La questione romana si ingigantisce sempre più, anziché risolversi. I comizi, gli abbracci, le più o meno vere commozioni, le lacunose autocritiche di Nettuno sono solo uno spettacolo patetico. Sarebbe già molto se i protagonisti di questo pasticcio comprendessero che a nessuno - dico nessuno- è permesso di fare il contrario di quello che ha detto urbi et orbi fino a un momento prima. E ne traessero subito le dovute conseguenze. Se Di Maio dice che ha sbagliato, ma la Muraro resta al suo posto siamo al punto di prima. Anzi peggio. La politica è come la moneta, da questo punto di vista: si basa sulla fiducia, sulla credibilità. Che va verificata a ogni passo e non può essere concessa una volta per tutte. Nessuno pretende che in tre mesi si risolvano i problemi di una città nelle condizioni nelle quali si trova Roma. Ma si deve pretendere che chi ha ricevuto i voti per governarla ci provi con tutte le proprie forze da subito e non confonda quel compito con i giochi di potere interni al partito di cui fa parte. Detto più esplicitamente ci importa nulla delle sorti del direttorio del M5Stelle, almeno per chi non fa parte di quella formazione, ma ci interessa che prenda corpo una giunta nella capitale capace e in grado di operare. Perciò chi ne fa parte non può allungare la lista degli indagati.

Alfonso Gianni

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