Le ragioni della crisi aziendale alla Colussi ad Assisi
ASSISI - Le cause del cattivo andamento dello stabilimento di Petrignano d’Assisi, di proprietà della Colussi Spa, sono sovrapponibili a quelle della maggior parte delle aziende italiane attualmente in crisi: mancanza di investimenti sui principali comparti di una normale industria, tecnologici, sviluppo e progettazione, marketing.
Infatti sono decenni che non si investe in maniera puntuale in ammodernamento tecnologico delle linee di produzione, ed i pochi prodotti di nuova concezione non sono stati valorizzati nei normali media di comunicazione. Il tutto accompagnato da scelte strutturali di dubbia lungimiranza, prima fra tutte lo spostare la sede dello stabilimento a Milano, pagando tra l'altro un affitto assai esoso, con l’aggravante del silenzio assordante delle istituzioni locali, che hanno assistito alla perdita di un pezzo importante dell’industria umbra senza dire una parola.
Il sindacato interno, presente con i tre confederali Cgil, Cisl, Uil più l’Ugl, sono anni che si batte contro questa linea d’azione. In particolare la Cgil ha fatto spesso battaglie solitarie contro questo atteggiamento di pura cecità imprenditoriale. Ma sia unitariamente che singolarmente, le richieste per una corretta gestione dello stabilimento sono suonate solo come un rumore di fondo, alle orecchie dei vertici di Confindustria. E ora che il rumore, con la crisi, si è trasformato in boato, la risposta dell’azienda è il solito ritornello di tutta la maggior parte delle industrie italiane: sbagliano i vertici, paga la base.
E, a seguire, sono progressivamente aumentati i carichi di lavoro su ogni singolo dipendente, congelati gli aumenti di livello, c'è stata la rinuncia da parte dei lavoratori a quasi tutto il premio per obiettivi, l’instaurazione del contratto di solidarietà.
Tale strategia è stata subita e accettata infine dagli operai e dagli impiegati, naturalmente controvoglia, ma con senso di responsabilità sia verso l’azienda, sia verso i colleghi che avrebbero perso il lavoro se non si fossero fatte queste scelte. Anche in considerazione del fatto che le opportunità di ritrovare un impiego in Umbria, nel breve periodo, sono pari a zero. Ma la cosa che più brucia e che è il vero termometro di come vanno le cose in questa nazione, è il fatto che chi ha fatto le scelte sbagliate, non ha subito la stessa sorte di chi le scelte le ha subite. A distanza di quaranta anni il motto “Come mai, come mai, sempre in c..o agli operai” resta più vivo che mai.
Infine una riflessione prettamente politica: dentro la fabbrica, ma anche fuori, gira un sentire comune, la mancanza di un forte partito a sinistra. Questo vuoto sta rendendo sempre più propensi i lavoratori a subire, più che ad alzarsi per rivendicare i propri diritti: possibile che la tradizione italiana di avere una sinistra forte, sia deragliata alla stazione della Leopolda???
Patrizia Lanfaloni
Moreno Sdringola
Delegati Rsu Flai-CGIL
Colussi S.P.A Assisi

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