Si all'Italia di Mezzo con la priorità del lavoro.
Il 24 novembre, organizzata dalla Cgil e dall’Ires delle Marche, si è svolta ad Ancona un’iniziativa sul futuro di quella regione, così vicina alle tematiche economiche e sociali dell’Umbria.
Nel corso del confronto, nel quale sono intervenuti tra gli altri il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli, il presidente di Confindustria Marche Bruno Bucciarelli e rappresentanti sindacali di Cisl e Uil, con le conclusioni di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, è emerso con forza il tema dell’Italia di Mezzo.
Ricordiamo tutti inoltre, che nella settimana scorsa a Perugia si sono incontrati i tre presidenti di Marche, Umbria, Toscana, lo stesso Ceriscioli, Catiuscia Marini ed Enrico Rossi.
Pur essendo tali incontri importanti, ritengo che questa discussione non possa essere delegata solo ai livelli istituzionali, ma, al contrario, approfondita e allargata il più possibile.
L’Umbria deve partecipare a questo confronto sottolineando alcuni punti fermi :
La valorizzazione della nostra esperienza regionalistica, che dal 1970 in poi ha consentito una crescita economica e sociale , ma anche culturale delle nostre città e dei nostri territori. Indubbiamente stiamo attraversando una fase di appannamento di queste caratteristiche, ma non possiamo dimenticare, che per tutti noi umbri, la dimensione regionale rappresenta un elemento di identità importante, che va messo a leva e non disperso .
Allo stesso tempo l’Umbria non può e non deve chiudersi su se stessa, ma deve costruire un progetto comune con Toscana e Marche, che parta dai problemi e dai bisogni di queste realtà. Sul terreno infrastrutturale, nei necessari collegamenti con il Tirreno e l’Adriatico, esistono indubbiamente obbiettivi comuni, così come nella difesa e nella valorizzazione del welfare e dell’immenso patrimonio ambientale, culturale e monumentale, che caratterizza queste tre regioni.
Questo processo dell’Italia di Mezzo, non può che partire dai processi economici, dal rilancio dell’apparato manifatturiero e dalla costruzione di un vero e proprio piano per il lavoro, che dia risposte concrete a tutti i disoccupati con una particolare attenzione alle giovani generazioni.
Per questo sarebbe auspicabile che le ingenti risorse dei fondi europei, le uniche ormai esistenti per contrastare questa crisi che continua a prolungare i suoi effetti, vengano utilizzate per creare lavoro, evitando interventi a pioggia, mettendo in atto una programmazione comune della quale al momento non c’è traccia.
Infine credo che occorra contrastare la logica del governo nazionale che, anche attraverso il riassetto istituzionale delle regioni, punta solo ad un loro sostanziale svuotamento di competenze. Le nuove aggregazioni non possono essere i terminali del potere centrale, ce lo insegnano i Laender tedeschi.
Quindi si ad un processo di riforma, a condizione, che sia ancorato ad un progetto, che metta al centro la creazione di lavoro e che si collochi nella logica di un rilancio della funzione democratica delle autonomie locali.
Su questa strada anche l’Umbria può dare un contributo forte che guarda e costruisce il futuro.
Mario Bravi

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