Il lavoro migrante in Umbria: tra crisi e indispensabilità.
La crisi economica ha ridefinito il ruolo della forza lavoro straniera in Italia mutandone le forme della presenza all’interno dei sistemi occupazionali. Dapprima complementari con i lavoratori italiani, ormai i migranti sono indispensabili in alcune specifiche mansioni.
Il mercato del lavoro è fortemente duale, con significative differenze tra italiani e stranieri: gli immigrati sono più precari, percepiscono salari più bassi e sono più esposti alla disoccupazione. La dinamica dell’occupazione straniera non segue l’andamento generale del mercato del lavoro, ma assume un andamento divergente rispetto alla traiettoria della forza lavoro nativa.
La crisi in Umbria ha colpito più duramente i lavoratori migranti rispetto agli italiani. La disoccupazione degli stranieri in Umbria ha raggiunto il 17,3% (19,7% nella provincia di Terni), rispetto all’11,3% del totale della disoccupazione. Sono dati tra i più critici di tutte le regioni italiane. La crisi ha colpito in modo particolare la componente maschile dell’occupazione straniera, principalmente a causa della grave crisi del settore edile, che fa largo uso di manodopera straniera. Nel 2008, non a caso, la disoccupazione dei maschi comunitari, grazie proprio alla crescita del settore edile, era appena dello 0,9%, cioè piena occupazione, mentre ora ha superato il 20%. Per contro, è migliorata la situazione lavorativa delle donne straniere, soprattutto grazie alle opportunità del ramo dei servizi alla persona, dove l’impiego, malgrado la continua flessione del numero di occupati, continua ad essere molto elevato per le donne provenienti dai Paesi dell’Est Europa (soprattutto Ucraina e Polonia). È lo specchio di un welfare fortemente familistico, fondato più sulle risorse umane e materiali della famiglia che non sui servizi pubblici, che, tradizionalmente, fa larghissimo uso di lavoro straniero.
In Umbria, i lavoratori stranieri, rispetto agli italiani, sono più occupati in agricoltura e nell’industria e molto meno nel terziario. Circa il 60% delle donne occupate nei servizi alla persona sono straniere e il 30% di quelle che lavorano nel ramo alberghiero-ristorativo. Tra gli uomini, 1/3 degli occupati in edilizia sono stranieri, 1/4 dei lavoratori agricoli sono migranti, così come 1/5 degli dipendenti nel comparto alberghiero-ristorativo. Nella provincia di Terni, le assunzioni di migranti nelle attività svolte presso le famiglie sono risultate, nel 2014, pari all’80,5% del totale.
È evidentissimo come i lavoratori stranieri siano concentrati in pochi settori e che, pertanto, in tali settori, i migranti siano indispensabili. Ciò si comprende anche osservando il sistema economico-produttivo umbro che, in linea con quanto avviene nel resto del Paese, richiede lavoratori stranieri con professionalità a basse competenze, vista la sostanziale assenza di domanda di lavoro migrante dotato di elevate competenze tecniche e professionali.
È interessante notare che tra le strategie adottate dai i migranti per contrastare i durissimi effetti della crisi vi è il notevole aumento del numero di imprese straniere, che hanno raggiunto quasi il 9% del totale delle imprese umbre. Sono attività, principalmente individuali, concentrate nel settore delle costruzioni e del commercio.
Francesco Francescaglia,
Coordinamento Provinciale Perugia
Sinistra Ecologia Libertà

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