Sinistra Lavoro: le ragioni della nostra esistenza.
Quando abbiamo dato vita alla nostra associazione, ormai due anni fa, porre all’ordine del giorno la nascita di un partito unico della sinistra e del lavoro veniva considerato un’illusione velleitaria da parte di alcuni ed un prospettiva da scongiurare da parte di altri. Nel Partito Democratico non sembrava ancora emergere una dialettica qualificata rispetto alla leadership di Renzi; dentro SEL pareva ancora significativa la forza di chi privilegiava la linea di ricostruzione di un nuovo centro-sinistra rispetto a quella di costruire un soggetto unitario della sinistra; nel PRC prevaleva una sorta di orgoglio identitario che sfociò plasticamente nei fischi di una parte dei delegati al Congresso di Perugia rivolti agli ospiti di SEL. Noi nel nostro piccolo decidemmo al contrario, senza curarci delle provenienze partitiche o sociali, di lavorare sin da subito all’obiettivo di ricostruire un tessuto unitario a sinistra a partire dalla centralità strategica delle ragioni e degli interessi del mondo del lavoro salariato ma anche di parte consistente di quello autonomo attraversato da un drammatico processo di proletarizzazione.
Nel corso dei mesi la necessità di raggiungere quest’obiettivo sembrerebbe aver conquistato terreno, al punto di prevedere, per l’autunno, un appuntamento unitario promosso da gran parte delle forze politiche e sociali che affollano il variegato mondo della sinistra italiana. Ad una lettura superficiale parrebbero venir meno le ragioni della nostra nascita, ma un’analisi più accurata ci fa capire quanto una presenza qualificata e radicata della nostra associazione sia oggi ancora più importante rispetto a quando decidemmo di darle vita.
Perché?
Noi accompagniamo e sosteniamo qualsiasi processo che vada nella direzione di semplificare il quadro politico per costruire, anche in Italia, una significativa forza politica unitaria della sinistra. Questo non ci impedisce di cogliere le numerose e persistenti contraddizioni, politiche e di contenuto, che caratterizzano i soggetti politici e sociali che dovrebbero esserne protagonisti: la difficoltà a dare vita ad un ricambio di gruppi dirigenti segnati da anni di scontri fratricidi e sconfitte; le ambiguità tuttora presenti in alcuni soggetti più attenti a consolidare la propria forza all’interno di un accordo pattizio, piuttosto che mettersi a disposizione, con generosità e lungimiranza, di un progetto politico più ambizioso; la supponente idiosincrasia di alcuni soggetti sociali nei confronti delle organizzazioni politiche, rappresentano, a mio avviso, nodi corposi che rischiano di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo o di renderlo scarsamente attrattivo, se non respingente, per una parte consistente di quel mondo gli interessi del quale vorremmo rappresentare.
Nonostante alcuni interessanti e condivisibili tentativi, fra questi voglio annoverare l’esperienza, di cui facciamo parte, della “Coalizione Sociale”, rimane drammaticamente sullo sfondo quello che a nostro avviso, per chi si ponga l’obiettivo dell’unità della sinistra, è invece un nodo decisivo: precondizione per la ricostruzione di un Partito politico della sinistra e del lavoro, dei diritti sociali e di quelli civili, radicato, credibile e non residuale, è quello di lavorare alla ricomposizione di un blocco sociale frammentato e diviso da lustri di egemonia politica, sociale e culturale neoliberista. Se non faremo ciò, rischiamo che il processo unitario si limiti al campo della “politica” che, se non è continuamente alimentato da un profondo e diffuso radicamento sociale, tende rifluire in fenomeni di sterile autoconservazione del ceto politico. In questo senso riteniamo che l’attacco portato al Sindacato, ed in particolare alla FIOM e a tutta la CGIL, rappresenti un tassello fondamentale nel consolidare gli interessi di chi, negli anni della crisi, ha fatto enormi profitti sulla pelle dei soggetti più fragili ed esposti.
Per queste ragioni, pur consapevoli dei limiti e degli errori commessi dai sindacati, riteniamo strategico consolidare un rapporto con uno dei pochi soggetti sociali e politici che ancora conserva radicamento, rappresentatività e credibilità nel mondo del lavoro. La nostra presenza quindi è oggi tanto più importante nella misura in cui riusciremo a dare il nostro contributo affinché si riesca a dare impulso al processo unitario, rifuggendo quelli che, a nostro avviso, rappresentano limiti ed errori che potrebbero comprometterne il successo.
Che fare quindi?
Innanzi tutto dobbiamo rimanere coerenti con la nostra ispirazione originaria. Dentro Sinistra Lavoro devono continuare a coesistere compagne e compagni appartenenti a diversi partiti politici della sinistra o non iscritti a nessuna delle organizzazioni presenti. La nostra associazione quindi non propone, e non si propone, né di entrare né di uscire dalle attuali forze politiche o, a maggior ragione, dai loro organismi dirigenti. Infatti il nostro obiettivo dichiarato è quello di superare le attuali organizzazioni della sinistra considerate tutte, seppure per ragioni diverse, insufficienti e inadeguate rispetto all’obiettivo di dare vita ad una nuova forza politica come in altri paesi europei sta accadendo, che provi a fare voce a ciò che di inedito si muove nella società, alle nuove forme in cui si manifestano i conflitti ed ai desideri delle nuove generazioni.
Ormai i dibattiti sull’unità della sinistra, fortunatamente, si moltiplicano, così come le occasioni pubbliche di confronto. Questo è un bene e l’apertura di questi canali di comunicazione e confronto hanno rappresentato un punto importante del nostro lavoro. Ora però è necessario fare un salto di qualità. Diciamocelo francamente: mettere assieme i gruppi dirigenti delle attuali formazioni politiche non produrrebbe altro che la riedizione di un film fallimentare piú o meno giá visto nei tentativi unitari che pure abbiamo provato a mettere in campo. Ora è chiaro a tutti noi che non basta appellarsi solo all’unità, benché questa sia assolutamente necessaria. Ora è chiaro a tutti noi che la sfida è ben più complessa, e che accanto al terreno politico dobbiamo sviluppare il confronto sul piano sociale.
Ebbene noi vogliamo poter offrire un contributo dentro questa sfida, portando in dote un patrimonio di elaborazione e confronto su una serie di temi che hanno come filo conduttore il lavoro e i modi in cui esso oggi si articola nelle vite concrete di uomini e donne, ma anche il nesso tra lavoro e democrazia. La Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza rappresenta la base sulla quale si fonda la centralità del lavoro, la solidità del sistema democratico, ed il riconoscimento delle rappresentanze sociali nel nostro paese. Negli ultimi decenni sono stati inferti numerosi colpi alla nostra Costituzione materiale, e più recentemente si sta cercando di adeguare a questo fosco quadro anche la Costituzione formale. L’impegno verso il rilancio dei contenuti della nostra carta fondamentale, anche alla luce del referendum confermativo delle “riforme” del Governo, rappresenta un punto decisivo non solo per tenere aperti gli spazi democratici ma anche per ricostruire un senso comune fortemente compromesso da anni di attacchi a quanto scritto sulla nostra Carta fondamentale La scuola rappresenta un altro cardine. In essa si intrecciano la formazione delle coscienze e delle menti delle giovani generazioni, e la costruzione delle loro prospettive di lavoro e di vita, i loro progetti, i loro desideri. La scuola è il luogo all’interno del quale le differenze sociali, “etniche”, religiose possono essere valorizzate e messe in comune, oppure possono essere rimosse e divaricate in modo insopportabile fino a diventare discriminazioni. Una lotta qualificata contro le “riforme della scuola” a fianco di tanti insegnanti e studenti rappresenta per noi, e per il nostro progetto politico, un fattore importantissimo.
Molti parlano e intervengono affrontando in termini generici il nodo del lavoro. Piena occupazione, lotta alla disoccupazione, giovanile e non, contrasto al precariato… Non avendo, in quanto associazione, l’assillo della “ricerca del consenso”, possiamo provare anche ad offrire una chiave di lettura ed una proposta non solo fuori dal coro ma che, a nostro avviso, rappresenta realmente l’unica risposta ad una crisi sociale che, altrimenti, difficilmente verrà superata. A fianco alla battaglia sul reddito noi rilanciamo la parola d’ordine “lavorare meno lavorare tutti (a parità di salario)”. L’innovazione tecnologica ed i processi di modernizzazione e razionalizzazione da un lato riducono costantemente tempi e ore di lavoro necessari per produrre la stessa quantità di merci, dall’altro aumentano i margini di profitto. Dal punto di vista tecnico ed economico quindi oggi ci sarebbero le condizioni per una più equa redistribuzione sia del lavoro che dei salari: ridurre l’orario di lavoro a parità di retribuzione, e permettere così a più persone di lavorare. In questo momento al contrario gli “occupati” vedono contrarsi il proprio potere d’acquisto ed aumentare le ore di lavoro, chiusi in una sorta di fortino assediato da milioni di disoccupati, inoccupati, precari (migranti o meno) disposti a prendere il loro posto nel caso in cui provassero ad alzare la testa. E’ questa guerra tra poveri che dobbiamo scardinare offrendo una soluzione che rappresenti un terreno di lotta e di iniziativa unitario: oltre alla proposta sul reddito, la proposta di riduzione d’orario a parità di salario, da finanziare riducendo i margini di profitto del capitale, rappresenta una proposta oggi ancora più attuale di Tenere la barra su questi obiettivi può salvaguardarci da un rischio sempre presente: quello di sopravvivere a noi stessi, di entrare in quel meccanismo perverso di auto tutela di un po’ di ceto politico sempre più distante e sradicato dalla realtà sociale che vorrebbe rappresentare.
Vogliamo e dobbiamo rimanere una “Associazione di scopo” con un obiettivo chiaro: contribuire alla ricostruzione di un blocco sociale e di un partito politico di sinistra che lo rappresenti.
Stefano Cristiano
Portavoce nazionale,
Associazione Sinistra Lavoro

Recent comments
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago
12 years 13 weeks ago