Quale cornice migliore del Cenacolo Francescano di Santa Maria degli Angeli, per discutere, tra laici e cattolici, della portata rivoluzionaria (non è  un’esagerazione) dell’enciclica di Francesco “Laudato sii” ?

 
Questo è il senso del dibattito svoltosi lunedi 26 ottobre c.m (di cui peraltro il corriere ha dato conto), tra il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino, l’onorevole Stefano Fassina, la professoressa Cecilia Cristofori e Sergio Gentili dell’associazione Lavoro e  Libertà.

Ma la portata di questa iniziativa e soprattutto il valore dell’enciclica merita di essere ripresa e approfondita.

La sfida di Francesco alla dittatura del presente, alla logica devastante del giorno per giorno, perdendo i fili di un progetto complessivo parla a tutti noi cattolici, laici e a tutte le sensibilità del mondo.

Infatti l’enciclica sostiene l’esigenza di una riflessione, ma soprattutto di una azione che metta in evidenza l’insostenibilità ecologica, economica, sociale e democratica del presente.

Spinge tutti noi a non adeguarci alle spinte del mercantilismo a senso unico e dell’esaltazione acritica del neo liberismo.

Contiene spunti innovativi ed anche estremamente interessanti come la distinzione tra tecnologia e tecnocrazia.

La tecnologia vista come strumento positivo dell’affrancamento dell’essere umano dal bisogno e i cui sviluppi vanno salutati come una sfida progressiva, mentre la tecnocrazia è la concentrazione in poche mani con appropriazione dei benefici e dei progressi scientifici ed economici.

Così come il messaggio ecologico di difesa del pianeta voluto da Francesco Papa in assoluta coerenza con Francesco di Assisi, non è solo una sfida a costruire un nuovo modello di sviluppo ma presuppone la valorizzazione delle differenze e il rilancio  del dialogo tra culture e sensibilità diverse.

Stando lontano dalle strumentalizzazioni o dalle manipolazioni del messaggio di Francesco, dobbiamo guardare agli stimoli dell’enciclica  relativamente alla situazione della nostra regione: l’Umbria.

La crisi in Umbria ha lasciato intorno a noi vere e proprie macerie, che non si rimuovono con i pannicelli caldi e neanche  con gli ottimismi di bandiera.

Da più parti, da ultimo Confindustria dell’Umbria e camera di commercio di Perugia ci dicono che ormai siamo usciti dalla crisi.

Bene ci verrebbe da dire, anche se occorrerebbe ancorare le valutazioni ai fatti compiuti, e soprattutto alla creazione di lavoro, per evitare di raccontarci uno storytelling di una situazione lontana dalla realtà.

Credo che saremo usciti dalla crisi, solo quando il numero delle crisi aziendali in Umbria diminuirà invece di crescere.

Ad oggi siamo a 195, quando i lavoratori della piu’ grande crisi industriale della nostra regione, che si chiama ex Antonio Merloni avranno una risposta, mentre esattamente al contrario in questi giorni si vedono negare (almeno 120 di loro) anche l’assegno di mobilità e potremo parlare di uscita dalla crisi, quando l’aumento della occupazione non sarà legato, come succede oggi, ai voucher, circa un milione distribuiti in Umbria solo nel 2015.

Ricordiamo che il voucher è una forma di remunerazione della prestazione lavorativa basata sulla saltuarietà e sulla occasionalità.

E’ una forma di remunerazione, che cancella ogni aspetto previdenziale e di welfare, e quindi, direbbe Papa Bergoglio, crea tante vite di scarto.

Concludendo, raccogliere il messaggio di Francesco, sia sul versante laico sia sul versante cattolico, presuppone, credo , sviluppare una forte iniziativa sociale e culturale, per cambiare in profondità lo stato delle cose presenti, evitando di rimanere in superficie.

Anche per tutti questi motivi, l’iniziativa di Santa Maria degli Angeli e’ stata molto importante e attuale.

Mario Bravi

 

Questo intervento è stato pubblicato dal quotidiano Corriere dell'Umbria di mercoledi 28 ottobre 2015.
L'autore Mario Bravi ha autorizzato la sua riproduzione anche su Umbrialeft.

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