PERUGIA - “Predisporre un Piano regionale per lo sviluppo delle industrie creative partendo da un atto ricognitivo sulla storia gestionale e le future prospettive di tre strutture legate alle industrie creative e cinematografiche: il centro multimediale di Terni, il polo cinematografico di Papigno (legato al film la vita è bella di e con Roberto Benigni) e Umbria film commission”. È quanto propone il portavoce del centrodestra e liste civiche, Claudio Ricci che ha presentato, in merito, una mozione condivisa con gli altri consiglieri della coalizione: Valerio Mancini ed Emanuele Fiorini (Lega nord), Raffaele Nevi (Forza Italia), Marco Squarta (Fratelli d'Italia) e Sergio De Vincenzi ('Ricci presidente').

Ricci ricorda che le strutture in questione “nascono da strategie lungimiranti oggi più che mai attuali per promuove l'Umbria e sviluppare nuove opportunità di lavoro. Nella proposta – aggiunge - vengono presi in considerazione anche i 'parchi a tema', che potrebbero essere un ulteriore elemento di promozione socio turistica dell'Umbria, a partire dalla 'Città della domenica' di Perugia, anche questa da considerare come una esperienza strategica e modello per l'Umbria”.

Un’altra delle ormai numerose proposte del consigliere Ricci che ne sforna quasi quotidianamente: un attivismo da sottolineare positivamente, se non fosse che lo “strafare” potrebbe rivelarsi alla lunga controproducente. Infatti, solo stando a quelle sin qui presentate probabilmente non basterebbe l’intera legislatura per portarle in porto, tanto più se alle sue aggiungiamo le altre altrettanto numerose del capogruppo pentastellato Liberati, che non può dirsi certo meno prolifico.

Azzardiamo che sarebbe forse  meglio concentrarsi su un numero più ridotto di questioni, da portare però a concreto compimento, piuttosto che esultare per l’approvazione di meri atti di indirizzo da parte dell’Assemblea legislativa, destinati con ogni probabilità a rimanere sulla carta, visto che le finanze dell’ente, anche se più razionalmente utilizzate, sono comunque quelle che sono, il che rende inevitabile determinare una scala di priorità che favorisca i progetti immediatamente più utili per la collettività.

A ben vedere agli elettori non interessa tanto il numero delle proposte fatte, ma piuttosto quello delle cose fatte.

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