“Dopo alcuni giorni i contorni delle vicende che stanno mettendo a dura prova il governo regionale in Umbria si vanno delineando più chiaramente”. 

Stando alle dichiarazioni e ai fatti è davvero difficile ravvisare in tutto ciò motivazioni ideali. Improprie  le dimissioni date da un Assessore regionale su nomine di dirigenti tecnici seppur importanti come nel caso dei direttori delle Usl, delle aziende sanitarie e della Regione. Improprio che si rivendichino veti su scelte in cui la prerogativa appartiene alla Presidente e alla Giunta Regionale tutta. Il ‘mancato’ rinnovamento come motivo delle dimissioni non convince visto che a partire da chi lo agita il metro del ricambio è stato sbandierato solo in questo caso e a seconda del territorio umbro di cui si parla.    

Più plausibile appare invece che quello chiamato ‘sgarbo’ consista nel non aver ottenuto sufficienti nomine di propria influenza. E questo è grave, perché il rinnovamento della politica vero, quello cioè che farebbe bene alla democrazia, all’Umbria, passa per la distinzione tra il livello politico e il livello tecnico, assegnando a quest’ultimo la peculiarità della competenza appropriata ed esibendo la migliore possibile professionalità. Alla politica, agli assessori o presidenti di Regione spetta il compito del governo dei processi  e la responsabilità delle decisioni per rispondere al meglio a bisogni e aspettative, compiti quindi sovraordinati al livello tecnico. E se lo si vuol fare si può, con coraggio ed impegno nell’interesse dell’Umbria.  Non ci sono ‘cani da guardia’ che tengano.

La ricomposizione e i chiarimenti in maggioranza, che auspico si appronteranno presto, dovranno avere in questo un punto cardine.

E' necessario che quella pratica politica malsana, volta a rafforzare l’area di appartenenza, a livello locale con risvolti di carattere nazionale che sembra essere la sostanza dell'attuale crisi politica regionale, e che fa passare in secondo piano i contenuti e il compito di dare risposte ai bisogni e alle aspettative attesi dalla comunità regionale, venga rimossa.

Peccato che abbia prevalso perché l’ormai ex assessore Barberini con gli incontri e l’ascolto aveva risvegliato la speranza che si potesse giungere finalmente al Nuovo piano sociale regionale, con un percorso partecipato degli attori sociali, rilanciando pratiche e contenuti di fondo del sistema approntato fin dagli anni novanta in Umbria. Altrettanto ci si attendeva per il Piano Sanitario.

Ora nonostante il repentino riassetto delle deleghe operato nella Giunta Regionale, si rischia che si comprometta l’avanzamento della programmazione sociale e sanitaria e la loro attuazione in tempi brevi e certi. E si a sa quanto sia indispensabile per rispondere ai nuovi bisogni e ai nuovi contesti socio-economici, che questa legislatura regionale veda quei Piani definiti ed applicati.  Si rischia anche  un ritardo nell’utilizzare al meglio la straordinaria opportunità offerta dagli ingenti fondi europei disponibile nell’anno e in quelli a venire.

Se pressioni e ricatti vi sono stati, bene ha fatto la Presidente Marini a difendere l’autonomia delle istituzioni, a non cedere, a garantire l’iter previsto, scegliendo per competenza professionale ed esperienza, e ad assumersi la responsabilità delle scelte nei tempi congrui per ristabilire la funzionalità a pieno  delle usl e delle aziende sanitarie.

Nel merito delle scelte fatte è lecita però una valutazione politica sulle caratteristiche prescelte, che proprio perché tecniche  non sono irrilevanti rispetto all’attuazione degli indirizzi da dare alla politica sanitaria e sociale regionale.

Senza nulla togliere alla comprovata e nota competenza professionale ed esperienza dei nominati, l’Umbria aveva, avrebbe, bisogno di uno scatto nella continuità, per sviluppare innovazione sociale e socio-sanitaria, che non é solo tecnologica e strumentale ma é altrettanto organizzativa e partecipativa,  fatta di approccio multidisciplinare rivolta alla persona nel suo complesso, di coinvolgimento di professionalità e di competenze sociali e associative, diinvestimento nei servizi territoriali di prevenzione e riabilitazione, diestensione a tutte le zone delle eccellenze sociali e socio sanitarie e di razionalizzazione e salvaguardia delleeccellenze sanitarie.

Tale approccio è indispensabile per conciliare e vincere la sfida della compatibilità tra risorse scarse, qualità e appropriatezza delle risposte, universalità, seppur selettiva assicurando equità, rivolta alle diverse età e condizioni nell’accesso al Sistema integrato dei Servizi.

Indispensabile per estendere il diritto alla salute e al ben-essere delle persone. 

In questo quadro forse non era necessaria la sostituzione  della massima carica tecnica, ovvero di chi ha retto la direzione sanitaria della Regione in questi anni con i riconosciuti risultati, stringendo e coordinando tutte le direzioni generali di usl e aziendeospedaliere.  Nelle  scelte territorial andava fatto invece un passo in piu.

In particolare per quanto riguarda la Usl n 2 se di ricambio si doveva parlare sarebbe stato opportuno avvalersi anche di nuove competenze che fuori dalle dinamiche locali, avvalendosi delle competenze amministrative, mediche e  socio sanitarie cresciute in loco e negli anni, potesse salvaguardare buone pratiche ed eccellenze, compiendo l'unificazione della usl finalmentevalorizzando le eccellenze ed  omogenizzando ai livelli piú alti, l'efficacia l' innovazione raggiunta in ambito socio sanitario e sanitario nelle diverse realtà territoriali.

Infine è inevitabile non cogliere come nel quadro delle nomine sia stato impossibile trovare nei 108 curricula una competenza qualificata femminile. Ora sarebbe stato ancora più necessario anche per assicurare quella attenzione alla medicina di genere e all' integrazione dei servizi per prevenire e contrastare la violenza sulle donne.

Ora, di fronte a quanto compiuto si tratta di ricomporre. Per il bene dell'Umbria cio dovrebbe avvenire ponendo alla base un nuovo patto nella maggioranza e nel Pd a maggior ragione, fondato sulla chiarezza dei metodi e nel rispetto dei ruoli e delle istituzioni.

Il piano di ricomposizione dovrà essere politico, sugli indirizzi e sulla programmazione sanitaria e socio-sanitaria da compiere, ad attuare la quale tutti e tutte dovranno essere chiamati e sentirsi impegnati

Chiedo che in questo senso la politica, i partiti, i movimenti e le associazioni facciano la loro parte costruttiva creando e animando luoghi di confronto e di discussione su questi aspetti, in tempi rapidi e con chiarezza di decisione e assunzione di responsabilità. Lo chiedo prima di tutto al Pd, grande assente in queste settimane di scontri riportati dai giornali e consumati in pochi e in segrete stanze, invece che nelle sedi preposte degli organismi dirigenti e assembleari. 

Mi auguro che la riunione della Direzione Regionale incomprensibilmente rinviata rispetto alla convocazione prevista per ieri (sabato) si svolga al piu presto e che a partire dal segretario regionale si promuova una discussione trasparente, democratica e quindi inclusiva, ovvero aperta a tutte le anime e a tutti gli iscritti al Pd, che stipuli un nuovo patto per l'Umbria  in tempi brevi e compia i cambiamenti necessari nei ruoli  di direzione che ne garantiscano l' attuazione.

Rita Zampolini Sinistradem Campo aperto Umbria 

Condividi