Faustina Maggiore, oggetto di inattendibili maldicenze diffamatorie.
di Maria Pellegrini.
Le due figure femminili più rappresentative alla corte imperiale degli Antonini (seconda metà del II sec. d. C.) sono Faustina Maggiore e Faustina Minore, madre e figlia, mogli degli imperatori Antonino Pio la prima, di Marco Aurelio la seconda.
Antonino, ricordato dalla tradizione come un imperatore mite e giusto, per le sue virtù ebbe dal Senato il titolo di “Pio”. Si distinse infatti per l’attenzione allo sviluppo del diritto e alla tutela giuridica di alcune tra le fasce sociali più svantaggiate. “Nobile, mite, indulgente, saggio, lontano dagl’impeti della gioventù e dal torpore della vecchiaia”, lo aveva definito Adriano presentandolo ai senatori e Antonino non tradì mai la fiducia e la stima del suo padre adottivo.
Per trecento anni, quando si procedeva all’investitura di un nuovo imperatore, si facevano gli auguri al nuovo eletto con la formula “che tu possa essere come Antonino il Pio”.
Antonino Pio sposò nel 117 d. C la giovanissima - aveva tredici anni - Annia Faustina imparentata con Traiano. Della sua vita, come di molte altre “Augustae” degli ultimi secoli della storia di Roma, non sono pervenute molte notizie La sua immagine, invece, ci è stata tramandata da una ricca serie di ritratti plastici che mostrano il suo piacevole aspetto. I biografi della “Historia Augusta” non sono certo teneri con Faustina Maggiore: elencano i suoi vizi e la presentano come donna di costumi licenziosi, ne criticano l’avidità, l’eccessiva libertà di modi e di parola, le numerose elargizioni ai suoi favoriti, e non mancano di accusare il marito che preferiva chiudere occhi e orecchie e non prendere nessun provvedimento. Nonostante queste forse inattendibili maldicenze, Faustina condusse una vita serena al fianco del suo sposo, ebbe quattro figli, due maschi morti precocemente e due femmine di cui una Annia Faustina (detta “Minore” per distinguerla dalla madre che sarà ricordata come Annia Faustina Maggiore) sposerà Marco Aurelio, l’imperatore filosofo.
Faustina Maggiore sembra non aver interferito nella vita politica anche perché visse soltanto tre anni dopo essere diventata la prima signora dell’Impero, ma il biografo di Antonino Pio, Giulio Capitolino, ne dà un ritratto spregevole, la dipinge dissoluta, dalla vita non esemplare e annota che il marito “se ne doleva in silenzio”.
Antonino, divenuto imperatore, dopo la morte di Adriano (138), reagì a queste voci maligne facendo conferire dal Senato alla moglie il titolo di “Augusta” a testimonianza della buona armonia dei loro rapporti e della sua stima per lei.
La bellezza di Faustina si può ammirare nelle numerose immagini che abbiamo soprattutto nei Musei Capitolini e Vaticani. Ettore Paratore, ma anche altri studiosi, suppone che fu proprio questa bellezza a “offrire il destro alla calunnia per soffiare il suo alito pestifero su una giovanissima imperatrice che forse era soltanto insofferente all’etichetta di corte”. Aggiunge inoltre che “la ventata di calunnie abbattuta su di lei possa essere lo strascico del malanimo da cui era stato circondato Adriano nell’ultimo periodo del suo regno”. Antonino si era battuto per la deificazione del suo padre adottivo e il Senato aveva acconsentito di malumore ad attribuire l’appellativo di “Divus” a un imperatore il cui l’atteggiamento era sempre stato antisenatorio. La diffamazione della giovane consorte di Antonino, alimentata anche dalla sua spigliata disinvoltura, fu forse una vendetta dei senatori che diffusero malignità velenose sulla sua condotta. E la fama di donna di facili costumi è sopravvissuta a lungo. In un volume del 1870 che classifica le statue dei Musei Capitoli, il busto che la ritrae ha questa didascalia:
“Faustina Maggiore, di cattivi costumi, moglie di Antonino il Pio”.
L’affetto di Antonino Pio per la consorte si espresse anche dopo la morte di lei: non solo l’imperatrice venne divinizzata, ma Antonino fondò, a suo nome, un’opera benefica per l’assistenza delle orfane: le giovinette che erano accolte erano dette “puellae Faustinianae”. In onore di Faustina si adoperò per organizzare giochi, celebrazioni e far scolpire statue. Fece anche erigere presso il Foro Romano un tempio che le fu dedicato dal Senato, come ricorda l’iscrizione sull’architrave della facciata (DIVAE FAVSTINAE EX S C). Alla morte dell’imperatore nel 161 il tempio venne dedicato anche ad Antonino divinizzato e fu aggiunta una riga soprastante all’iscrizione esistente (DIVO ANTONINO ET), visibile tutt’oggi.
A differenza degli imperatori della dinastia Giulio-Claudia, il “pio” imperatore non cercò un’altra donna da sposare, non si rassegnò alla sua prematura scomparsa e si dedicò all’educazione di sua figlia Faustina Minore. Il suo malizioso biografo però aggiunge che si limitò ad avere una schiava come concubina.
Il successivo imperatore Marco Aurelio (che Antonino Pio aveva adottato per decisioni di Adriano - ricordiamo che questa è l’età degli imperatori adottivi-) dedicò anche ad Antonino il tempio nel Foro Romano eretto per Faustina. All’interno del tempio di cui si conservano intatte le colonne, fu successivamente costruita la basilica intitolata a S. Lorenzo in Mirando.
Nel luogo dove vennero bruciate le spoglie dell’imperatore in Campo Marzio - dove oggi è situato l’obelisco di Montecitorio - una colonna onoraria fu dedicata ad Antonino Pio dai suoi due figli adottivi, destinati alla successione: Marco Aurelio e Lucio Vero (di fatto poi Marco Aurelio, pur designato imperatore insieme al fratello, governò quasi sempre da solo senza che Vero lo contestasse). Era una colonna monolitica di granito rosso senza decorazioni, sormontata dalla statua dell’imperatore con gli attributi di Giove. Nell’iscrizione dedicatoria è nominato solo Antonino, ma sul rilievo del basamento è scolpita l’apoteosi che riunisce l’imperatore e la moglie Faustina, defunta venti anni prima. Affiancati da due aquile, sono sollevati in cielo da un Genio alato. Alla scena assistono la dea Roma e la personificazione del Campo Marzio che sostiene l’obelisco di Augusto. Sui lati sono raffigurate le parate dei cavalieri che si svolgevano in occasione dei solenni funerali imperiali.
A differenza delle colonne istoriate degli imperatori Traiano e Marco Aurelio, la colonna di Antonino Pio era un fusto liscio in granito rosa egiziano. e sulla sua sommità era posta una sua statua, come è mostrato in una moneta con l’effigie dell’imperatore
Se le fonti letterarie e storiche sono prive di importanti notizie su Faustina Maggiore e lasciano piuttosto spazio a malevole considerazioni sulla sua condotta, le fonti documentarie, invece, sono numerose: statue, iscrizioni e monete, tutte con l’intento di evidenziare i suoi legami familiari, cioè di essere figlia, moglie e madre e di segnalare a chi le osserva l’unità e serenità della sua famiglia. Faustina, come le altre Auguste doveva simboleggiare le virtù e i valori che l’imperatore voleva diffondere in tutto il dominio romano. Ma l’immagine di Faustina Maggiore diventò soprattutto espressione del fascino femminile, tanto da essere copiata negli abiti e nelle pettinature, diventando un modello alla moda per le donne di tutto l’Impero.

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