Regione/ Audizione in II Commissione su prevenzione danni fauna selvatica
PERUGIA - I danni causati alle colture e all'ambiente dalla fauna selvatica andrebbero prevenuti e non risarciti in modo parziale come avviene ora. Le norme sulla caccia andrebbero riviste, prevedendo una più severa regolamentazione dell'attività venatoria, soprattutto per quanto riguarda l'accesso ai terreni delle aziende agricole e agrituristiche. Il controllo delle specie dannose, come il cinghiale, deve essere effettuato anche nelle aree protette e con maggiore efficacia, in considerazione dei danni che essi provocano anche agli altri animali, come fagiani e lepri. Sono queste le indicazioni emerse dagli interventi di Coldiretti, Cia e Confagricoltura, durante l'audizione sui danni causati all'agricoltura dalla fauna selvatica, indetta della Seconda commissione dell'Assemblea legislativa, che si è svolta ieri a Palazzo Cesaroni. Al termine dell'incontro il presidente della Commissione, Giuseppe Biancarelli, ha convenuto con i commissari e con il presidente della Terza commissione di promuovere un gruppo di lavoro congiunto sulla materia.
L'audizione è stata convocata su richiesta (http://goo.gl/J2jVjc) del consigliere Raffaele Nevi (Forza Italia) che, dopo una breve introduzione sui riflessi economici e ambientali dovuti alla eccessiva presenza di alcune specie di animali selvatici da parte del presidente Biancarelli, ha sottolineato l'importanza di “riaprire il confronto su una questione non risolta, con un aggravamento della situazione che porta la Regione a spendere forti cifre (circa 3 milioni di euro all'anno) per risarcire danni ad agricoltori e automobilisti. Nel marzo 2015 è stato approvata dall'Assemblea legislativa (http://goo.gl/FXGvLK) una risoluzione con 15 punti per affrontare i tanti aspetti della questione. Il problema però è politico più che tecnico ed è la Giunta a dover procedere con una modifica regolamentare che possa portare dei risultati. Gli agricoltori non vogliono risarcimenti ma vogliono che non ci sia il danno, per evitare che vengano perse quote di mercato a causa della mancanza di materie prime agricole".
GLI INTERVENTI DEGLI AGRICOLTORI - Durante l'audizione sono intervenuti Massimo Manni (Coldiretti), Catia Mariani (Cia), Alfredo Monacelli e Giancarlo Pretotto (Confagricoltura), mettendo in evidenza quelle che sono le criticità riscontrate dalle associazioni di categoria. Secondo gli agricoltori la priorità sarebbe di evitare i danni piuttosto che risarcirli, peraltro solo in parte, dato che le aziende rischiano di perdere quote di mercato a causa della mancata produzione. Oltre al cinghiale ci sarebbero i cervi, i daini e i lupi a creare problemi pesanti all'agricoltura, tutti animali che prolifererebbero soprattutto all'interno delle aree protette, per poi uscirne in cerca di cibo nei campi coltivati. Gli interessi economici che ruotano intorno alla caccia al cinghiale sono rilevanti e paradossalmente all'incremento del numero dei cacciatori sarebbe corrisposto un aumento dei capi presenti. Essi danneggerebbero anche altri animali, come i fagiani e le lepri, mentre il lupo, pur essendo una specie protetta, starebbe creando seri problemi alle strutture ricettive e agli allevatori. La questione delle specie dannose andrebbe poi affrontato a livello interregionale, dato che gli animali si muovono tra territori diversi ci sarebbe il problema del limite comunitario dei 15mila euro in tre anni di risarcimenti massimi che un agricoltore può ottenere. È stata avanzata la proposta di permettere agli agricoltori, anche se privi della licenza di caccia, di abbattere i capi che entrano all'interno dei terreni nell'azienda. Terreni su cui i cacciatori e le loro squadre entrerebbero senza troppo rispetto per i proprietari, arrecando spesso danni anche alle recinzioni e alle strutture perimetrali. Ed arrivando a nutrire i cinghiali all'interno dei boschi delle stesse aziende.
L'ASSESSORE FERNANDA CECCHINI ha spiegato che "i danni prodotti dalla fauna selvatica non sono tutti uguali, quelli causati dal lupo e da altre specie protette sono rimborsabili con le risorse del bilancio regionale mentre per quelle cacciabili, invece, spetta al mondo venatorio tenerle sotto controllo. Sono dunque i tre Ambiti territoriali di caccia a doversi occupare di questo. Fino al primo dicembre la Provincia è competente per la materia faunistica, calendario a parte. Dopo 20 anni il sistema degli Atc inizia ad avere evidente bisogno di una revisione. Abbiamo formulato alcune ipotesi ma ora aspettiamo che le funzioni tornino tutte alla Regione. Il cinghiale si può cacciare praticamente tutto l'anno: il sistema però non funziona, a livello nazionale, e quindi serve un nuovo patto tra cacciatori e agricoltori, superando alcuni interessi. Quando tutte le competenze torneranno in Regione dovremo riorganizzare tutto il settore, anche prevedendo una convenzione con le Province per le operazioni di controllo e vigilanza. Nel nuovo Piano di sviluppo rurale sono previsti fondi anche per interventi di contenimento della fauna selvatica”.
GLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI - Claudio Ricci (Ricci presidente): "Nelle aree protette serve una maggiore pressione venatoria verso il cinghiale, per evitare che essi arrivino troppo vicini alle case. C'è poi l'elemento delle recinzioni, fisse e mobili, che creano questioni di urbanistica e di tutela del paesaggio. Sarebbe dunque opportuno un disegno di legge di riordino della materia".
Valerio Mancini (Lega nord): "Negativa la previsione europea di un tetto triennale di 15mila euro per i risarcimenti. I danni sono ingenti e bisogna agire in fretta, magari superando anche tanti limiti burocratici e urbanistici che sono stati imposti alle aziende agricole. La caccia al cinghiale deve essere intensiva fino a quando il loro numero non rientra nella norma”.
Silvano Rometti (socialisti e Riformisti): "Il problema deve essere affrontato dal punto di vista del contenimento degli animali selvatici. A partire dalla risoluzione di marzo e dalle proposte delle associazioni di può arrivare a un regolamento o a una legge che possa intervenire in modo efficace. La Regione deve prepararsi a fare la propria parte, senza delegare ad altri".
Andrea Liberati (M5S): "Vorrei capire se esiste uno studio sull'effettivo sovrannumero degli animali e sui danni che causano e se la Regione può cofinanziare una spesa assicurativa che copra i risarcimenti. Magari con il contributo aggiuntivo delle aziende agricole. Bisognerà valutare anche i costi delle misure di contenimento: repellenti chimici, abbattimenti, recinzioni elettriche".
Attilio Solinas (Pd): "Incontrando cacciatori e le loro associazioni sono emerse questioni interessanti per quanto riguarda la prevenzione. Necessario conciliare gli interessi in campo, tra agricoltori e cacciatori. Inoltre mancano i controlli sulla carne di cinghiale macellata ed anche venduta nei ristoranti. In Umbria risulta un solo macello autorizzato per questo. Prevedere lavori congiunti di Terza e Prima commissione sull'argomento".
Raffaele Nevi (FI): “Soddisfatto della discussione, però non si risolve il problema con le mediazioni. Ci sono due interessi contrapposti: quello di chi produce valore economico e quello di chi fa uno sport. Necessario attuare la legge esistente e verificare i controlli del caso sul funzionamento degli Ambiti di caccia. A fronte di molti cacciatori corretti ce ne sono vari altri che invece non rispettano le proprietà delle aziende agricole".

Recent comments
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago
12 years 14 weeks ago