PERUGIA – «La questione del referendum abrogativo delle parti del decreto Sblocca Italia e del decreto Sviluppo che aprono alla ricerca ed estrazione di idrocarburi in mare – spiega il Presidente del Gruppo Pd a Palazzo Cesaroni Giacomo Leonelli – è una strumentalizzazione politica da parte della minoranza che fa sorridere».

La reazione del Presidente Leonelli arriva al termine di una giornata che ha visto la Seconda Commissione consiliare, prima, e l’Ufficio di Presidenza allagato ai Presidenti dei gruppi e ai Presidenti delle Commissioni, subito dopo, dibattere sulla calendarizzazione per il Consiglio regionale di domani dell’ordine del giorno mirante ad includere la discussione sull’adesione della Regione Umbria al novero di quelle che promuovono lo svolgimento del referendum.

«In primo luogo – spiega Leonelli – mi pare di tutta evidenza il fatto che l’Umbria non abbia tratti di costa, né per la verità è oggetto di esplorazioni petrolifere il suo territorio. Sulla base di questa palmare considerazione, abbiamo richiesto che la questione fosse approfondita con un’audizione tecnica in Commissione, esame che abbiamo portato a termine questa mattina. Per di più sono già otto le regioni che hanno aderito in qualità di proponenti, mentre è sufficiente che siano 5 i consigli regionali a deliberare l’adesione al quesito referendario. Per concludere, è notorio che il disegno di legge di riforma costituzionale del governo prevede che questa materia rientri tra quelle di competenza esclusiva della potestà statuale, mentre adesso rientra nel novero delle materie a potestà concorrente tra lo Stato e le Regioni. L’eventuale referendum, quindi, sarebbe in palese contrasto con l’approvazione del DDL costituzionale Renzi-Boschi».

«Salta all’occhio di chiunque, quindi – conclude Leonelli – come l’argomento sia pretestuoso e per giunta la fretta di includerlo nell’ordine del giorno di una seduta, quella di domani, che già prevede l’assenza della Presidente Marini, che parteciperà a Roma alla riunione del Comitato interministeriale per gli affari europei, e del vice presidente Paparelli, in missione istituzionale all’estero, rende evidente come la questione sia stata artatamente cavalcata solo per esprimere una posizione politica contraria al Governo nazionale, e non certo perché sia un esigenza della nostra comunità regionale».

 

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