Proposte di Sinistra Lavoro: Bruno Casati all’assemblea nazionale
Pare davvero che, sospinto dal vento che oggi soffia dalla Grecia, si sta avviando anche in Italia quel processo che avevamo auspicato, e sul quale avevamo ragionato, l’anno scorso a Reggio Emilia: quello della costruzione di una sinistra di popolo che, non solo riaggreghi le attuali piccole formazioni di nicchia esistenti, ma sappia richiamare a sé quanti non votano più, insieme a quanti delusi tuttora votano un PD che si è annullato nel liberismo, con quanti votano Grillo ma per disperazione. Pare allora ed è positivo si appresti a partire per davvero una strana e interessante carovana. Ma c’è un nodo irrisolto: dove va? Ed è il nodo della ricostruzione, assieme e prima dell’aggregazione, di un punto di vista alternativo. Rispetto al pensiero dominante: la ri-costruzione ossia di una cultura della sinistra nell’epoca della globalizzazione, una cultura fatta di valori che diventano cose concrete. Se non appaiono, il populismo oggi dilagante che si avvale della comunicazione veloce, ti schiaccia. Oggi si riprende la scena, come sinistra popolare, solo con una cultura e una pratica conseguente: i discorsi moraleggianti oggi non servono, così come le Campagne Referendarie se non si pongono la ricostruzione del punto di vista alternativo. Però la famosa carovana, pur con questo per ora irrisolto, potrebbe avviarsi, certo e come detto sotto la spinta dell’emulazione che ci arriva da Syriza, ma anche e soprattutto in forza di due novità apparse nelle ultime settimane in Italia.
Le novità non provengono certo dagli attuali partitini della dispersa sinistra italiana che hanno, lo dicono loro stessi, esaurito del tutto la propria funzione, ma si sono manifestate, la prima, con la fuoriuscita dal PD di soggettività interessanti che possono far da ponte in direzione di un elettorato che, sia quando vota che quando non vota, ritiene ormai insopportabile la “dittatura” di Matteo Renzi. Su questa missione, fare da ponte, tenere aperti i varchi comunicanti, sono falliti sia SEL che ci provò, che il PRC che non ci provò mai.
La seconda novità, ancora in semilavorato, è data (sarebbe data) da quella “coalizione sociale” tra quanti, per dirla con Maurizio Landini, “pagano le tasse ma non contano niente”, ossia quel mondo sommerso dei soggetti sfruttati (si ritorni a dirlo) del lavoro materiale ed immateriale: dagli operai e tecnici industriali agli insegnanti, dalle partite IVA alle professioni sino ai notai, dai precari ai pensionati che sono gli inermi dei Bancomat di ogni Governo. Per Sinistra Lavoro la costruzione della “coalizione sociale” e la trasformazione della stessa in un blocco sociale che irrompa, finalmente, sulla scena della politica, per conquistarla, dovrebbe essere la finalità anzi l’assoluta priorità su cui investire.
Certo c’è il problema dei tempi: perché la costruzione della coalizione e il suo raccordarsi con le soggettività della prima novità (quei Dirigenti che abbandonano il PD) esigono tempi medi lunghi, qualche anno, che può non collidere con gli appuntamenti elettorali già in calendario l’anno prossimo, con i rinnovi delle amministrazioni delle grandi città, come Milano, Napoli, Torino, Bologna forse Roma. Bisognerà certo trovare soluzioni provvisorie ma tali da essere considerate tappe parziali nel cammino della carovana diretta verso una sinistra di popolo italiana. Noi, Sinistra Lavoro, noi che ricordiamo come in Italia esistesse solo un quarto di secolo fa, il più forte Partito Comunista dell’occidente, ci dobbiamo sentire impegnati in questo cammino, in questa costruzione con le sue tappe.
Ora però domandiamoci: se ogni carro della carovana che si sta componendo porta con sé il proprio carico di valori, competenze ed esperienze, (Pippo Civati ci arriva con un pacchetto di referendum; SEL con l’iniziativa Human Factor che però non ha avuto seguito; le liste Tsipras con la forza delle lotte di Syriza; il PRC che non saprei dire cosa porta, il PCdI non pervenuto, il resto dissolto come “Sinistra Critica”) ebbene cosa può portare con sé in questa intrapresa (la sinistra di popolo italiana) la piccola associazione Sinistra Lavoro? Ecco, credo essa, possa, essa debba portare con sé e mettere a disposizione almeno due idee-forza, connotative di un profilo identitario: il lavoro e l’antifascismo e, non solo come dichiarazioni d’intenti.
Sul lavoro se si pensa ad una sinistra di popolo e di governo credo si debbano recuperare, e ovviamente attualizzare, tratti e contenuti di una cultura di governo che era patrimonio del PCI, che non fu mai al governo del paese (eccezion fatta per il primo biennio successivo alla lotta di Liberazione). Dire che ha recuperato Togliatti o Pesenti, forse è troppo, forse non sarebbe capito nel tempo del Social Network (dove si ragiona poco ma si comunica troppo) si vada allora sui contenuti. Proviamo pertanto a dire che se le battaglie della sinistra di popolo che vogliamo si circoscrivono al contrasto degli effetti – noi ad esempio saremmo contro il Job Act , che va cancellato e va bene, noi saremmo a favore del reddito di cittadinanza, che va assunto, e va bene – non si pone mai la questione delle questioni per un partito di sinistra che vuole essere di governo in un paese capitalista che è la questione delle cause: quale economia, quale industria, quale formazione, quale controllo pubblico nella stessa economia. Guardate che a tal proposito e senza di noi, senza Vendola, senza Civati o Cofferati, ma è già partita una discussione ad esempio sulla Cassa Depositi & Prestiti e il suo ruolo (una nuova IRI del terzo millennio?) che allude allo stato innovatore e imprenditore. Ma, in questa discussione, la sinistra non c’è, ma questo é il nodo. Perché se non cambia l’economia, che oggi in Italia ha perso la grande dimensione, e ci si consegna ai cantieri delle grandi opere o alle esposizioni (dove esponi quello che non produci), ecco che il Job Act, ad esempio, ossia il lavoro senza regole che è lavoro povero è, resta, funzionale all’economia povera e senza qualità che c’è, così la scuola. Cancellare il Job Act, cancellare la riforma Renzi della scuola è indispensabile ma a favore di un altro progetto che non c’è. Ecco che allora Togliatti e Pesenti, i giganti del ragionamento e dei pensieri lunghi, ritornano di attualità anche nel tempo dei nani che si esprimono nei 140 caratteri del tweet. Su questo terreno Sinistra Lavoro può dire la sua e farsi ascoltare.
Ma c’è una seconda idea-forza che dovremmo caricare sulla carovana, perché quella che stiamo attraversando è la fase in cui in Europa stanno avanzando le destre ora mimetizzate nei nazionalismi, ora dichiaratamente fasciste, ora con elementi non solo simbolici di nazismo. E avanzano nella accondiscendenza e nella sottovalutazione dei governi del liberismo. E in Italia avanza prepotentemente il fascio-leghismo. Perché quella di Salvini non è più la Lega di Bossi –quella della Padania e della Secessione- ma è una forza nazionale che guarda alle destre antieuro d’Europa e che se si allea con le altre destre italiane (e lo farà), può andare al ballottaggio già con il voto di Milano l’anno prossimo.
Il ritorno del fascismo anche in Italia è intimamente collegato alla crisi del Capitalismo Contemporaneo. E in Italia avanza senza ostacoli perché se non si offrono risposte concrete ai temi del welfare e degli immigrati, e ci si attesta su sole battaglie di sola resistenza (spesso nemmeno su quelle) il Fascio-Leghismo sfonda facile nei ceti popolari. Cosa fa il PD? Il PD si sta liberando dell’antifascismo della Resistenza e della Costituzione e si sta liberando anche dell’ANPI che si vuole ridurre a sola Casa della memoria. L’ANPI invece, aperta agli antifascisti di tutte le generazioni, potrebbe per davvero diventare il grande luogo in cui ritrovarsi quanti, non più solo partigiani, difendono tuttora la Costituzione Repubblicana e si oppongono al neo-fascismo dilagante. L’antifascismo e il progetto di una nuova ANPI, scaricata dal PD, siano caricati nella carovana che si sta avviando. Lavoro e antifascismo sono le coordinate principali di quel punto di vista e di quella cultura che sono venuti a mancare.
Per concludere ringrazio Claudio Grassi per il lavoro fatto nell’avviare l’Associazione Sinistra Lavoro e per quello che non mancherà di fare in un altro incarico.

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