TERNI – La emessa dal Tribunale di Terni in merito all’annosa vicenda dell’Asm di Terni, sulla quale molto si è disdettato perché vedeva imputato, insieme ad altri, l’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, ha completamente via spazzato il teorema accusatorio costruito ai danni degli imputati. Raffaelli è infatti andato assolto da tutti i reati a lui ascritti “per non aver commesso il fatto”. Niente mobbing, quindi ai danni di alcuni dipendenti in servizio presso l’inceneritore della municipalizzata.

Ma la sentenza rende giustizia anche ad altri quattro suoi coimputati che sono stati ugualmente assolti: ovvero gli  ex presidenti di ASM, Pietro Sechi e Giacomo Porrazzini , l'ex responsabile del personale, Mauro Listante  e  Agata Mariani. Unico condannato ad un anno di reclusione (ma la pena è stata sospesa), l’ex direttore dell’Asm Moreno Onori.

Riguardo ai supposti danni ambientali per il presunto inquinamento che secondo l’accura sarebbero stati provocati dall’impianto, il tribunale non è invece entrato nel merito, accogliendo in questo caso la richiesta della Procura di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

Comprensibile, quindi, la soddisfazione espressa in una nota dai difensori degli assolti, che, in attesa di conoscere la motivazione, osservano come già nel dispositivo della sentenza letta ieri sera dal Presidente Zanetti emerga con chiarezza che l’impegnativo teorema accusatorio costruito dalla Procura della Repubblica sia stato completamente respinto.

“Il Tribunale, in particolare – osservano il Prof. Avv. David Brunelli e Avv. Adriana Faloci - , ha escluso che i vertici ASM abbiano agito con la deliberata intenzione di far funzionare l’inceneritore a tutti i costi, accettando anche la conseguenza di devastare l’ambiente ternano e decidendo di emarginare all’interno della struttura coloro che si opponevano a un simile disegno, rendendo frustrante la loro vita lavorativa”.

“Ha inoltre radicalmente escluso – aggiungono - che ispiratore di ciò potesse essere il sindaco Paolo Raffaelli, che la Procura aveva chiamato a rispondere come concorrente in quasi tutti i reati addebitati alla gestione dell’azienda. L’ex sindaco è stato infatti assolto, per estraneità, anche dai reati per i quali il Tribunale doveva solo dichiarare l’intervenuta prescrizione, essendo ‘evidente’ che egli non avesse commesso il fatto”.

“Al termine di un maxiprocesso durato nove anni, con una ventina di imputati e decine di reati anche gravissimi loro contestati, con spese ingenti in termini di personale, mezzi e consulenze, che ha distrutto o condizionato vite, carriere e aspettative di tutti coloro che sono stati coinvolti, il Tribunale di Terni – ricostruiscono i due legali - ha ridotto la mole delle accuse ad una semplice vicenda di contrasto personale tra il direttore generale e un suo sottoposto, riconoscendo nel comportamento del primo estremi di inadeguatezza, per il resto escludendo anche tutte le ipotesi di mobbing e di violazione dei diritti sindacali costruite sulle voci di altri lavoratori ‘insoddisfatti’.

In definitiva, con il processo dell’inceneritore si chiude una pagina emblematica dei rapporti tra giustizia economia e politica, che dovrebbe far attentamente riflettere chi ancora crede che le aule di tribunale siano il luogo più adatto per scrivere la storia del nostro paese”. 

Una vicenda cher abbiamo definito annosa, ma che dovrebbe comunque far riflettere certi "giustizialisti" di casa nostra, sempre pronti a montare scandali che poi si rivelano non essere tali.   

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