PERUGIA – Riunione congiunta, stamani a Palazzo Cesaroni della Prima e Terza Commissione, presiedute da Andrea Smacchi ed Attilio Solinas. Si è parlato dell'accoglienza dei profughi e nello specifico, con l'assessore regionale alla Coesione sociale e welfare, Luca Barberini, delle “politiche e strumenti di gestione dei flussi dei migranti a livello regionale
È emerso un quadro che vede l'Umbria, a livello percentuale, in linea con i numeri a livello nazionale.  La potenzialità di accoglienza assegnata dal Ministero è attualmente di un massimo di 1.932 profughi (1,65 per cento della quota nazionale). Alla data dell'8 settembre sono stati registrati 1.151 profughi richiedenti asilo (906 Pg, 245 Tr) e sommati ai 364  richiedenti ospitati in strutture Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) si è raggiunta la cifra di 1.515 presenze.
L'assessore ha comunque rimarcato come i numeri siano estremamente fluttuanti, in considerazione che arrivi e partenze dalle strutture Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), decisi dalle Prefetture, sono continui.

Tra i dati più indicativi, sottolineati anche dai numerosi interventi dei commissari, è che nell'ultimo periodo, l'apposita Commissione interregionale (Umbria e provincia di Arezzo) formata dalle prefetture, questure ed organizzazioni internazionali che si occupano di rifugiati politici, su 469 domande di asilo politico ne ha accettate 18, mentre 16 richiedenti hanno visto riconosciuta la protezione sussidiaria. Per 100 domande è stata riconosciuta la protezione umanitaria. Il resto delle istanze è stato rigettato (42 per irreperibilità).

L'assessore Barberini ha iniziato la sua relazione sottolineando che, “si tratta di un problema sempre più impellente a livello internazionale. L'Umbria sta affrontando il fenomeno dell'immigrazione con approccio diverso, mettendo in campo una serie di soluzioni che possono dare risposte concrete alla varie situazioni presenti. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stima in oltre 50 milioni il numero dei profughi nel mondo. Il dato italiano, secondo il Ministero dell'Interno: nel 2013 abbiamo avuto 42.935 profughi, nel 2014 il numero si è triplicato, raggiungendo 170.100. Non disponiamo ancora dei dati del 2015, ma il trend di questo fenomeno è in continua crescita. In Italia, secondo Eurostat, i richiedenti asilo nel 2013 sono stati 26.620 e 64.625 nel 2014. Tra i profughi sbarcati in Italia nel 2013, meno del 50 per cento ha fatto richiesta di asilo politico, percentuale che scende al 39 per cento nel 2014. Questi dati disegnano una fotografia chiara: il profugo arriva e utilizza l'Italia come via di transito. I numeri a livello nazionale vengono percentualmente replicati nella realtà umbra. La governance dell'operazione accoglienza è affidata al Ministero dell'Interno che si avvale, territorialmente, delle Prefetture, della Regione, dei Comuni, quindi dell'Anci, del Terzo settore.

La Regione svolge il suo ruolo politico coinvolgendo nelle scelte le amministrazioni locali con l'obiettivo di coniugare l'accoglienza con l'integrazione. La nostra scelta è di evitare grandi hub. Su piccoli numeri si può agire con più facilità. L'integrazione viene perseguita attraverso un protocollo condiviso con l'Anci, Comuni, Regione che prevede, per i profughi ospitati, la possibilità di mettersi a disposizione attraverso un volontariato sociale che prevede attività inerenti la manutenzione del verde, dei parchi pubblici, cimiteri, piccole opere pubbliche in genere. Per questo sono stati necessari strumenti assicurativi definiti con Inail.

Per quanto riguarda i 'numeri' dell'Umbria: la potenzialità assegnata dal Ministero è attualmente di un massimo di 1.932 profughi (1,65 per cento della quota nazionale). Alla data dell'8 settembre registriamo 1.151 profughi richiedenti asilo (906 Pg, 245 Tr), sommati ai 364  richiedenti ospitati in strutture Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) si raggiunge la cifra di 1.515 presenze. La loro provenienza riguarda principalmente il centro Africa e paesi dell'Asia mediorientale, chiaramente realtà dove sono in atto conflitti e persiste una povertà assoluta. Il riconoscimento di rifugiato politico viene deciso a livello regionale o extraregionale da una Commissione formata dalle prefetture, questure ed organizzazioni internazionali che si occupano di rifugiati politici.

Quella per l'Umbria e la provincia di Arezzo si riunisce due volte la settimana. Nell'ultimo periodo su 469 domande di asilo politico ne sono state accettate 18, mentre 16 richiedenti hanno visto riconosciuta la protezione sussidiaria. Per 100 domande è stata riconosciuta la protezione umanitaria. Il resto delle istanze è stato rigettato (42 per irreperibilità).

Alle associazioni che gestiscono l'attività rispetto alla seconda fase dell'accoglienza (Sprar), selezionate dalle Prefetture, viene riconosciuta una retta giornaliera per profugo (circa 35 euro) che va a coprire le spese per il vitto e l'alloggio, visite mediche (ticket sanitari), altri servizi tra cui l'insegnamento della lingua italiana. Il profugo dispone direttamente di una cifra consistente in 2,5 euro giornalieri. La spesa per la seconda accoglienza (Spra) è coperta per l'80 per cento da fondi extra regionali, 20 per cento da fondi derivanti da Enti locali e da altri soggetti attuatori (Fondazioni, ecc.)

Per quanto attiene all'uso di strutture da adibire a Sprar, quelle attualmente utilizzate sono di proprietà delle stesse associazioni o degli Enti locali. La Regione sta valutando la possibilità di mettere a disposizione una parte del proprio patrimonio immobiliare (quello non inserito nel piano di valorizzazione e non oggetto di vendita), già idoneo a questo uso senza spese aggiuntive”.
 
Rispondendo alle domande dei commissari presenti alla riunione, che hanno toccato vari ambiti del fenomeno, tra i quali, soprattutto, quello legato alla sanità, alla salute e a patologie infettive, Barberini ha precisato che “il profugo viene visitato per la prima volta subito dopo l'arrivo in Italia. Un secondo controllo viene poi effettuato a livello regionale. Il profugo viene iscritto al sistema sanitario regionale ed in caso di necessità di visite specialistiche, oltre a rispettare le liste di attesa (in base alla gravità della patologia) come ogni altro cittadino paga regolarmente i ticket previsti”.

Interventi:
VALERIO MANCINI (Lega Nord) “In merito alle modalità di accoglienza, manca la distinzione tra chi ha diritto di asilo e chi no e mi sembra palese che ci troviamo di fronte a clandestini piuttosto che profughi con diritto di asilo. Dal punto di vista amministrativo mi domando quanto costano queste persone ai cittadini umbri per garantire loro assistenza ed integrazione. La Spra di Foligno per 30 richiedenti asilo ha speso, in un anno, 480mila euro di cui 80mila finanziati dal Comune. Quindi immagino il costo per i 1900 previsti a livello regionale. E tutto questo mentre la Regione mette in campo grandi sforzi per intervenire sul pagamento della cassa integrazione. In fatto di integrazione, è chiaro che queste persone non vogliono rimanere in Italia, senza contare quante ne scompaiono nel nulla. E poi, come si può parlare di sicurezza quando in un condominio arrivano ad abitare profughi senza che gli stessi condomini vengono avvisati. Serve buon senso”.
MARCO SQUARTA (FdI): “ I dati esposti sono chiari, dei 1900 profughi circa il 35 per cento fa richiesta di diritto di asilo, di questi ne potrà godere uno su quattro. Quindi abbiamo a che fare con un fenomeno di immigrazione clandestina. Stiamo accogliendo oltre due terzi di persone che non godono di diritto di asilo. La difficoltà di gestione giornaliera di essi è altissima perché è difficile mantenere il controllo costante e continuativo. Stiamo spendendo risorse per soggetti clandestini e questo fenomeno colpisce i nostri cittadini più deboli in merito ai servizi pubblici, asili nido, scuole. Questo sistema dell'accoglienza viene sistematicamente messo in discussione anche da Francia e Germania. Per quanto riguarda la messa a disposizione di immobili di proprietà regionale, ci sono altri soggetti umbri che ne avrebbero grande bisogno. A livello territoriale i profughi non vengono distribuiti in maniera equa”.
GIACOMO LEONELLI (Pd): “Dalla relazione dell'assessore emerge una gestione seria ed ordinata del fenomeno. Emerge un approccio serio e rigoroso che non trascura il rispetto dei diritti delle persone. È chiaro ed innegabile che su questo fenomeno si è sviluppata una campagna informativa fuorviante. Per quanto riguarda le strutture necessarie per l'accoglienza, ce ne sono diverse legate alle emergenze di cui le associazioni dispongono e che potrebbero essere messe a disposizione. Bisogna puntare ad ottimizzare tutti gli interventi da mettere in campo”.
CLAUDIO RICCI (Rp): “Guardando al panorama nazionale del quadro immigratorio, l'Umbria è riuscita ad armonizzare le presenze in funzione del quadro dei residenti. Mi auguro che questo quadro socio-culturale e numerico-residenziale possa avere seguito per un fenomeno ancora lungo nel tempo. Secondo la mia esperienza amministrativa di sindaco l'accoglienza in strutture private (quelle della Caritas e della Chiesa sono da considerare pubbliche ed istituzionali) può avere problematicità correlate alla inadeguatezza degli spazi. Bisogna capire bene se le istituzioni pubbliche sono in grado di trovare soluzioni per strutture adeguate e con i giusti requisiti. In queste situazioni c'è il rischio potenziale della diffidenza ed il rischio reale del controllo. I profughi vanno occupati in servizi di pubblica utilità. Dare organicità a sperimentazioni messe in campo già da alcuni comuni. È un modo per meglio valutare la persona. È importante creare una mappatura tematica che faccia emergere le diverse zone dell'Umbria in merito alla capacità potenziale dell'accoglienza”.
SILVANO ROMETTI (Soc. e Rif.): “Auspico una consapevolezza nuova verso questo fenomeno dell'immigrazione, legato a situazioni storiche che vedono conflitti diffusi e che interessano milioni di persone. Si tratta di un fenomeno da analizzare con pragmatismo e lucidità. Nei criteri di distribuzione deciso dal tavolo regionale è importante valutare l'impatto che i numeri determinano. La realtà di Ponte Felcino è emblematica. Lì c'è un tessuto sociale già caratterizzato da presenze dovute a fenomeni degli anni passati. Vanno valutate attentamente le condizioni socio-economiche delle realtà individuate”.
GIANFRANCO CHIACCHIERONI (Pd): “Stiamo parlando di un tema molto delicato: della sicurezza dei nostri cittadini, per questo è necessaria una informazione completa sullo scenario che si sta delineando. Maggiori e più approfondite notizie ed approfondimenti sulla politica estera aiutano ad interpretare questo fenomeno del quale sarebbe interessante capire la sua durata. Andrebbero previste iniziative nelle scuole per informare i ragazzi di quanto sta accadendo intorno a loro parlandogli delle trasformazioni politiche e sociali che sta vivendo l'intero pianeta. Serve una lettura istituzionale del fenomeno e per questo sarebbe importantissimo coinvolgere l'università per Stranieri. Per un lavoro di divulgazione del fenomeno che potrebbe caratterizzare il contesto socio economico del futuro”.

Condividi