PERUGIA - Stia assolutamente sereno il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Andrea Liberati che insegue fantasiose ricostruzioni circa presunte lacrime della presidente Catiuscia Marini, affidandosi al ridicolo. È quanto si afferma in una nota di Palazzo Donini.

“Ciò evidentemente perché – continua la nota - il consigliere è completamente privo di argomentazioni politiche, come ha dimostrato ampiamente in questi primi otto mesi di legislatura, e preferisce affidarsi a tali fantasiose ricostruzioni lasciandosi andare ad affermazioni che si commentano da sole. In ogni caso, si precisa che per quanto la presidente della Regione Catiuscia Marini sia legata affettuosamente al suo gruppo politico nessuno di loro merita però le sue lacrime”.

Per completezza di informazione, questa la nota diramata ieri in relazione alle dichiarazione rilasciata da Alberati:

“Lacrime. La cultura occidentale principiò dalla tragedia greca, passò per il memorabile 'Qualis artifex pereo!' di Nerone, sicuro che il mondo ne avrebbe rimpianto le soprannaturali capacità; in tempi recenti, alla fine della parabola, si registrò la pubblica contrizione di una certa Fornero. In età contemporanea i lucciconi di Giorgio Napolitano hanno spesso fatto capolino ai TG della sera, ma oggi è davvero accaduto l’inverosimile: le cronache narrano che un rigurgito tardoimperiale avrebbe consentito il rilascio di piccole, gelide stille da parte di Catiuscia Marini. Lacrime uniche nel suo genere, perché a marchio coop”.

“Attenzione, però – proseguiva Alberati - : sono le tipiche lacrime di chi chiagn’ e fotte. Lacrime di un potere che, giorno dopo giorno, marcisce. Infatti, non solo chi purtroppo lo subisce: talvolta frigna anche chi, esercitando potere, ne avverte la crescente provvisorietà. In una parola, piange chi sta per perderlo, e nondimeno spera di proseguire, come se le ore liete della vecchia politica non finissero mai. Quelle odierne sono le lacrime di un giocattolo tenuto arrogantemente per sé, ma finaliter strappato via, lacrime del bambino che strepita senza però provare alcuna empatia verso niente e nessuno che non siano i suoi stessi balocchi. Sono anche lacrime di viva rabbia verso la marea montante dei perfidi cesaricidi che si aggirano dentro e fuori il Palazzo”.  

“Una cosa è certa – concludeva il consigliere pentastellato - le glaciali lacrime mariniane non avranno mai l'autenticità di quelle dei cittadini sfiniti dalla crisi, sfibrati dalla disoccupazione, stanchi della retorica dei vecchi partiti. Non saranno mai le lacrime di chi forse non avrà mai una pensione rispetto a chi ne otterrà una, due, tre, ad libitum sfumando!”. 

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