In questi ultimi giorni sembra accelerare il dibattito sulla soppressione della Regione dell'Umbria, cioè per cancellarla, dividerla e aggregarla a qualche altra Regione o territorio.

Il tutto parte dalle sgangherate proposte di riforma costituzionale avanzate da un Parlamento politicamente illegittimo e da un Governo non eletto, che hanno trovato sponda in associazioni e rappresentanti politici e istituzionali umbri.

Contrariamente a questi riformisti da strapazzo, che si misurano in convegni imbolsiti o in improbabili editoriali su organi di informazione locali, ritengo che la Regione dell'Umbria abbia svolto, in questi decenni, un ruolo indispensabile e molto positivo a sostegno delle nostre piccole citta' e dei vari territori.

Un ruolo che può essere rilanciato in una nuova prospettiva di "Italia Mediana" (Lazio, Marche, Toscana e Umbria) e che abbia come asse fondante l'ambizione di definire un nuovo modello di sviluppo, incentrato su una economia di qualità, l'innovazione dei processi produttivi e dei prodotti,
la ricerca applicata, la salvaguardia dell'ambiente, del paesaggio, dell'equilibrio ecologico, coniugato alla valorizzazione del patrimonio culturale, il potenziamento dello stato sociale e la creazione di nuovo lavoro.

Una "Italia Mediana" europea, ma alternativa a questa Europa dei banchieri, del liberismo e delle politiche di austerità che tagliano i diritti e moltiplicano disoccupazione e precarietà del lavoro.

L'Umbria deve evitare come la peste di correre il rischio di diventare la periferia di qualche nuova macroregione, deve invece costruire un movimento politico e culturale a sostegno dell'Italia Mediana, capace di pensarsi come l'istituzione del lavoro, dei diritti sociali e di una qualità della vita da fare invidia a tutta l'Europa.

Stefano Vinti
Associazione Sinistra Lavoro Umbria

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