Probabile mobilitazione dei lavoratori nello stabilimento di San Sisto della Nestlé. Sindacati e Rsu nella giornata di ieri, lunedi 24 agosto, hanno tenuto un'assemblea in fabbrica per fare il punto della situazione a circa un anno di distanza dalla firma dei contratti di solidarietà con l'azienda. All'ordine del giorno i soliti temi che da tempo suscitano la forte preoccupazione di operai e impiegati: la mancanza di un serio piano industriale di rilancio dell'industria, i volumi produttivi che continuano a calare.

Tra non molto inizia il periodo dell'anno in cui dovrebbe esserci un incremento abituale di produzione, la cosiddetta "curva alta" ma la situazione attuale non è rassicurante. «Una curva – dice Michele Greco della Flai Cgil – che tanto alta non è, se si considera che dall’anno scorso abbiamo perso oltre 3 mila tonnellate. I lavoratori sono stanchi, vogliono lavorare, hanno già pagato il mantenimento degli impegni con la riduzione degli stipendi dovuta alla solidarietà. Mentre dall’altra parte, il silenzio assoluto: niente piano industriale, niente diversificazione produttiva. Se si continua così, gli esuberi diventeranno licenziamenti e noi non possiamo permetterlo».

La produzione della Nestlè gia nel 2014 era andata di poco oltre le 26mila tonnellate e questo aveva prodotto 210 esuberi con licenziamenti evitati con la firma di contratti di solidarietà. L'impegno della azienda è di investimenti che nel 2015 non permetteranno comunque di crescere ulteriormente. Anzi si prevedono ulteriori riduzioni dei volumi stimati tra le 23-24mila tonnellate. "Quale futuro? Quali prospettive? - si chiedono i lavoratori di San Sisto. Cosa succederà tra 12 mesi quando andranno in scadenza i contratti di solidarietà"?

«Il conto sugli esuberi è complesso – spiegano i rappresentanti della Rsu - e chi da i numeri su possibili licenziamenti non dice la verità perché l’azienda potrebbe far pagare il conto con modalità diverse, anche con riduzione dell'orario. Il problema vero è che la Nestlé non risponde alla domanda di fondo che vorremmo rivolgerle e cioè: finita la solidarietà si pensa a un rilancio o a un ridimensionamento? Il silenzio su questo aspetto di fondo è inquietante, In una industria che,  con tanto di cartelli appesi all’interno della fabbrica, dichiarava di voler diventare la più importante al mondo per la produzione di cioccolato».

«In assemblea abbiamo deciso un cambio di marcia netto – afferma Greco -. Abbiamo inviato la lettera che avevamo annunciato per chiedere formalmente un tavolo ministeriale sulla vertenza. Se nel giro di qualche settimana non avremo risposta o il ministero ci comunicherà che l’azienda non vuole incontrarci, partiremo con una serie di azioni di lotta, coinvolgendo tutti i soggetti interessati, cioè l’intera città di Perugia e la Regione Umbria, perché toccare la Perugina significa colpire tutta la comunità regionale. Sia chiaro che siamo pronti anche allo sciopero, anche se ci auguriamo di non arrivarci».

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