Terni, farmacie comunali: non si deve svendere un patrimonio pubblico.
Nella discussione sul futuro dell’Azienda farmaceutica, l’aspetto più preoccupante è rappresentato dalla mancanza di un disegno strategico sul futuro della città da parte dell’Amministrazione Comunale, costretta ad affrontare le singole, pur importanti, questioni fuori da una visione complessiva.
Sulla vicenda infatti, il Vice-Sindaco Piacenti interviene con qualche argomentazione, a nostro avviso, confusa e contraddittoria.
Innanzitutto è bene ricordare che nel programma della coalizione vi era un passaggio poi ripreso fedelmente dal Sindaco nelle “linee programmatiche” presentate al consiglio comunale nel settembre 2014 che dice:
“Per quanto riguarda Afsm la strada da percorrere sarà o quella della ricerca di un partner privato che ne sostenga lo sviluppo o puntare alla costituzione di una Azienda Regionale delle Farmacie municipalizzate che consenta economie di scala, sviluppo di servizi complementari, competitività con i privati”
Questa seconda possibilità non è mai stata presa seriamente in considerazione.
Ora si dice che non ci sarà una svendita e si prevede la cessione di due o tre farmacie con meno redditività.
Avanziamo a proposito alcune, brevi, considerazioni:
1) Se si vendono le farmacie in passivo, quale privato è interessato ad investire? O le si svende o dietro si cela lo scambio con qualche altro interesse.
2) Se, invece, si cedono quote di maggioranza del pacchetto di farmacie che producono utili, ciò significa vendere i “gioielli di famiglia” per far cassa, rinunciando ad introiti futuri e a possibili strumenti di sviluppo di servizi complementari.
Tutto questo senza che negli anni, fossero messe in atto quelle scelte, già individuate, necessarie a difendere e valorizzare un patrimonio pubblico: spostamento di alcune farmacie comunali in zone più redditizie e lotta al rapporto perverso tra le farmacie private e gli ambulatori dei medici convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale.
A tal proposito vogliamo ricordare che mentre le farmacie private hanno in prossimità gli ambulatori medici, questo non avviene mai per quelle comunali e che gli stessi rilasciano le ricette in gran parte rimborsate dal Servizio Sanitario contribuendo in maniera considerevole al fatturato farmaceutico.
E’ un rapporto talmente “strano” che, quando una farmacia privata sposta la propria sede, si porta dietro anche gli ambulatori medici.
Ora, può spiegare il Sindaco perché su questo “strano rapporto”, il Comune, che in quanto proprietario delle farmacie pubbliche è danneggiato, non vuole intervenire preferendo addirittura uscire dalla proprietà di una azienda che dovrebbe essere in competizione e che rappresenta un patrimonio della città?
Sinistra Italiana Terni

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