Ecologia e stato sociale: altre due dimensionate convergenze
Non è ignoto ad alcuno che le odierne società, in particolare quella italiana, stiano sprofondando sempre più negli abissi dell’inquinamento ambientale e della corruzione politica.
Mi proverò allora ad illustrare il teorema fondato sul presupposto che, solo in un contesto di sano ambiente naturale, è conseguibile una condizione di virtuosa e soddisfacente salute eto-psico-fisica di tutti gli esseri viventi sul pianeta Terra con al primo posto, ovviamente, quella degli umani.
Ci addentreremo insieme, quindi, nei comparti dell’Ecologia e del Welfare State senza dimenticarci in nessun modo dell’onnipresente demiurgo o leviatano rappresentato, a seconda dei casi, dal fattore economico.
Scrive Publio Ovidio Nasone nelle “Metamorfosi”: “…Così la bocca dell’empio Erisittone accoglie ogni vivanda e nel contempo di più ne desidera; e più ne desidera e più a dismisura si accresce la sua insaziabilità tanto che, con morsi laceranti, egli divora pur anche le sue membra: lo sciagurato nutre il suo corpo consumandolo…”. Erisittone, dopo aver incendiato un bosco sacro ad Artemide, viene punito dalla dea medesima con la condanna ad una eterna fame inestinguibile.
La parabola è chiara; netto è il riferimento all’ingordigia del vorace “homo oeconomicus” la cui presenza, ancor’oggi, furoreggia nelle moderne società, ciniche, violente e brutali.
Non, dunque, di aride formule matematiche o di rigide tabelle numeriche abbisogna la scienza economica per essere ben più umana e meglio riflettuta, quanto piuttosto di approcci filosofici e letterari derivanti e rivolti ad economisti, scrittori e pensatori di ogni epoca. L’economia infatti, sembra spesso dimenticato, ha i suoi interpreti negli individui che popolano l’ambiente terrestre, con i loro sentimenti e le loro fragilità, e non in astratti automi, perfetti e freddi calcolatori di utilità da massimizzare e immemori discepoli di una aristotelica “eudaimonia” da perseguire e possibilmente raggiungere. A tal proposito, e mi si conceda una personale nota pubblicitaria, Vi invito a consultare il libello da me scritto e recante il titolo “All’inseguimento della autostima e della felicità”, pubblicato sia in e-book che in cartaceo e reperibile collegandosi al sito internet www.librosi.it .
D’altronde, è proprio l’ambiente terrestre che immerge e avviluppa le persone in un contesto di reciprocità: l’uomo deve custodire la Terra la quale, a sua volta, custodisce l’uomo donandogli i suoi frutti e, tutto ciò, in una dimensione di compiuta relazione con l’altro, nostro prossimo. In codesto senso è lecito parlare di un legame indissolubile tra l’ambiente e la felicità: cioè di una Natura come ponte tra “l’io e il tu”.
A corollario di quanto sopra esposto, discende inevitabile la conseguenza di dover ideare ed immaginare un nuovo paradigma di sviluppo non solo economico, ma anche e soprattutto sociale ed ecologico, avendo la consapevolezza che non sarà mai possibile ingabbiare l’essenza di un qualcosa che è di per sé inafferrabile e fluido come, lo è, tutto ciò che riguarda l’uomo nella sua totale umanità e nel suo volersi relazionare con gli altri e, non certo, prendendo a solo prestito un qualsiasi modello di equazioni matematiche che, seppur elegante e forse attraente, è però inerte e infruttifero nella sua non umana algidità.
Del resto, non è l’uomo che è stato creato per lo Stato Sociale, bensì è lo Stato Sociale ad essere stato progettato per l’uomo se è vero, come è vero, che per Welfare è da intendersi universalmente il crogiuolo della assistenza sanitaria, della pubblica istruzione e della difesa ambientale.
In tale ottica, tutto ciò che è sottratto all’ambiente, unico e massimo contenitore di ogni attività umana, diviene un ulteriore crimine perpetrato da quella intoccabile e inarrivabile casta della finanza nazionale e mondiale che si è ingrassata negli anni dell’espansione e della crescita, che si ciba oggi della crisi economica attraverso spregiudicate manovre speculative e che, con i politici che ci hanno governato negli ultimi due decenni, ha avuto e continua ad avere un inconfessato, ma visibilissimo e indecente rapporto incestuoso.
Per concludere, non sono del tutto certo che un nuovo Welfare e un nuovo modello di sviluppo, fondato sull’economia ecologica, possa automaticamente condurre alla sicura realizzazione del sogno di una società più giusta ed armonica; sono altresì e invece certo che un ambiente sano e ben protetto, che una adeguata istruzione formativa delle giovani generazioni, che il ricevimento di idonee cure sanitarie qualunque sia la individuale condizione economica, sono e saranno il medio comun denominatore dell’unico Welfare che mi sento di condividere e di auspicare.
Mario Tiberi

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