Pampanelli/Prc: «Perugina: negativo il piano di Nestlè»
L'esito del confronto tra sindacati e Nestlè non è positivo, anzi conferma il depotenziamento produttivo della Perugina trasformandola, al più, in stabilimento produttivo anonimo. Quello che è certo è che Nestlè non investirà più su due prodotti storici come Rossana ed Ore Liete, marchi che rischiano così di essere venduti con la pesante conseguenza di una possibile perdita di posti di lavoro. A fronte di questa situazione il management di Nestlè ha messo sul piatto 60 milioni di investimenti sul Bacio, quaranta dei quali in marketing e non necessariamente legati allo stabilimento, quindi al territorio, e l'eventuale produzione di cialde gelato attraverso una joint venture. Che “i baci Perugina hanno un patrimonio di tradizione eccezionale” lo sapevamo. Proprio per questo modi e tempi del potenziamento delle linee di produzione potevano e dovevano essere certi e chiari. Così non è. Non ci scordiamo infatti che Nestlè è una multinazionale e che, sebbene annunci investimenti sicuramente positivi sulla valorizzazione commerciale dei Baci, non è detto che per questo la produzione resti a Perugia. Il marchio è di Nestlè. Basti pensare a tutti i prodotti che nel corso degli anni hanno lasciato San Sisto. Le cialde, poi, avranno il marchio Perugina? Oppure su questo prodotto Nestlè sperimenterà lo stabilimento di San Sisto come azienda in conto terzi? Ecco perché continuiamo a pensare che occorra un piano che rilanci non solo lo stabilimento di San Sisto, non solo il Bacio, ma il marchio Perugina in generale e implementi la gamma di prodotti legandoli così più saldamente al territorio tanto da poter, in prospettiva, garantire l'esistenza stessa del sito produttivo e dare un futuro ai lavoratori di oggi e di domani. Riteniamo perciò impalpabili le prese di posizione delle istituzioni, che forse non hanno ben chiaro che con questo piano la Perugina è condannata a chiudere e che la sopravvivenza della Perugina significa anche la sopravvivenza di Perugia e dell'Umbria.
Ribadiamo che occorre allora creare un movimento cittadino e regionale che possa essere di appoggio alla lotta che i lavoratori e il sindacato dovranno per forza portare avanti. Perché appare chiaro che dietro al fumo dei milioni messi in campo da Nestlè manchi la volontà di investire sulla Perugina come marchio e fabbrica "di Perugia" capace di innovare. Il sindacato e i lavoratori non possono permettere che, per dare un contentino occupazionale oggi, si trasformi la fabbrica in una succursale produttiva che oggi c'è e domani chissà.
Emiliano Pampanelli
Rifondazione comunista di Perugia

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