Nei mesi recenti una serie di fiction, da “Don Matteo” a più recentemente “Luisa Spagnoli”, hanno avuto un grande successo di pubblico, avvalorato anche dai dati Auditel.

Adesso la fiction che viene proiettata nelle sale della politica umbra, e potremmo dire sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori della nostra regione, si può tranquillamente titolare ”Titanic”.

Una riedizione umbra del celebre film perché, mentre la nostra economia affonda sempre di più nella recessione, la Giunta regionale non trova di meglio che macerarsi in uno scontro di potere senza fine sugli apicali del sistema sanitario umbro.

Non c’è traccia di differenze sostanziali su tickets, liste d’attesa e privatizzazione del sistema sanitario. In altri tempi avremmo detto il doroteismo prevale aldilà delle semplificazioni tra innovatori e conservatori.

E tutto questo avviene mentre l’economia umbra affonda sempre di più.

Come ha dimostrato lo studio di Ires Cgil Toscana sull’Umbria, in 6 anni abbiamo perso il 15,1% del Pil, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti di un terzo (32,9%), il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è diminuito del 37,2%, addirittura più del comparto dell’edilizia. Il prodotto pro-capite è tornato a prima del 1995. Fatto 100 il reddito da lavoro dipendente l'Umbria si colloca a quota 92,2. Il lavoro quando c’è è sempre più frammentato e precario. 79mila umbri si collocano in una situazione di disagio occupazionale, il doppio del 2008.

Il sistema informativo Excelsior, per conto della Camera di Commercio di Perugia, parla, per quanto riguarda le previsioni relative al primo trimestre 2016, di un saldo occupazionale che dovrebbe attestarsi a -120 unità per le assunzioni dirette di personale dipendente e a +500 unità per i contratti atipici, in gran parte determinato dai contratti di somministrazione (+230).

Inoltre l’esplosione del sistema dei voucher (o buoni lavoro) che in Umbria nel 2015 hanno toccato quota 2 milioni, coinvolgendo 5mila umbri, è un indice del progressivo imbarbarimento della nostra società regionale. Nel sistema dei voucher il lavoratore è privo di diritti, di tutele previdenziali e di diritti fondamentali come quello della maternità.

E’ quindi del tutto evidente e urgente uscire dalle fiction e dagli scontri di potere fini a sé stessi per affrontare i duri nodi della realtà regionale, che soffre sempre di più, tra precariato, disoccupazione e povertà che si allarga. Ma si può e si deve uscire solo se si recupera l’idea di un progetto, se si lavora ad una prospettiva che metta al centro l’Umbria e il suo futuro, se il cambiamento non è una parola vuota legata solo ad assetti di potere di carattere personale ma incrocia sul serio i bisogni veri delle persone.

Proiettare un altro film è possibile solo se si da ai cittadini la possibilità di diventare veramente protagonisti.

Mario Bravi

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