della requisitoria nel processo di revisione davanti alla Corte d'appello di Perugia. "Se è vero che Hassan è stato condannato dobbiamo avere anche il coraggio di ammettere che possa essere innocente" aveva detto il magistrato.
Il somalo, che in aula aveva accolto apparentemente impassibile dal richiesta, ha scontato in carcere 16 dei 26 anni della condanna che gli era stata inflitta, per poi essere affidato ai servizi sociali. Hassan si è sempre proclamato innocente. Nel processo di revisione era è stata acquisita la deposizione, per rogatoria, con i pm di Roma di Ahmed Ali Rage, detto Gelle, il suo principale accusatore che ha poi ritrattato, confermando ai magistrati quanto da lui detto alla trasmissione 'Chi l'ha visto', andata in onda il 18 febbraio 2015. Cioè di non avere detto ad alcuno che "era stato lui a uccidere".
Il somalo era in aula assieme ai suoi difensori, gli avvocati Douglas Duale, Antonio Moriconi e Natale Caputo, quando la Corte ha letto la sentenza e subito ha abbracciato Luciana Alpi, la mamma di Ilaria, e la giornalista del Tg3 che tempo fa aveva intervistato Ahmed Ali Rage, detto Gelle.
"Sono felice – ha quindi dichiarato Hasci Omar Hassan -. Dopo oltre 17 anni di carcere ho potuto dimostrare la mia innocenza grazie ai miei tre avvocati che mi sono stati sempre vicino e non mi hanno abbandonato, neppure nei momenti difficili. Finalmente è stata fatta giustizia".
LA MAMMA DI ILARIA, SOLO BUGIE E DEPISTAGGI
"Sono molto contenta per Omar Hashi Hassan che da oggi è finalmente libero", ha commentato Luciana Alpi, "anche noi come parte civile ci siamo battuti perché venisse riconosciuta la sua innocenza. Tuttavia, se è una grande giornata per lui, da parte mia devo dire che sono molto amareggiata e depressa". E ha aggiunto: "Ormai sono convinta che sulla morte di mia figlia e di Miran Hrovatin non sia stato fatto nulla a livello di indagine. Sul caso si sono alternati negli anni ben cinque magistrati e tre procuratori. Eppure, nessuno è riuscito a porre fine alle troppe bugie, ai troppi depistaggi che hanno caratterizzato questa vicenda. Io sono stanca - ha detto ancora la signora Luciana - sono sola dopo aver perso mio marito sei anni fa e non sto neanche tanto bene. Parlerò con il mio avvocato per decidere che cosa fare. Personalmente ho l'impressione che gli inquirenti non siano mai stati interessati a scoprire la verità. Gelle (l'accusatore di Omar Hashi Hassan, ndr), ad esempio, non è mai entrato in un'aula di giustizia e questa cosa la trovo veramente vergognosa. La rogatoria, fatta dopo 16 mesi per interrogare questo soggetto, non dice niente, non vale più niente".
LEGALE FAMIGLIA, ORA NUOVO IMPULSO A INDAGINI
"Questa sentenza darà dispiacere sia a quelli che avevano pensato di poter addebitare definitivamente ad Omar Hashi Hassan il ruolo di killer sia a quelli che basandosi sulla falsa testimonianza di Gelle hanno sostenuto la teoria dell'omicidio casuale", ha commentato l'avvocato di parte civile Domenico D'Amati, difensore della mamma di Ilaria Alpi.
"Questa decisione - ha spiegato - dovrà dare un nuovo impulso alle indagini in corso da parte della Procura di Roma per l'accertamento dei veri colpevoli. Vorrei aggiungere che in un momento in cui i giornalisti vengono spesso accusati di intralciare il lavoro dell'amministrazione giudiziaria, questa vicenda ha dimostrato quanto possa essere prezioso il contributo dei bravi cronisti come quelli di "Chi l'ha visto?".
LA RISCHIESTA DI ASSOLUZIONE
"Se è vero che Hassan è stato condannato, dobbiamo avere anche il coraggio di ammettere che possa essere innocente", aveva detto prima della sentenza il rappresentante della pubblica accusa che aveva bollato come "inattendibile" il somalo Ahmed Ali Rage, detto Gelle. Il supertestimone aveva chiamato in causa Hassan, salvo poi ritrattare tutto E ammettere che non era presente al momento dell'agguato avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. Alla richiesta di assoluzione si erano associati i legali della famiglia Alpi e della Rai.

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