Le bombe continueranno a cadere su Aleppo, a colpire i civili, le donne e i bambini. La guerra è ormai entrata nelle nostre vite, è divenuta uno degli elementi del quotidiano, così come lo sono diventate le migrazioni frutto di quei conflitti che infiammano il mondo intorno a noi e su cui troppe sono le nostre responsabilità.

Quelle bombe non si fermeranno, così come non si fermeranno i flussi migratori perché la guerra conviene. Questa è la triste verità. Ognuno dentro questa sporca guerra ha un interesse specifico da difendere e quasi sempre è un interesse di natura economica.

La Russia, Assad, gli americani, i turchi, i sauditi, gli europei, ognuno ha la sua partita da giocare per conquistare un pezzo di territorio, per mantenere la propria egemonia su un'area strategica del pianeta, per accaparrarsi un po' di petrolio e tutti per vendere un po' di armi.

Dire di volere la pace e nel frattempo mettere al primo posto sempre e solo gli interessi economici è un atteggiamento miope e ipocrita. Ed è quello che l'Italia, come del resto la maggior parte dei paesi occidentali, fa da tempo.

Ipocrite erano le guerre che abbiamo combattuto in Iraq, in Afghanistan, in Libia in nome della democrazia e contro il terrorismo. Perché nascondevano interessi economici e non hanno ottenuto altro che un deterioramento del livello di democrazia e di sicurezza nel mondo. Miope è pensare che alimentare conflitti in ogni parte del pianeta aumentando i profitti dell'impresa bellica non produca effetti anche nelle nostre società. L'Isis è figlio di questa politica, il terrorismo si nutre dell'odio e delle ingiustizie che nel mondo abbiamo seminato.

La pace non è una parola vuota, non si determina dall'oggi al domani con una tregua, ma si costruisce con una politica. La pace è una politica.

È la politica che chiede sempre il rispetto dei diritti umani non subordinandoli agli interessi economici; che chiede all'Egitto verità e giustizia per Giulio Regeni e per tutti gli altri ragazzi torturati e uccisi dal regime di Al Sisi; che non chiude gli occhi davanti alle violazioni dei diritti umani e civili che il governo turco perpetra nei confronti della popolazione civile in Kurdistan; che vieta la vendita di armamenti all'Arabia Saudita che li usa contro i civili in Yemen.

La marcia per la pace, da Perugia ad Assisi, è servita a questo, a dire ancora una volta che c'è un'alternativa, che tutto questo si può fermare. Basta volerlo.

Erasmo Palazzotto,
Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, Sinistra Italiana

http://www.huffingtonpost.it/erasmo-palazzotto/politica-pace-indifferenz...

 

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