«L’Umbria mi ha deluso, qui non si può più stare». La stoccata al castello del calcio dilettantistico umbro arriva da Agostino Sasso, giocatore che nell’ultima stagione ha vestito la casacca della Voluntas Spoleto. Dopo sette lunghi anni e quasi 200 presenze tra serie D ed Eccellenza regionale, il difensore calabrese non ha più resistito. Il suo è uno sfogo amaro, dettato dalla necessità di togliersi i cosiddetti sassolini dalla scarpa sulle dinamiche esistenti in un movimento che da qualche tempo scricchiola vistosamente. Un sistema cui Sasso punta dritto al cuore, senza girarci intorno: «Ormai giocano soltanto i raccomandati e quelli che sono accompagnati da uno sponsor. – il suo attacco – Le cose così non possono funzionare, non c’è meritocrazia. Ci sono giocatori reduci da una stagione negativa, culminata magari con una retrocessione che si sono immediatamente accasati, a me invece il telefono non è mai squillato». Nonostante un ruolo da protagonista nella salvezza miracolo dello Spoleto in serie D. Per lui 30 presenze, le ultime nella terra che ora ha deciso di abbandonare. Da pochi giorni, infatti, Sasso è diventato un giocatore del Formigine, formazione che militerà nell’Eccellenza emiliana. A 30 anni, la sua parabola calcistica ripartirà dunque dalla fetta modenese della pianura Padana, un mondo che, almeno dai primi assaggi, gli è parso decisamente diverso da quello cui ha deciso di dire addio: «Ho trovato un ambiente serio, attento e professionale. – racconta Sasso – Non ho potuto che accettare. Sono sempre andato avanti da solo e di questo sono orgoglioso. Continuerò a farlo consapevole che quasi 300 partite in serie D non si fanno per caso, ma in Umbria non si può restare, sono veramente deluso».

La storia di Sasso è accomunabile a quella di tanti altri colleghi. Cresciuto in Calabria, è arrivato in Umbria a 23 anni e poi, col passare del tempo, ha deciso di stanziarcisi scegliendo Terni come città di base. Ha fatto il suo esordio nella stagione 2008/09 ad Arrone, vestendo in seguito le casacche di Sporting Terni, Group Città di Castello, Pierantonio e infine Spoleto in D con la parentesi di Castel del Piano in Eccellenza. Sono queste le realtà che a Sasso hanno lasciato un buon ricordo: «Ringrazio tutte le società in cui ho militato – sottolinea – e che mi hanno dato da mangiare».

Lo sfogo di Sasso è solo l’ultimo in ordine di tempo. Di tanto in tanto se ne registrano di analoghi da diverse parti d’Italia, con riferimento sia alla Lega Pro che al dilettantismo. Macchine da soldi ormai più che di giocatori all’altezza è l’accusa comune con la conseguenza di un evidente impoverimento tecnico del movimento nazionale che sta sotto alle serie maggiori. In questo, l’Umbria sta pagando pesantemente dazio e dietro Perugia, Ternana e Gubbio perde pezzi a iosa tra i dilettanti se è vero che in tre soli anni piazze come Orvieto, Todi, Deruta, Trestina, Narni in aggiunta ai piccoli centri abitati di Castel Rigone, Pierantonio e Villabiagio sono scomparsi dai radar della serie D.

Tratto da Il Messaggero di lunedì 3 agosto di Cristiano Pettinari  

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