Il 7 novembre al Quirino, con la costituzione dei gruppi Parlamentari di Sinistra Italiana è iniziato un percorso, che punta a costruire attraverso lo strumento fondamentale della partecipazione, il partito della Sinistra Italiana con al centro i diritti e il lavoro.

La fase costituente che si è aperta e che attraverserà tutto il 2016, presuppone un percorso vero, e non è assolutamente un gioco di palazzo.

A questo percorso come umbri, intendiamo a partire anche dall’iniziativa del 17 dicembre, dare il nostro contributo, questo è il senso di questo nostro documento, che indica temi, che nel corso dei prossimi mesi, approfondiremo con apposite ulteriori iniziative.

L’Obiettivo del nostro percorso, è quello di costruire un progetto politico, con al centro un partito coinvolgente, innovativo, unitario e di governo, che rappresenti l’universo dei lavori, che porti avanti le tematiche di un welfare inclusivo e sostenibile, di una scuola e una sanità veramente pubblica, puntando alla ricostruzione morale e intellettuale della politica, per concretizzare la democrazia costituzionale.

 
Con la costruzione di Sinistra italiana, non si fa il gioco della destra, come alcuni critici malevoli tendono a sottolineare. Il gioco della destra lo fa chi attua politiche di destra, come il Jobs Act, la Buona Scuola, l’Italicum, una legge di stabilità che allarga le differenze e una riforma costituzionale, che limita i percorsi democratici, del resto la vicenda francese e i voti popolari alla Le Pen dimostrano che l’assenza della Sinistra comporta anche la deriva a destra.

Siamo Sinistra Italiana, perché rappresentiamo una parte, la parte di chi lavora e produce e anche per questo siamo contro il partito “piglia tutto”, che ha assunto le sembianze del “Partito della Nazione”.

Siamo fermamente convinti, che destra e sinistra continuino ad esistere, noi puntiamo a rappresentare la sinistra, che intende governare e cambiare questo paese, nel segno dell’equità, sapendo che la democrazia è anche confronto e conflitto; come ha dimostrato anche l’iniziativa svoltasi con Stefano Fassina nei giorni scorsi a Santa Maria degli Angeli. Consapevoli che la spinta all’equità e al cambiamento e alla difesa del pianeta viene anche dagli stimoli dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato Sii”.

Sinistra Italiana presuppone una proposta di governo, che sconfigga la democrazia della paura alimentata anche dai recenti fatti di terrorismo di Parigi e non solo, isolando chi come Salvini e la Lega cercano di sfruttare questa situazione.

Vogliamo che, il processo costituente sia ampio e vero, anche nella nostra Regione, per costruire un vero e moderno partito della Sinistra, sapendo che c’è un futuro per una sinistra degna di questo nome e che la forza di questo progetto è insita in una battaglia contro tutte le diseguaglianze: di potere, di sapere e di reddito.

1) Questione economica e sociale

In questo fine 2015 si susseguono analisi e valutazioni, da ultimo Confindustria Umbria e Banca d’Italia, sull’andamento e sulle prospettive dell’economia della nostra Regione. In queste analisi prevale un cauto ottimismo su una tendenza che sarebbe al rialzo, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento non più pessimistico da parte del sistema delle imprese. Ma se teniamo conto del mutamento in atto a livello internazionale, sottolineato recentemente anche da Mario Draghi, con la riduzione della crescita dei paesi emergenti, tenendo conto che i piccoli segnali in controtendenza nella nostra regione sono legati prevalentemente alle esportazioni, possiamo dire che questi elementi sono fili molto sottili.
Inoltre , sempre per quanto riguarda l’Umbria, c’è da sottolineare che in questi ultimi anni la nostra Regione ha subito i colpi della crisi in maniera più che proporzionale.
Alcuni dati lo dimostrano: Pil a -9 % , 200 vertenze aziendali aperte, 40.000 disoccupati, spesso con titoli di studio medio alti, 23.000 neet o scoraggiati, 12.000 cassaintegrati, con risorse sugli ammortizzatori in calo consistente, e settori fondamentali per l’Umbria, da un punto di vista occupazionale come l’edilizia che hanno visto passare gli addetti da 20000 a poco più di 8000.
I segnali d’inversione di tendenza sono molto gracili e contraddittori, perché il Jobs Act ha introdotto e allargato ulteriori forme d’imbarbarimento del mercato del lavoro, pensiamo alla vicenda dei voucher (o buoni lavoro) che è una vera e propria legalizzazione del lavoro nero. Con il voucher il rischio d’impresa è interamente scaricato sul lavoratore, senza dimenticare il fatto che questo strumento è privo di tutela previdenziale e non è prevista né la maternità né il riconoscimento dell’infortunio se non ex-post. Il dato assolutamente allarmante è che nel primo semestre 2015 sono stati acquistati oltre un milione di voucher in Umbria, che è esattamente tre volte in più del primo semestre 2013.
Inoltre con la crisi sono aumentati i fenomeni d’illegalità e anche di infiltrazioni mafiose, come dimostra la vicenda Gesenu. Non può essere questo il futuro del lavoro in Umbria.
La proposta che sinistra italiana rilancia, è quella di realizzare sulla base di un confronto con tutte le forze sociali e imprenditoriali, un piano del lavoro dell’Umbria, che crei buona occupazione nell’industria, nella formazione, nella cultura e nella difesa dell’ambiente e del territorio. A questo fine vanno secondo noi utilizzate le risorse dei fondi europei (fse e fsear) evitando la ripetizione della spesa a pioggia.

2) Questione democratica

La nostra Regione negli anni passati ha fatto della partecipazione democratica un’Asset qualificante, anche su tematiche fondamentali come quelle della pace e dei rapporti internazionali in un mondo sempre più globalizzato. A partire dalla Marcia della Pace, dal messaggio di Aldo Capitini e dalla funzione spirituale di Papa Francesco e dei Francescani di Assisi questo ruolo va assolutamente rilanciato e questo anche in un momento come l’attuale dove anche la nostra Regione vede precipitare i tassi di partecipazione alle iniziative dei corpi sociali intermedi e anche alle elezioni comunali e regionali (ricordiamo il basso tasso di partecipazione alle ultime elezioni regionali e anche ai ballottaggi per l’elezione del Sindaco di Perugia e di Terni) .
Siamo di fronte ad una crisi verticale dei partiti di massa, del loro ruolo e della loro funzione, che non sono più tali, ma che anche nella nostra Regione, attraverso anche il PD, si sono trasformati sempre di più in comitati elettorali, che non discutono di merito ma solo quando è necessario, di candidature e/o di preferenze. Un’ esempio recente di questa caratteristica è riscontrabile nella scarsa o nulla reazione che si è verificata rispetto alla quarta interdittiva antimafia sulla vicenda Gesenu. Inoltre il sistema elettorale proposto dal governo Renzi e basato sul sistema maggioritario tende ad accentuare queste difficoltà e queste problematicità.
Sinistra Italiana s’impegna a realizzare confronti nei territori, per costruire un percorso, che inverta questa tendenza, sapendo che un vero cambiamento non può prescindere dal rilancio di una partecipazione, che utilizzando strumenti vecchi e nuovi, costituisca un punto di riferimento per le tante realtà, che anche in Umbria pensano, che la partecipazione alla dimensione pubblica sia uno strumento ineliminabile e soprattutto moderno per costruire il futuro.

3) Modello sociale

La nostra Regione si è radicata e rafforzata anche nella consapevolezza e nella coscienza dei cittadini, su un’identità precisa: la coesione sociale come valore fondamentale.
Non è un caso, se tutte le ricerche economiche e sociali degli anni passati, indicavano accanto a salari e stipendi inferiori alla media nazionale, la presenza di un’ indice di coesione sociale (indice Gini) molto più alto di quello presente sul territorio nazionale. Crediamo che, questo dato sia stato uno degli elementi caratterizzanti della sinistra di governo negli anni migliori del regionalismo, e questo si è potuto verificare nei livelli qualitativi espressi sul terreno sociale, sanitario e dei servizi alla persona.
Questo dato oggettivo, è fortemente messo in discussione ora dalle politiche governative nazionali. La logica dei tagli degli ultimi governi, insieme alla centralizzazione delle politiche economiche e sociali, ha prodotto danni rilevanti sul tessuto della nostra coesione sociale, che risulta essere sempre più sfibrata. Basta pensare al fatto che l’Umbria ora è collocata in una classifica mediana rispetto alla qualità dei servizi sanitari e che assistiamo ad un aumento progressivo dell’impoverimento di fasce rilevanti della popolazione umbra, sia giovanile che anziana.
Un dato d’allarme della nostra regione è rappresentato da sempre più giovani umbri che abbandonano l’Umbria, così come dalla riduzione del numero degli immigrati presenti, che dopo tanti anni per la prima volta diminuiscono (- 1,31 %) inoltre l’allungamento delle prospettive di vita della popolazione anziana che continua ad essere uno degli Asset positivi dell’Umbria vede collocati molti anziani nella fascia di povertà, essendo le pensioni umbre tra l’altro più basse del 13 % rispetto alla media nazionale.
Come sinistra Italiana, pensiamo che, vanno rilanciate anche in Umbria politiche di welfare individuate anche da parte della Regione Umbria, strumentazioni adeguate, su cui si continuano ad accumulare ritardi. Ad esempio, mentre 9 regioni hanno definito strumenti seppur parziali di reddito di cittadinanza o di solidarietà, la nostra regione tutt’ora è rimasta ad una discussione sui massimi sistemi. Questo succede mentre ci sono lavoratori, che precipitano all’improvviso nella povertà più assoluta.
Basta fare l’esempio, se ne potrebbero fare tanti altri, dei lavoratori ex-merloni al di sotto dei 40 anni, che dal 12 ottobre di quest’anno, hanno perso anche l’assegno di mobilità e hanno di fronte a loro la realtà molto drammatica del reddito zero!

4) Valore della regione

La crisi infinita dell’Umbria, di cui in precedenza abbiamo indicato alcuni tratti, non può concludersi sul terreno istituzionale sigillando la parola fine alla lunga e spesso positiva esperienza del regionalismo umbro. Sarebbe il suggello del definitivo impoverimento e della strutturale marginalizzazione del nostro territorio. Un risultato soprattutto che non farebbe i conti con la realtà e con il fatto che il regionalismo in Umbria ha prodotto conquiste positive che hanno consentito, a partire dagli anni 70, una notevole crescita economica, sociale e culturale. La Regione Umbria ha dato dignità e coscienza di sé ad u’intera popolazione uscita da decenni di sfruttamento e di abbandono. La scelta dell’Umbria è stata una scelta politica, della “buona politica”, una scelta che si è dimostrata importante e significativa.
Per tutti questi motivi siamo convinti che, l’Umbria non può essere cancellata, come vorrebbe il Senatore Ranucci del PD che ha fatto assumere dal governo un’ ordine del giorno, che prevede le macro regioni. Dobbiamo essere consapevoli, che la soppressione dell’Umbria è un’ atto anti democratico, che dopo la cancellazione delle province scava la fossa alle autonomie.
Anche da quest’approccio emerge che l’idea di modernità cara al Presidente del Consiglio Renzi è intrisa di falsa modernità e che la democrazia di un paese non può essere basata solo su criteri quantitativi, come il numero degli abitanti.
Vogliamo ricordare che, in tutto il mondo civile esistono numerose esperienze di governi locali con poteri decentrati più forti e più consistenti delle nostre regioni e contemporaneamente con una popolazione più esigua dell’Umbria.
Esempi? Maine e Vermont, che sono stati federali degli U.S.A, la città stato di Brema in Germania o il Land della Saar nello stesso paese. Siamo convinti come Sinistra Italiana che l’esperienza regionalistica vada salvaguardata, lavorando caso mai su una possibile programmazione comune per quanto riguarda i fondi europei e le questioni infrastrutturali con le regioni vicine all’Umbria a partire dalla Toscana e dalle Marche.
 

5) L’Innovazione che serve all'Umbria

La rivoluzione di internet degli anni novanta ha modificato il sistema di comunicare e raccogliere informazioni, ponendo le condizioni di uno sviluppo in tutti i campi.
Pensiamo che ci sia molto da fare per la Regione. Specialmente su progetti concreti. Il Digitale ormai è presente in tutti gli ambiti della vita e ha bisogno di una formazione continua.
Si tratta di investire in nuovi e originali algoritmi piuttosto che importare codici altrui.
Impegnare le commodities municipali ed elaborare un piano regolatore della comunicazione e dei servizi digitali che vincoli le scelte e le negoziazioni con i provider di supporto. Per fare in modo che gli enti locali e la P.A. introducano con le grandi corporation della rete criteri di reciprocità.
Internet tra qualche anno , non arriverà più nelle nostre case attraverso la linea telefonica, bensì con la luce dei lampioni. Il Li-Wi (che sostituirà il WI-FI) farà viaggiare internet sempre più velocemente per permettere la nascita delle Città Sensienti, Stanno arrivando in linea con una connessione a 1 Mbps e l'accesso a tutto il mondo le informazioni su Google, cloud la stampa 3 D, amazon servizi web, intelligenza artificiale con Watson, crowdfunding, crowdsourcing, e molto altro.
Ovviamente cogliere queste occasioni non vuol dire "comprare tecnologia" ma produrla, investire sulle risorse umane, cambiare i modelli organizzativi, favorire e promuovere la condivisione e la cooperazione.

 

Futuro a Sinistra Umbria

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