Umbria: Istat e Inps smentiscono Bankitalia sull'andamento dell'economia.
Il recente rapporto Bankitalia non nasconde un certo ottimismo sull’andamento dell’economia dell'Umbria. Si sottolinea un aumento del prodotto interno lordo dello 0,8% nel 2015 e una moderata ripresa tutta da consolidare, ma sostanzialmente, pur tra tanti distinguo, in atto.
Al contrario indagini relative alla prima parte del 2016, dell’Inps e dell’Istat, sembrano smentire questa presunta ripresa.
Lasciamo parlare i numeri e le ricerche.
Nel mese di maggio 2016 l’indice nazionale dei prezzi indica una deflazione di -0,3%, in diminuzione a livello nazionale in larga parte dovuta all’aumento del prezzo dei tabacchi.
Come abbiamo sottolineato più volte la deflazione è il male peggiore da contrastare perché indica segnali forti di recessione, di una crisi che si avvita sempre di più e dove tra l’altro aumenta il peso del debito pubblico e privato.
Rispetto alla media nazionale l‘Umbria registra un livello doppio, -0,6%, superata solo dalla Puglia, -0,8%, e nelle stesse condizioni della Sardegna
Peggiore la situazione nel capoluogo di regione, Perugia, che si colloca a -0,7%.
L’osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps ci dice che (dati relativi ad aprile 2016) i nuovi rapporti di lavoro attivati nei primi 4 mesi dell’anno sono stati 3.918, contro i 7.777 del 2015, con una contrazione del 49,6% nell’arco di un anno ed è relativo alle assunzioni a tempo indeterminato (tutele crescenti). Molto peggio della situazione nazionale dove la media è del 35,1%.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei voucher nei primi 4 mesi del 2016 l’Umbria arriva a quota 732.719 con un +69,5% sul 2014 e +41,8% sul 2015.
E' quindi del tutto evidente che questi numeri forniti dall'Istat e dall'Inps smentiscono qualunque lettura ottimistica della situazione economica e sociale della nostra regione, se non altro sul versante del lavoro.
L' Umbria continua quindi a vivere una situazione di difficoltà profonda e ormai strutturale che, come più volte abbiamo sollecitato, richiederebbe e imporrebbe politiche economiche alternative sia a livello nazionale che europeo e una profonda discontinuità tutta mirata a ridare valore al tema lavoro.
Su questo, senza ulteriori indugi, è necessario, che si ricrei nella nella nostra regione una reale, necessaria consapevolezza anche nel dibattito politico, economico e sociale. Non è più tollerabile perdere altro tempo.
Mario Bravi,
Sinistra Italiana
Comitato Operativo Umbria

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