Caos libico, immigrazione, patto di Schengen e.....l'Europa che non c'è.
Si è continuato in queste settimane a parlare, sui media e nei talk show, di un possibile intervento militare italiano con 5000 soldati, da far sbarcare in Libia.
L’intervento è visto da alcuni come una “necessità” contro i terroristi, da altri contro qualcosa di indefinito. E questo è già un problema. Si invoca un‘azione militare nei confronti di un Paese che, particolare non irrilevante, abbiamo già concorso a disastrare, quando, nel 2011, ci siamo messi sulla scia di Gran Bretagna e Francia.
I sondaggi dicono che l’opinione pubblica italiana è, in larga maggioranza, contraria a una guerra o a qualcosa che assomigli a una guerra, ma, nello stesso tempo, le voci critiche di dissenso sono poche e vaghe, per non dire del tutto inesistente ogni iniziativa al riguardo.
Tale stato di fatto, dopo gli anni dei grandi movimenti pacifisti, richiede un’analisi attenta. Dubito che sia solo per paura dell'ISIS e di eventuali reazioni a azioni militari che inevitabilmente potranno offrire le occasioni di una ulteriore radicalizzazione nei confronti dell’Italia.
Forse sta prevalendo l’incertezza sugli scenari internazionali. Sulla questione libica, la politica estera europea ci sembra essere del tutto assente. Ogni membro fa quel che vuole e guarda esclusivamente ai propri interessi (profitto) e particolarmente in relazione al controllo delle fonti energetiche (pozzi petroliferi). Unità speciali di Francia e Gran Bretagna sono da tempo all’opera all’interno della Libia. Soldati francesi hanno partecipato agli scontri via terra a Sabratha e Bengasi e la portaerei Charles De Gaulle è stata inviata a fronteggiare le coste libiche. Nel frattempo l’Italia ha concesso il via libero al decollo, da Sigonella (ormai un vero e proprio avamposto del Pentagono nel Mediterraneo), dei droni americani.
Le condizioni per una esplicita partecipazione dell'Italia, secondo il primo Ministro italiano sono:
1) che sia lo Stato Libico a richiedere l'intervento;
2) che avvenga sotto l'egida delle Nazioni Unite
3) che sia deliberato dal Parlamento.
Condizioni che pongono seri interrogativi: con quale stato libico, fare accordi? Dopo l'intervento che cosa ci aspettiamo?
L’esperienza ci suggerisce che le armi creano solchi, separano, creano odio e terrorismo di reazione duraturo per diverse generazioni.
Nella mischia degli interessi e delle manovre, c'è poi la realtà umana dei profughi. Già 4mila migranti, uomini donne e bambini, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l'Europa via mare. Una Europa di 500milioni di abitanti che fa fatica ad accogliere qualche milione di profughi.
Il trattato di Schengen, nato con lo scopo di abolire le frontiere interne e consentire una libera circolazione nei paesi appartenenti ad uno analogo stato di civiltà e sviluppo, sta perdendo di importanza con l'innalzamento di muri al posto dei ponti. E' ormai incontestabile il fatto che l'allargamento dei confini europei, ai paesi orientali, oltre a creare forti disagi (flusso incontrollato di contrabbando, merci contraffatte e stupefacenti), ha messo in forse la validità del trattato
E' proprio il caso di dire: che delusione! Europa se ci sei batti un colpo.
Giocondo Talamonti

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